Uhm...pensavo di modificare ancora il mio pezzo, non sono certissimo che così vada bene...ma intanto comincio a sottoporvi quel che ho scritto per ora.
Gwendalyne, figlia di Gwyn'arf
Sono vulnerabile perché: finché il mondo vorrà da me ciò che io non sono, non potrò mai essere felice.
Gwen é una giovane donna saggia e devota agli spiriti, che gli dei hanno benedetto con incredibili capacità marziali, specie un'incredibile mira con l'arco. Ad oggi ha circa 16 anni, é alta e magra, ed é riconoscibile per un grande tatuaggio sulla schiena a guisa di lupo ululante, e per il suo arco, ereditato dal padre, coperto di sacre rune e preciso come la morte. Ha lunghi capelli corvini e pelle molto chiara, se non fosse per gli unguenti sacri e le tinture rituali di cui spesso fa uso. Veste un lungo abito semplice e candido, e non porta calzature per sentire il contatto con la terra.
Figlia di un grande capoclan, é stata cresciuta come druida contro il volere del padre, che l'avrebbe voluta sposata a Eomund, figlio del capoclan rivale Wilfer, onde terminare una faida che dura da un decennio. Lei però non é dello stesso parere. Vuole la pace non tramite unioni di comodo, ma con i fatti. E ritiene che di fronte alla minaccia romana, i dissapori di alcune famiglie Celte siano ben poca cosa. Il suo popolo dovrebbe essere unito contro le avversità e ascoltare la voce degli spiriti, non la propria sete di sangue e vendetta.
Gwen ama la natura, riamata...da piccola ebbe occasione di perdersi in un bosco popolato da lupi, allorché suo padre la stava scortando in visita da Wilfer per parlamentare, e enorme fu la sorpresa della sua famiglia quando la piccola riapparve giorni dopo a cavallo di un magnifico esemplare di lupo nero dagli occhi gialli come il sole. Non solo la piccola non ne fu in nessun modo traumatizzata, ma mantenne il legame con quella creatura e i suoi simili negli anni a venire. Molte volte negli anni Gwen é stata vista parlare con queste creature, e nessuno sa se queste la capiscano davvero... ma molti sono pronti a giurare di sì.
Tale é il talento e il fervore mistico della ragazza che suo padre dovette acconsentire che venisse addestrata dagli Eluezi, essendo nata di luna piena. Ma Gwen non sente sua questa via di perfezionamento marziale e sacrificio. Sa che la sua famiglia si aspetta il massimo da lei, e sa anche di non potere deludere ulteriormente suo padre dopo il rifiuto di sposare Eomund. Tuttavia i risultati incoraggianti del suo addestramento non sono sufficienti a dissipare i dubbi del suo cuore... E spesso, non vista, si prende intere nottate di libertà sulle colline e nei boschi. Ha stretto amicizia con Drusyl, una singolare mistica del popolo dei Laghi, con cui sente di condividere molto di più che con i suoi fratelli e sorelle.
Questa spiacevole sensazione di prigionia del proprio ruolo non scomparve allorché per Gwen giunse il momento del temuto rito del passaggio. Anzi, fu sostituito da un vero e proprio terrore atavico. La sua vita era giunta ad un bivio. Se avesse fallito la prova forse avrebbe finalmente potuto essere sé stessa, ma avrebbe anche fatto vergognare l'intero clan, il suo orgoglio non poteva tollerarlo.
Solo il giorno prima aveva visto Drusyl, che con un sorriso le rispose:
"E quindi? nessuno meglio di te come druida dovrebbe sapere che in natura si segue l'istinto, la propria inclinazione. Nessun essere vivente tranne l'uomo concepirebbe mai di opporsi alla propria natura. E tu, amica mia, sei un giovane lupo selvatico, nessuno riuscirà mai ad ingabbiarti!"
così dicendo, le regalò un amulato a forma di zanna di lupo, da lei raccolto in una notte di luna piena, e le disse che quell'oggetto l'avrebbe aiutata a trovare sé stessa.
Il giorno dopo, all'alba di una notte insonne di purificazione, Gwen fu strappata alla famiglia e trascinata lontano, nelle lande selvagge a sud del vallo, popolate di invasori e preda di continue scorrerie. Fu lasciata sola, in una tetra palude puzzolente, senza punti di riferimento né strade, legata e imbavagliata in modo da non poter chiedere aiuto.
Arrivarono quando ancora le pesanti corde degli Eluezi le cingevano braccia e gambe. Gwen gridò, ma non ci fu nulla che potesse fare per sottrarsi... Un gruppo di esploratori romani la prese fra urla soddisfatte e rudi imprecazioni in quella loro barbarica parlata che lei a malapena comprendeva.
La portarono verso il vallo, all'accampamento del console Domizio Regolo della nona legione, e per lei cominciò un vero inferno, fra maltrattamenti e abusi di ogni genere. I Romani parvano esaltarsi per il dolore che riuscivano ad infliggerle, ma avevano in qualche modo timore di usarle violenza. Pochi uomini la umiliarono così, quasi tutti ufficiali.
L'ultimo fu il centurione Primo Flavio Galvano, una notte quasi una settimana dopo la sua cattura. Gwen era ridotta una maschera di terrore e sofferenza, ma l'uomo vide qualcosa in lei...fu gentile con lei, e decise di rispettarla. Ma Gwen non poteva fidarsi, e proprio grazie all'amuleto zanna di lupo riuscì quasi a tagliare le corde che la legavano. Proprio in quel momento, mentre le funi si spezzavano, nella tenda apparve il nume tutelare di Gwen, il lupo dagli occhi d'oro. Prima che il romano potesse fare qualunque cosa, la bestia fu su di lui, e l'avrebbe certamente ucciso se non fosse che la ragazza gli impedì di completare l'opera, trattenendolo per il collo.
Primo ansimava e sudava per lo spavento, ma rimase in silenzio mentre Gwen, rivolgendogli uno sguardo enigmatico, uscì dalla tenda col lupo e scomparve nella notte.
Da allora Gwen non lo vide più. In qualche modo tornò alla palude, e da lì al suo villaggio. Il rito era completato, ma gli odiati Romani avevano interferito, sporcandolo. E ciònonostante Gwen non riuscì a confidarsi con nessuno sul male sofferto, e all'unanimità fu accettata fra gli Eluezi.
Ciò aggiunse il rimorso, la consapevolezza di non essere davvero degna del suo ruolo, e un senso di inadeguatezza e vergogna che non la abbandonano mai. Solo quando Gwen, nelle notti di luna, stringe l'amuleto di Drusyl, ha la sensazione di poter trovare un attimo di pace. E sentendo una vita crescere lentamente dentro di lei, spesso si sorprende a pensare al centurione gentile che avrebbe potuto esserne il padre, se si fosse comportato come gli altri.
questa gravidanza doveva essere nascosta, nessuno doveva sapere del suo dolore e della sua umiliazione. Molto meglio che pensassero che lei avesse avuto successo oltre ogni rosea previsione nel rito del passaggio... in seguito avrebbe trovato il modo di crescere suo figlio con amore nonostante quel che le fece il padre, che lei neppure sa chi sia con esattezza... Se almeno fosse stato Primo...