Autore Topic: Quisquilie grammaticali qui!  (Letto 20198 volte)

Mauro

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Quisquilie grammaticali qui!
« Risposta #60 il: 2010-07-04 10:48:14 »
Riprendo da qui: ricordate anche voi che, scrivendo a mano, si usava il punto alto (o nulla, come sulle banconote) per separare le migliaia? Una cosa stile questa: 1'000, solo che col punto al posto dell'apostrofo.
Sono certo d'averlo visto, e direi che, affiancato dall'assenza di segni (1000), era la norma; ma uno che conosco non è andato oltre il "Sí, forse era cosí".
« Ultima modifica: 2010-07-04 10:50:05 da Mauro »

Matteo Suppo

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Quisquilie grammaticali qui!
« Risposta #61 il: 2010-07-04 10:49:48 »
Alle elementari mi avevano insegnato così, confermo :S
Volevo scrivere qualcosa di acido ma sono felice :(

Renato Ramonda

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Quisquilie grammaticali qui!
« Risposta #62 il: 2010-07-04 11:11:01 »
Esatto: quello e' lo standard ufficiale credo tuttora per la scrittura dei numeri in italia... almeno formalmente (e le calcolatrici da ragioniere, ad esempio, seguono ancora questo standard mi pare): da quando esiste la scrittura al computer pero' il punto alto ha iniziato a scomparire per il semplice fatto che sulle tastiere non c'e', nemmeno su quelle delle macchine da scrivere.

I computer con localizzazione italiana dei numeri infatti usano il normale punto fermo, in basso (laddove con quella USA sarebbe una virgola $1,000,000.00), mentre mi par di ricordare che con la macchina da scrivere si usasse l'apostrofo (ma potrei sbagliarmi: oggigiorno se mi trovo sotto mano una macchina da scrivere faccio disastri aspettandomi una tastiera QWERTY inglese ^__^  ).

Probabilmente la lenta agonia del punto alto e' iniziata almeno 50 anni fa :)

Mauro

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Quisquilie grammaticali qui!
« Risposta #63 il: 2010-07-04 11:15:30 »
Lo standard linguistico non sono certo di quale sia, quello legale è lo spazio.
Ricordo anch'io di aver visto l'apostrofo, però non so se, quando si scriveva a macchina, fosse o no la norma.

Mauro

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Quisquilie grammaticali qui!
« Risposta #64 il: 2010-11-20 20:38:02 »
Rispondo a questo messaggio e seguenti:
Citazione
[cite]Autore: Klaus[/cite]Il dialetto veronese del X secolo e il fiorentino del XIV sono lingue morte: definirle "Italiano" sarebbe come chiamare una lingua sassone del IX secolo "Inglese". Che l'Italiano esistesse prima dell'Italia è un mito, come del resto che ci fosse una Italia prima dell'invasione piemontese della penisola

L'Italiano esisteva da prima dell'Italia (aggiunta: dove con "da prima dell'Italia" intendo prima del 1861), semplicemente per una serie di motivi - non ultimo il Latino - non era granché diffuso (diffusione che di fatto si è avuta ben dopo Manzoni, quindi anche fosse come dici attribuirne la diffusione a I Promessi Sposi perde di significato).
Il primo esempio di Italiano scritto risale, come detto, al 960; Pietro Bembo, morto nel 1547, ha regolato in modo formale la struttura dell'Italiano, struttura che si ritrova in Dante - che infatti si riesce ancora a leggere abbastanza agevolmente - e si ritrova tutt'oggi. L'Accademia della Crusca è stata fondata nel 1583, il suo primo Vocabolario - di fatto d'Italiano - risale al 1612; e la Crusca tratta d'Italiano fin dalla sua nascita.
Manzoni stesso si rifà alle strutture create secoli prima di lui, e si trasferí a Firenze proprio per avvicinarsi alla lingua fiorentina, riscrivendo il testo alla luce di quanto appreso; l'Italiano da lui veicolato è quindi proprio quello parlato a Firenze, o comunque è fortemente influenzato da esso (nelle sue intenzioni, la lingua usata è quella). E parliamo del 1827, quindi ben prima del Regno d'Italia.
Se poi se si considera assurdo pensare che l'Italiano esista da prima del Regno d'Italia, allora non ha senso pensare che sia stato veicolato prima di nascere (nascita del Regno d'Italia: 1861; prima edizione di I Promesi Sposi: 1827; seconda edizione: 1840-41).
Poi concordo che oggi dire che parliamo il Toscano è un'approssimazione, visto che parliamo una lingua, per quanto derivante da esso e da esso fortemente influenzata, diversa; ma la nascita dell'Italiano prima dell'unità d'Italia non ha molto di mitico, anzi: lo stesso fatto che sostieni tu, che Manzoni l'abbia veicolata con I Promessi Sposi, significa quello, visto che non può aver veicolato una cosa che ancora non esisteva.

E no, sostenere una cosa simile - che non è una mia idea, ma la storia della lingua - non è come sostenere che una lingua sassone del IX secolo sia Inglese; perché, anche ignorando tutto quanto detto sopra, se io prendo La Divina Commedia (primi decenni del 1300), il Decameron (1350 circa), il Canzoniere (1366-74) e altre opere ben antecedenti a Manzoni le leggo in maniera relativamente agevole; se invece diamo a un inglese un testo scritto in sassone del nono secolo ci capirà ben poco.
E questo tralasciando che è possibile indicare i modelli e la struttura dell'Italiano di quell'epoca, mentre "una lingua sassone" nella sua genericità non è nulla di paragonabile; non so se ci fosse, ai tempi e per l'Inglese, qualcosa di paragonabile.

Citazione
[cite]Autore: Klaus[/cite][p]in quale bizzarra visione del mondo[/p]
Citazione
[p]Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe monstrai, Pergoaldi foro, que ki contene, et trenta anni le possette.[/p]
[p]sarebbe Italiano? Lol.[/p]

Nella visione storica: è una prima forma d'Italiano volgare; sicuramente non uguale a quello odierno, ma questo non è necessariamente un fattore d'esclusione.
La lingua non è nata identica a com'è oggi e non è Italiano solo se è come oggi; quell'estratto, come dice Matteo, esce dalla tradizione latina per attestarsi su una forma volgare riconoscibile come Italiano, e infatti nonostante i mille e piú anni che ci separano dalla redazione è ancora grossomodo comprensibile; cosa assolutamente non vera prendendo un inglese odierno e una lingua sassone - ammesso che ce ne sia una assimilabile all'Italiano, vedi quanto sopra detto - di quel periodo.
« Ultima modifica: 2010-11-20 21:05:19 da Mauro »

Ezio

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« Risposta #65 il: 2010-11-20 20:50:11 »
Trovo tutto giusto, Mauro, ma mi stupisco moltissimo che tu non abbia mai citato il Petrarca.
L'italiano del Rerum Vulgarium Fragmenta /Canzoniere è di una purezza e di una modernità sorprendente, molto più che l'opera di Boccaccio. La presenza del famoso Canto 128, poi (Italia mia) dimostra nel poeta la coscienza di un'entità culturale italiana.
Just because I give you advice it doesn't mean I know more than you, it just means I've done more stupid shit.

Mauro

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« Risposta #66 il: 2010-11-20 21:00:41 »
Non ho citato Petrarca perché il discorso era inteso alla nascita dell'Italiano, specificamente alla sua storia in relazione alla nascita d'Italia, e non sono stato a fare un terzo esempio (che comunque meriterebbe la citazione; anzi, faccio che aggiungerlo); ampliando il discorso sicuramente è una figura miliare nella storia della nostra lingua, uno dei tre grandi passi che hanno portato a definirla cosí com'è - con le dovute differenze ed evoluzioni - ancora oggi.

Mauro

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« Risposta #67 il: 2010-11-24 13:38:33 »
Rispondo a questo messaggio:
Citazione
[cite]Autore: Korin Duval[/cite]L'Accademia della Crusca dice che non è necessario, ma non è un errore vero e proprio metterlo.Vedi QUI. Non "quì" :P.

In quella pagina dice, cito: "In tutte le altre parole [riferito a un elenco precedente in cui "do" non c'è] di una sillaba l'accento non va segnato"; e "Scrivete do (prima persona del presente indicativo di dare) e soprattutto sto (prima persona del presente indicativo di stare) sempre senza accento: "Ti do ragione", "Sto qui ad aspettarti". Qualcuno mette l'accento sul verbo do, per distinguerlo dalla nota musicale: ma nessuno confonderebbe questi due do, così come nessuno confonde i due re!" (sottolineatura mia); quindi lo esclude completamente.
A cosa ti riferisci quando dici che "non è un errore vero e proprio metterlo"? Che io sappia, è un errore; non mi viene in mente nessuna fonte in cui venga accettato.

il mietitore

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« Risposta #68 il: 2010-11-24 14:57:37 »
dannate note musicali, mi confondono sempre tutti gli accenti... erano l'unica cosa che non mi faceva prendere un 10 nei temi delle superiori. Come diceva la prof: "c'è gente che non sa dove mettere gli accenti, e dunque non li mette; tu per andare sul sicuro mi pare che li metti dappertutto". E ammetto che la venerabile Giaroli ci aveva preso alla perfezione.

Mi rallegra per lo meno il fatto che la questione degli accenti venga difficilmente recepita un po' da chiunque, a quanto vedo... ad occhio, credo che il 95% circa degli italiani non sappia veramente tutto sugli accenti.
"E non guardare troppo a lungo dentro alla lavatrice, o anche la lavatrice guarderà dentro di te"
Revan Adler, Match d'Improvvisazione Teatrale, Giugno 2009
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Mattia Bulgarelli

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« Risposta #69 il: 2010-11-24 15:09:37 »
Citazione
[cite]Autore: Mauro[/cite]
A cosa ti riferisci quando dici che "non è un errore vero e proprio metterlo"?

Al fatto che dicano "qualcuno mette", che mi ha fatto pensare ad un'apertura ad una possibile forma secondaria, in confronto a come sono categorici sugli altri casi.

Anche altre fonti lo ammettono.

Altre no.
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Mauro

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« Risposta #70 il: 2010-11-24 15:54:10 »
Citazione
[cite]Autore: Korin Duval[/cite]Al fatto che dicano "qualcuno mette", che mi ha fatto pensare ad un'apertura ad una possibile forma secondaria

Mi sembra la semplice la constatazione di un fatto: qualcuno lo mette. Non parlano di un'apertura, apertura oltretutto negata esplicitamente da quanto detto nel resto dell'articolo ("[sul do] l'accento non va segnato" e "Scrivete do [...] sempre senza accento").
Inoltre, nello stesso articolo dice: "Alcuni, quando il pronome è seguito da stesso e medesimo, tralasciano di indicare l'accento, perché in questo caso il se pronome non può confondersi con se congiunzione: se stesso, se medesimo. Noi, però, consigliamo di indicare l'accento anche in questo caso, e quindi di scrivere sé stesso, sé medesimo": c'è un'apertura, ma è esplicitamente detta ("Noi, però, consigliamo") e non c'è nulla che la neghi.

Citazione
[cite]Autore: Korin Duval[/cite]Anchealtrefontiloammettono

A casa se riesco controllo fonti un po' più autorevoli (nel senso: http://www.archivium.biz/ segnala la forma accentata, ma il sito da chi è tenuto? Tra una Crusca che dice che "do" va sempre senza accento e che su di esso l'accento non va mai segnato, e il sito tenuto dal Tizio X, la mia fiducia va alla prima: il fatto che sia in Internet non significa che sia una fonte affidabile).

Citazione
[cite]Autore: il mietitore[/cite]dannate note musicali, mi confondono sempre tutti gli accenti... erano l'unica cosa che non mi faceva prendere un 10 nei temi delle superiori. Come diceva la prof: "c'è gente che non sa dove mettere gli accenti, e dunque non li mette; tu per andare sul sicuro mi pare che li metti dappertutto"

E questo ti portava al 10? Per fortuna, non hai avuto il mio professore (o per sfortuna, visto che ora probabilmente sapresti come funzionano gli accenti)...
Comunque: se la confusione è possibile solo con la nota musicale, l'accento non è da mettere.

Mattia Bulgarelli

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« Risposta #71 il: 2010-11-24 16:00:58 »
Citazione
[cite]Autore: Mauro[/cite]il fatto che sia in Internet non significa che sia una fonte affidabile

L'ultimo è il dizionario online Sabatini-Coletti, non proprio gli ultimi arrivati...
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Mauro

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« Risposta #72 il: 2010-11-24 17:29:56 »
Controllato; questa la situazione:

• Gabrielli: non mette "do" nella lista monosillabi che vanno accentati ed esclude l'accentazione di "fa" motivata dalla sola omografia; in un'altra opera, definisce l'accentazione di "do" "una preoccupazione eccessiva", sottolineando che non scriviamo "ré" e "mí".
• Della Valle e Patota: la loro posizione è quella della Crusca (o, meglio, la Crusca si rifà al loro lavoro).
• Serianni: definisce l'accentazione superflua.
• Treccani: segna l'accento.

Ora: da un lato ci sono fonti che dichiarano l'erroneità dell'accentazione, dall'altro altre (per le poche che ho potuto controllare in minoranza) che ne dichiarano la correttezza; però le prime motivano, le seconde no (o si rifanno alla confusione con la nota, che però appare inconsistente alla luce delle esclusioni re/mi/fa/si/la; nota che "là" e "sí" esistono, ma per confusione con altre parole, non con le note).
Lo scopo dell'accento è, in casi come quello del "là", evitare confusione con parole omografe, scopo che nel caso specifico viene a mancare; non c'è quindi motivo per metterlo.
Considerando tutto questo, personalmente lo considero errato, con eccezioni (anche notevoli) che evidentemente lo accettano; in forza di quelle eccezioni, lo si potrebbe considerare proprio volendo ammissibile, ma comunque sconsigliato (del tipo: "Va bene, ma in futuro evita").
Per quanto mi riguarda, personalmente continuerò a rifarmi alla Crusca.

Francesco Berni

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Quisquilie grammaticali qui!
« Risposta #73 il: 2010-11-24 17:50:27 »
vedo che usi molto il fischietto della gnocco mauro.
lo sento da qui
Nearby Gamersfan mail 34

Mauro

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Quisquilie grammaticali qui!
« Risposta #74 il: 2010-11-24 18:12:48 »
Non lo uso piú di quanto non faccia chiunque voglia fare un discorso basato su fonti affidabili e non sul "Mio cugino ha sentito dire che"; il che è l'equivalente di "Parla di un gioco dopo averlo provato" :P

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