Rispondo a
questo messaggio e seguenti:
[cite]Autore: Klaus[/cite]Il dialetto veronese del X secolo e il fiorentino del XIV sono lingue morte: definirle "Italiano" sarebbe come chiamare una lingua sassone del IX secolo "Inglese". Che l'Italiano esistesse prima dell'Italia è un mito, come del resto che ci fosse una Italia prima dell'invasione piemontese della penisola
L'Italiano esisteva da prima dell'Italia (aggiunta: dove con "da prima dell'Italia" intendo prima del 1861), semplicemente per una serie di motivi - non ultimo il Latino - non era granché diffuso (diffusione che di fatto si è avuta ben dopo Manzoni, quindi anche fosse come dici attribuirne la diffusione a
I Promessi Sposi perde di significato).
Il primo esempio di Italiano scritto risale, come detto, al 960; Pietro Bembo, morto nel 1547, ha regolato in modo formale la struttura dell'Italiano, struttura che si ritrova in Dante - che infatti si riesce ancora a leggere abbastanza agevolmente - e si ritrova tutt'oggi. L'Accademia della Crusca è stata fondata nel 1583, il suo primo Vocabolario - di fatto d'Italiano - risale al 1612; e la Crusca tratta d'Italiano fin dalla sua nascita.
Manzoni stesso si rifà alle strutture create secoli prima di lui, e si trasferí a Firenze proprio per avvicinarsi alla lingua fiorentina, riscrivendo il testo alla luce di quanto appreso; l'Italiano da lui veicolato è quindi proprio quello parlato a Firenze, o comunque è fortemente influenzato da esso (nelle sue intenzioni, la lingua usata è quella). E parliamo del 1827, quindi ben prima del Regno d'Italia.
Se poi se si considera assurdo pensare che l'Italiano esista da prima del Regno d'Italia, allora non ha senso pensare che sia stato veicolato prima di nascere (nascita del Regno d'Italia: 1861; prima edizione di
I Promesi Sposi: 1827; seconda edizione: 1840-41).
Poi concordo che oggi dire che parliamo il Toscano è un'approssimazione, visto che parliamo una lingua, per quanto derivante da esso e da esso fortemente influenzata, diversa; ma la nascita dell'Italiano prima dell'unità d'Italia non ha molto di mitico, anzi: lo stesso fatto che sostieni tu, che Manzoni l'abbia veicolata con
I Promessi Sposi, significa quello, visto che non può aver veicolato una cosa che ancora non esisteva.
E no, sostenere una cosa simile - che non è una mia idea, ma la storia della lingua - non è come sostenere che una lingua sassone del IX secolo sia Inglese; perché, anche ignorando tutto quanto detto sopra, se io prendo
La Divina Commedia (primi decenni del 1300), il
Decameron (1350 circa), il
Canzoniere (1366-74) e altre opere ben antecedenti a Manzoni le leggo in maniera relativamente agevole; se invece diamo a un inglese un testo scritto in sassone del nono secolo ci capirà ben poco.
E questo tralasciando che è possibile indicare i modelli e la struttura dell'Italiano di quell'epoca, mentre "una lingua sassone" nella sua genericità non è nulla di paragonabile; non so se ci fosse, ai tempi e per l'Inglese, qualcosa di paragonabile.
[cite]Autore: Klaus[/cite][p]in quale bizzarra visione del mondo[/p][p]Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe monstrai, Pergoaldi foro, que ki contene, et trenta anni le possette.[/p]
[p]sarebbe Italiano? Lol.[/p]
Nella visione storica: è una prima forma d'Italiano volgare; sicuramente non uguale a quello odierno, ma questo non è necessariamente un fattore d'esclusione.
La lingua non è nata identica a com'è oggi e non è Italiano solo se è come oggi; quell'estratto, come dice Matteo, esce dalla tradizione latina per attestarsi su una forma volgare riconoscibile come Italiano, e infatti nonostante i mille e piú anni che ci separano dalla redazione è ancora grossomodo comprensibile; cosa assolutamente non vera prendendo un inglese odierno e una lingua sassone - ammesso che ce ne sia una assimilabile all'Italiano, vedi quanto sopra detto - di quel periodo.