Autore Topic: Quisquilie grammaticali qui!  (Letto 24553 volte)

Quisquilie grammaticali qui!
« Risposta #30 il: 2009-06-14 15:42:02 »
Sì, ma ci sono da fare alcune considerazioni:
1) il latino è la lingua da cui deriva l'italiano (al contrario del greco)
2) il latino è alla base della cutura occidentale europea (come il greco)
3) Serianni sostiene che l'uso di forestierismi inglesi sia ormai acquisito, quindi parole come computer o flash, correttamente, non siano da accordare alla maniera inglese, ma rimangano invarianti.
D'altro canto, aggiunge, parole di lingue i cui prestiti siano meno diffusi in italiano, sono probabilmente più correttamente utilizzate se declinate secondo la modalità nativa (ad esempio: Land [unità territoriale tedesca, tipo la 'regione' italiana] non è utilizzata comunemente in italiano; secondo Serianni, quindi, sarebbe scorretto scrivere 'land', anche per il plurale, mentre la dicitura corretta sarebbe Länder [con la maiuscola iniziale]).
Stesso discorso fa per le parole francesi traducibili: se anziché utilizzare 'raggrinzito' usi fané, ci si può attendere che tu sappia declinare il plurale femminile in fanées, altrimenti, grazie, puoi parlare in italiano. Questoi non vale per le parole intraducilibili, tipo tailleur, diventate ormai parte dell'italiano corrente.

Poi ognuno scelga in base alla proprie preferenze come comportarsi; l'importante è essere consci dei sottesi impliciti delle proprie decisioni.

Mauro

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Quisquilie grammaticali qui!
« Risposta #31 il: 2009-06-14 15:48:39 »
Premetto che vado a memoria, ma direi anche io che le parole straniere non si declinano in alcun modo; il dubbio mi viene per quei termini che non sono ancora entrati in Italiano (se per esempio usassi printer in un discorso), ma in tal caso, anche se si facesse il plurale, sarebbe da fare il plurale come da lingua originale, non adattandolo all'Italiano, né partendo dal presupposto che sia Inglese. E, sulla difficoltà di quest'ultimo punto, il plurale di "robot" è raboti (non assicuro che non ci siano diacritici strani), perché è parola ceca.

Citazione
[cite]Autore: Matteo Turini[/cite]1) il latino è la lingua da cui deriva l'italiano (al contrario del greco)
2) il latino è alla base della cutura occidentale europea (come il greco)

Dovrebbe comunque valere lo stesso criterio: se è entrato a far parte dell'Italiano, invariante; altrimenti... vedi sopra: forse varia, ma per sicurezza devo controllare.
Personalmente, quando per qualche motivo devo usare un termine straniero tendo a non variarli mai, semplicemente perché non è detto che li declinerei nel modo giusto (vedi raboti; o "silos", per cui a volte si vede un goffo siloses, ignorando il fatto che "silos" è già plurale, oltretutto nemmeno dell'Inglese).

Citazione
parole di lingue i cui prestiti siano meno diffusi in italiano, sono probabilmente più correttamente utilizzate se declinate secondo la modalità nativa

Non penso sia tanto questione della frequenza di prestito, quanto del fatto che siano o no entrati in Italiano.
« Ultima modifica: 2009-06-14 15:51:50 da Mauro »

Quisquilie grammaticali qui!
« Risposta #32 il: 2009-06-14 15:57:59 »
Riportavo solamente il commento di Serianni.

Personalmente,  vario solamente quelle poche parole latine e greche che conosco (curriculum/curricola [EDIT: in realtà, comunque nemmeno io dico curricula vitarum -credo sia la declinazione corretta-], topos/topoi, medium/media [su quest'ultima ho letto una fulminante battuta di Eco: "Il medium (o, per gli ignoranti, il media)"]...). Ma in realtà non ho una visione molto decisa sulla questione.

Il suggerimento di Serianni sull'estensione della conoscenza dell'uso mi pare un buon discrimine, se non si adotta lo statuario punto di vista della Crusca.
« Ultima modifica: 2009-06-14 16:03:45 da Matteo Turini »

lapo

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« Risposta #33 il: 2009-06-14 16:01:10 »
Personalmente, segnerei come errore grave tutti i tuoi esempi (curricola, topoi, medium usato nel senso di mezzo di trasmissione e non di chiromante), ma purtroppo non ho delle prove per appoggiare questa mia idea.

Renato Ramonda

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« Risposta #34 il: 2009-06-14 17:05:32 »
Il fatto che Eco sostenga che usare media al singolare sia da ignoranti tenderebbe a confermarmi che sia l'uso corretto. Eco e' famoso per darsi un tono. :)

lapo

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« Risposta #35 il: 2009-06-14 17:08:11 »
Sono anche io convinto che sia giusto usare medium... per le chiromanti :P
Secondo me, fa lo stesso errore di quel mio libro di storia...
Garzanti ammette il singolare medium, plurale media (AAARGH, orrendo).
DeMauro sostiene che media sia "COmune" mentre mediim sia "Tecnico Specialistico in sociologia".
« Ultima modifica: 2009-06-14 17:11:10 da lapo »

Mauro

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« Risposta #36 il: 2009-06-14 17:25:08 »
Citazione
[cite]Autore: Matteo Turini[/cite][su quest'ultima ho letto una fulminante battuta di Eco: "Ilmedium(o, per gli ignoranti, ilmedia)"]

Su questo c'era un interessante articolo su un numero di (mi pare) La Crusca per Voi, ma dovrei ritrovarlo...
Comunque, ha senso andare a vedere l'etimologia per determinare simili cose? Da un lato verrebbe da dire di sí, dall'altro significa fare della lingua un ambiente per pochi intimi, quelli che conoscono il Latino, il Greco, l'Arabo (perché "Zaffiro" ci viene dall'Arabo, anche senza citare kebab e simili), ecc. E non si tratta solo dei plurali: "provincie" o "Province"? "Ciliegie" o "Ciliege"? Anche qui, l'etimologia dà una risposta (che, per la cronaca, è: "provincie" e "ciliege"), ma diventerebbe appannaggio di chi sa il Latino.

Citazione
[cite]Autore: Matteo Turini[/cite]se non si adotta lo statuario punto di vista della Crusca

Quale statuario punto di vista hai in mente? Il sito dell'Accademia riporta questo, che mi pare grossomodo in linea con quanto detto da Serianni.

Comunque, la questione non è cosí definita; i testi che ho controllato sembrano concordare sul fatto che, se è sentito come acquisito in Italiano, il termine è invariante, altrimenti lo si varia con le regole della lingua natia; Serianni dice che in linea di massima conviene adattare la cosa alla norma, quindi usarli invarianti.
Usando termini stranieri, si dovrebbero segnalare (virgolette, sottolineature, corsivi, ecc.). L'usare il plurale serve anche a trasmettere un senso di forestierismo.
I termini latini, almeno secondo Gabrielli, non andrebbero variati, almeno non con le regole latine; il che ha senso anche in un'ottica di coerenza: chi è che usa "agenda" come plurale (al posto di "agende") e agendum come singolare? Referenda al posto di "referendum"? Alba invece di "album"? Ultimata invece di "ultimatum"?
Se ci si chiede quale delle due sia esatta... entrambe, penso; seguire la forma latina dà un tono aulico.

Nota: gli esempi di cui sopra potrebbero essere sbagliati, sono presi in giro per Internet.

lapo

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« Risposta #37 il: 2009-06-14 18:07:24 »
Citazione
[cite]Autore: Mauro[/cite]Usando termini stranieri, si dovrebbero segnalare (virgolette, sottolineature, corsivi, ecc.).

Va beh, ma allora lì stai citando una frase straniera molto corta... mi pare ovvio che la lasci com'era (plurale se lo era)... tipo: <>
Diverso il caso di usare una parola straniera come se fosse italiana: che senso ha che la regola dipenda dallo stato di ufficialità dell'importazione? Come faccio a sapere se l'hanno già importata o meno?
Oltre al fatto che questo "regola" mi richiederebbe di conoscere parecchie lingue straniere o morte semplicemente per parlare in italiano! 0_o

Mauro

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« Risposta #38 il: 2009-06-14 18:39:08 »
Citazione
[cite]Autore: lapo[/cite]lì stai citando una frase straniera molto corta

No, parlo a livello di singoli termini: virgolette, sottolineato, corsivo, in qualche modo andrebbero segnalate.

Citazione
[cite]Autore: lapo[/cite]Diverso il caso di usare una parola straniera come se fosse italiana: che senso ha che la regola dipenda dallo stato di ufficialità dell'importazione? Come faccio a sapere se l'hanno già importata o meno?

Secondo te è abbastanza diffusa da essere considerata italiana? Regolati su questa domanda, cercando comunque di essere un minimo oggettivo e guardando se l'introduzione è recente e se l'uso è raro; non a caso, penso, Gabrielli dice: «Per i nomi stranieri, invece, si useranno le forme proprie delle lingue originarie quando quei vocaboli siano citati, e soprattutto "sentiti", come stranieri» (grassetto mio).

Citazione
[cite]Autore: lapo[/cite]Oltre al fatto che questo "regola" mi richiederebbe di conoscere parecchie lingue straniere o morte semplicemente per parlare in italiano

Infatti il consiglio di Serianni, che poi è come mi regolo io, è di non fare il plurale di nessun termine.
Nota comunque che molti vocabili (zaffiro, garage, sandwich, ecc.) sono ormai largamente entrati nella lingua italiana, quindi per usarli non è necessaria nessuna conoscenza particolare.

lapo

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« Risposta #39 il: 2009-06-14 18:50:18 »
Citazione
[cite]Autore: Mauro[/cite]Infatti il consiglio di Serianni, che poi è come mi regolo io, è di non fare il plurale di nessun termine.

Allora avevo frainteso la prima citazione di Matteo... avevo capito l'esatto contrario.

Mauro

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« Risposta #40 il: 2009-06-14 18:59:29 »
Cito da Serianni (Grammatica Italiana, UTET): "In generale, il nome resta invariato [...] il problema è aperto per i neologismi o per le voci d'uso raro. Di massima, è opportuno allineare questi casi alla norma comune".
Tranquillo, non devi impararti mille lingue :P
« Ultima modifica: 2009-06-14 19:00:06 da Mauro »

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« Risposta #41 il: 2009-06-14 20:29:35 »
Citazione
Citazione
Autore: Matteo Turini

    se non si adotta lo statuario punto di vista della Crusca


Quale statuario punto di vista hai in mente? Il sito dell'Accademia riporta questo, che mi pare grossomodo in linea con quanto detto da Serianni.


Intendevo: "Anche non volendosi basare solo sul parere della Crusca" (ossia: è confermato pure da altri studiosi [Serianni, in questo caso]). In effetti, manca un 'anche' prima del 'se'.

Citazione
Citazione
   Autore: Mauro

    Infatti il consiglio di Serianni, che poi è come mi regolo io, è di non fare il plurale di nessun termine.


Allora avevo frainteso la prima citazione di Matteo... avevo capito l'esatto contrario.

No, no, avevi capito bene. Sul libretto divulgativo che ho linkato, Serianni sostiene che l'uso di forestierismi rari non accordati sia... 'sconveniente'. Non parla di regola, solo di stile.

Ad ogni modo, per questioni (come queste) che non abbiano una definizione istituzionalizzata da un corpus consistente di letteratura, in genere l'ambivalenza è accettata (finché lo stesso autore, comunque, utilizzi sempre la stessa norma, quale che sia).

Citazione
[cite]Renato[/cite]Il fatto che Eco sostenga che usare media al singolare sia da ignoranti tenderebbe a confermarmi che sia l'uso corretto. Eco e' famoso per darsi un tono. :)

Non che per questo debba sbagliare :p
« Ultima modifica: 2009-06-14 20:30:35 da Matteo Turini »

Renato Ramonda

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« Risposta #42 il: 2009-06-14 21:09:11 »
Citazione
[cite]Autore: Matteo Turini[/cite]Non che per questo debba sbagliare :p


Se "darsi un tono" significa dimostrare le proprie vaste conoscenze classiche pavoneggiandosi con i plurali greci... allora si, tende a corrispondere a "sbagliare" :)

Io non correggo la pronuncia dell'inglese delle parole integrate (piu' o meno) nella lingua italiana alla gente, anche se la conosco. Non la *uso* nemmeno. Se stai parlando italiano e' solo un'affettazione.
(c'e' una divertente conversazione su un argomento simile in "La donna della domenica" di Fruttero e Lucentini su "Bàston" :) )

Quisquilie grammaticali qui!
« Risposta #43 il: 2009-06-28 12:24:49 »
Citazione
[cite]Autore: Gabriele Pellegrini[/cite]Ma soprattutto chiacchiera o chiacchera? :P


Ma allora!?

Speravo che qualche amministratore del forum si accorgesse prima o poi dello svarione :P

Aooooo, gente sveglia, che qui c'è grossa crisi! ^^

Quisquilie grammaticali qui!
« Risposta #44 il: 2009-06-28 12:45:44 »
Uh?
Citazione
[cite]Mauro, post #2[/cite]Chiacchiera :D

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