Era comparso un avviso del genere anche da queste parti, nella nostra fumetteria.
Non ricordo i dettagli, ma prometteva giocate piene su un'ambientazione creata ad hoc per cifre modiche.
Non è un pensiero così alieno, però. Come a Matteo anche a me, gli ultimi tempi in cui giocai tradizionale, un pensiero del genere mi era passato per la testa.
Il mio gruppo mi aveva esplicitamente detto che era mio dovere farli divertire e impegnarmi per questo, e che il compito primario del master non era quello di "giocare" e "divertirsi", ma essere al servizio degli altri.
La prima cosa che mi passò per la mente fu, ovviamente, quella che se non doveva essere un divertimento allora era un lavoro e tanto valeva farsi pagare.
Accarezzai per un po' l'idea, soprattutto, come sparata per far saltare il gruppo (sigh... quei trucchetti tragici...). La abbandonai quando mi resi conto che un giocatore in particolare... avrebbe accettato O.o
Credo che questo genere di idee balzane sia un figlio degenere ma inevitabile del "master intrattenitore". Se il master è il cantastorie, è il regista il cui compito è intrattenere senza essere intrattenuto, dovrà per forza trovare una compensazione proveniente da altre direzioni. Normalmente questa viene dall'essere il creatore di una storia che si obbliga i giocatori a seguire, ovvero di essere l'unico il cui contributo creativo è realmente significativo.
Questo però ci porta ovviamente all'empasse. I giocatori sono depratoginistizzati e il divertimento cala. A questo punto alcuni (a me successe quello), per amor di gruppo e perché "the game must go on", ingoieranno il rospo, e faranno di tutto per accontentare i giocatori, ritrovandosi frustrati e incazzati ogni volta che il proprio contributo creativo viene stravolto da "quel brabco di attori falliti/powerplayer/pisellini corti". È possibile, in un qualunque punto di questo processo, trovare un'equilibrio precario, ma il gioco non aiuta a farlo ed è anzi un elemento di destabilizzazione costante.
In questa situazione i Master è diventato uno schiavo, il cui obbligo sociale è far divertire senza riguardo per il proprio divertimento (all'epoca mi ripetevo: "Il Buon Master è capace di annullare il proprio ego e di scomparire nella storia dei giocatori" come un mantra. Cazzate) ed è soltanto logico portare questo dovere ad un passo successivo: farlo diventare un lavoro retribuito.
C'è poi da dire che "lavorare giocando" è il sogno di tutti. Questi tentativi sono comunque patetici...
EDIT: "Beh, è un rapporto professionale.
Quando giocavo con i miei amici si litigava spesso per ciò che accadeva durante le sessioni e la cosa si ripercuoteva sull'amicizia.
In questo modo sele cose non funzionano semplicemente si risolve il rapporto. "
Ottimo modo per instaurare un Contratto Sociale sano: non riuscendone a trovare uno "normale" ci si mette su piani diversi e non personali. Brrr...