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"Stile americano" e "Stile italiano": esistono?

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Alessandro Piroddi (Hasimir):
Ragazzi state sparando sulla croce rossa.
Semplicemente Adam si è trovato immerso in un gruppo specifico (i Reggiani) che è gwep che più gwep non si può... e soprattutto è gwep in un modo specifico.
Lo scrivevo anche nel thread... io amo il gwep, ma ho poca pazienza per le "chiacchiere", a me piace andare al punto della faccenda con pochi infiocchettamenti.
Adam invece ha visto che quasi tutti quelli con cui giocava andavamo MOLTO più lenti... giocavano, facevano, ma davano più tempo, spazio e attenzione all'esplorazione rilassata, al free-play, piuttosto che pestare duro sulle meccaniche (che pure usavano e con grande effetto eh!).

Questo ho capito io dagli interventi di tutti.
E quello che ne viene è un tizio straniero che pensa giustamente "Che strano, mi pare il mio modo di giocare" (sottinteso, il mio e della gente che conosco io) "è un bel pò diverso dalo modo di giocare le stesse cose di quasi tutti i presenti qui con me oggi... sarà una cosa diffusa? boh, sentiamo che mi dice laGGGente"

Punto.
Non è stato sostenuto nulla, di fatto, si è solo fatta una OSSERVAZIONE e si è chiesto conto a chi c'era, a chi ha esperienze pertinenti, etc.
Nulla di più.

E siccome proprio adesso c'è la moda degli "Style" è stata la cosa più naturale cercare di esprimersi in tal maniera. Ma è OVVIO che ogni individuo fa caso a sè. E ogni gruppo fa caso a sè. E a livello nazionale boh.

Invece mi sembra che si stia dando, come Ezio ma anche tanti altri, troppo peso e risvolti profondi e assertivi a quella che era una DOMANDA e voleva semplicemente produrre RIFLESSIONE :P
Stiamo manzi, dai! :)

Ivano Scoppetta:
Secondo me non è una questione di stile.

Si è semplicemente osservato che la loro partita di DW volava come un jet. Davvero, ero al tavolo con loro e non ho mai visto niente di simile: rollavano i dadi e consultavano i risultati senza fermare la narrazione neanche per un secondo. L'intera giocata sembrava un racconto letto coralmente ad alta voce e il ritmo della narrazione rispecchiava perfettamente il ritmo dell'azione in fiction. E' una questione di "skill", di expertise (non solo lì in mezzo c'erano gli autori di DW...c'era innanzitutto gente che ha molte più ore di RPG sulle spalle rispetto all'italiano medio, secondo me).
E' come vedere un artigiano bravo col proprio mestiere: semplicemente affascina.

Gli italiani sono apparsi molto lenti semplicemente perché ALCUNI TRA ESSI non si dichiarano soddisfatti al tavolo finché non hanno visto sgorgare la prima lacrimuccia...e per far sgorgare lacrime ci vuole tempo. Ergo, sì, un gioco che cerca le emozioni è un gioco che deve necessariamente soffermarsi maggiormente sui dettagli e dadicare più tempo ad alcuni aspetti che una "swashbuckling adventure" semplicemente sorvola.
MA QUESTO E' EMERSO COME UNA DELLE RAGIONI!
Non c'entra l'essere italiani o americani. C'entra cosa vuoi ottenere dal tuo gioco. Non ha alcun senso "entropizzare" la discussione intorno a quanto siano emotivi gli italiani rispetto agli americani. Non è il topic trattato.

Per quanto riguarda la "scuola italiana", continuo a dire che quelli che spingono sulle emozioni sono ben lontani dall'essere una schiacciante maggioranza, e quindi ben lontani dall'essere rappresentativi di una bandiera. Ma qui, a dirla tutta, sono perfettamente d'accordo con Mario.

Niccolò:
"E' una questione di "skill", di expertise "

di MASTERY, direi. è il punto in cui i gdr moderni cominciano davvero a mostrare il loro potenziale, il punto in ccui si avvicinano davvero all'esempio della jam session.

è una cosa bellissima cominciare a vedere queste cose dopo così pochi anni.

Simone Micucci:
La situazione Nik si sta evolvendo in modo sensibile.
Tieni presente che molti "nuovi arrivati" non hanno neanche idea del tipo di cambiamento che c'è stato.

Niccolò:
quando mi rimetterò in gioco godrò della cosa e di essere il meno esperto di tutti, immagino.

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