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Confine tra giocatore e personaggio ed esperienze disturbanti
Niccolò:
A me é capitato di vederlo succedere a dubbio: una dara ajica era stata appena lasciata dal ragazzo, ed ha apprezzato la partita, ma nel finale é scoppiata a piangere. Riflesso della sua storia o riflessiine su di essa, non so. Ma sembra averla purificata bene...
Giorgia:
--- Citazione da: Mattia Bulgarelli - 2013-01-21 15:40:32 ---"Far pensare" è già un disturbo: disturba le certezze, ti ricorda le cose a cui non volevi pensare, e fa tanto più male e fastidio quanto più uno non è abituato a farlo.
Non ricordo più chi diceva "se nessuno si offende, non stai dicendo niente". ^^;
Credo che sia lo stesso per i giochi: "se non stai provando niente, non stai giocando niente".
--- Termina citazione ---
In questo caso per te è "disturbo" rispetto allo stato "calma piatta", io per disturbante intendevo altro (e da come l'ho capito anche l'articolo di Ezio, infatti parlava esplicitamente di sensazioni negative)
Fabio Succi Cimentini:
Boh, a me sembra che si stia un po' troppo perdendosi sulle sfumature di troppo/troppo-poco/abbastanza-ma-non-troppo disturbante.
Giorgia, tu parli dei film di Von Trier come un'esperienza 'in gran parte disturbante', right?
I suoi film piacciono, li si guarda con consapevolezza e non come piacere proibito (come se fossero snuff, per dire) e guardarli non è giudicato (generalmente) come un'attività rischiosa, masochista e da prendere con le pinze. Memento è un film il cui finale mi ha tirato una serie di pugni allo stomaco, è una delle storie più pessimiste che conosco, ma mi piace. Come con Mattia penso che il provocare, il 'disturbare il pensiero' possa esistere a più livello.
E quindi per me, iper-banalmente, si può fare lo stesso col gioco. Provocarsi e lanciarsi su qualcosa che sai già potrà essere in qualche modo pesante.
Faccio apposta a tralasciare il fatto che da una parte sei spettatore, dall'altra spettattore. Perché? Perché seguendo l'esempio di Simone penso che con la consapevolezza, con l'attenzione a fermare e stemperare subito eventuali coltellate emotive, in generale si possa lavorare bene sul fattore rischio.
Previous Occupants, un jeepform a cui ho giocato alla INC '10, è stato un'esperienza che mi ha dato pugni come può farlo Memento o The Wire, perché il personaggio non era nulla che un nome e una situazione di partenza diversa dalla mia, e il resto erano tutti vuoti riempiti da me e domande che sono andate a riguardare me e il mio modo di affrontare certe situazioni.
Allo stesso modo ho giocato Kagaymatsu sapendo che andava a toccare argomenti per me molto delicati, conscio quindi del rischio, e l'ha fatto. Bizzarramente, più che il mio rapporto con l'omosessualità, è andato a toccare altre parti di me (più prettamente caratteriali) e ha colpito. E ha colpito specialmente nelle parti in cui il mio personaggio aveva qualcosa di mio, delle mie incertezze, e la fiction è andata a toccare lì. E in piccola parte mi è servito per continuare una riflessione.
Sono esperienze che comportavano un rischio? Sì. Ma il rischio in buona parte si sapeva, è stato corso e con la partecipazione e la consapevolezza di tutti è stato usato come uno strumento fruttuoso. Spero che anche quest'esperienza possa servire come confronto.
Quindi?
Tra quello e gli equivalenti ruolistici del cinepanettone c'è un mare di altro e quindi non dobbiamo trattare come se esistesse bianco e nero? Certo.
E' una questione spesso spinosa? Anche.
Ma non credo fosse l'argomento, e semmai meriterebbe un altro (e molto delicato) discorso. Perché è chiaro che se si introduce anche il filone "non si vive solo di esperienze disturbanti" il discorso viene un attimino spostato.
Giorgia:
L'argomento è: dato che esiste la possibilità di esplorare esperienze disturbanti (ovvero che ti lasciano addosso una sensazione pesante e spiacevole) tramite il gdr ma che in genere all'interno delle meccaniche ci sono possibilità di evitare di scottarsi davvero (penso ai concetti di lines e veils) come si arriva a farsi male?
Lo si usa come forma di "autoterapia" o come modo per esplorare lati nascosti della personalità? Non si ha la consapevolezza di quello che sta succedendo? Si ha la consapevolezza ma non ci si riesce a fermare?
I film che ho citato non sono sicuramente qualcosa di rischioso, proibito o di masochistico concordo in pieno, ma non credo che vorrei giocare ambientazioni simili perchè penso che l'effetto disturbante sarebbe amplificato.
Patrick:
Seguo con interesse il discorso,anche se non ho modo di contribuire al momento. Faccio solo notare una cosa per far si che il topic sia più "efficace" (e si riesca a discutere più ordinatamente e arrivare da qualche parte):in questa discussione vedo due sfumature del discorso.Una è "può un gioco farci star male e/o lasciarci emozioni negative?",l'altra è "perché dovrei giocare per provare emozioni negative?". Sono entrambi in topic da quello che ho capito,ma non confondiamoli tra loro ^^
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