Riprendo da
quiPorto alla vostra considerazione un mio pensiero, originatosi pian piano e maturato ben prima della mia scoperta del gioco coerente.
Sicuramente avrete presente il problema di cui sto per parlare: il momento tragico in cui c'è da riempire quella singola riga sulla scheda del personaggio, la parte che dice "Nome".
Persone che compilano con sicumera e competenza liste di talenti e poteri, fanno calcoli complessi per rientrare nel budget di Punti Personaggio, hanno idee fighissime per personaggi e storie epiche di ogni tipo alzano lo sguardo dalla scheda e ti guardano come cuccioloni spersi. Fanno proprio gli occhioni alla Bambi. È quasi divertente.
Personalmente non ho mai avuto di questi problemi. Mi sembra, anzi, un falso problema. Il nome del personaggio è facili da trovare. Esistono fonti insospettabili che ci circondano. Dall'elenco del telefono ai romanzi russi, da Wikipedia al sito della città di Boston al catalogo Ikea per i nomi vichinghi (grazie, Rafu) siamo pieni di fonti d'ispirazione, da cui non è possibile trarre un "nome figo".
Lo stesso valga per il nome della serie se giochiamo ad AiPS, il nome del Ramo di Cani, del villaggio di La Mia Vita col Padrone, del bar in cui si trovano i PG di Annalise. Enormi difficoltà nel tirarlo fuori, eppure sono parti importanti del gioco, sono l'etichetta che ci consente di riconoscerli, di renderli enti vitali e distinti.
Nel corso degli anni ho visto spesso risolvere questo terribile empasse con un terribile: "Ok, il nome non è importante, intanto giochiamo" (specialmente in D&D, meno in Vampiri, in cui si ricorre di solito a un nome "standard" sulla falsariga di "Uaueuiuo, il Corruttore"). Risultato? Non-gioco. Quelle erano le singole partite in cui era evidente come ai giocatori non fregasse assolutamente nulla, giocavano giusto per far casino e sparare stronzate tra di loro. Sempre, con certezza matematica.
Adesso aggiungo un ulteriore elemento a questa mia vecchia analisi. Chi ha più difficoltà nel battezzare persone, oggetti, luoghi, è, spesso, quello che gioca più safe. Mai avuto problemi di questo tipo quando mi getto davvero sull'unsafe più spinto.
Partendo da queste osservazioni mi viene quindi da pensare che questo genere di difficoltà onomastiche non partano da una reale mancanza di fantasia o carenza di informazioni, ma faccia parte di quegli inconsci meccanismi di difesa che emergono spesso. Non dando nomi a persone, cose e luoghi questi non assumono realtà, rimangono in un limbo in cui è impossibile distinguerli da mille altri uguali (rimane UN personaggio non QUEL personaggio), ed è quindi impossibile sentire empatia o anche solo familiarità nei loro confronti, e questo aiuta enormemente, anzi, ne è la base, il distacco emotivo dal gioco.