E così in breve siete seduti a tavola.
Don Gabriele è arrivato per ultimo ed ha parlato pochissimo, quasi cercando di evitare Celeste. Anche a tavola resta imbronciato.
Albert sembra invece piuttosto felice ed una volta che tutti siete seduti nel grande salone da pranzo, dice: "E' una gioia vedere così tanti ragazzi a questo tavolo: capita così di rado. E dire che non sono nemmeno un orco" continua sorridendo verso Diana, che ricambia con un sorrisetto dispettoso. Poi, abbassando il capo come per sistemarsi il tovagliolo sulle ginocchia biascica: "Mi spiace solo che mio figlio non possa essere qui...non si sente molto bene".
Ed è in quel momento che don Gabriele scatta. Fissa Krall senza nascondere l'odio e la sua voce e le sue parole sono talmente velenose da lasciare sorpreso perfino Celeste.
"Scommetto che l'ha rinchiuso anche stasera, vero Krall? Non sarebbe opportuno disturbare gli ospiti con la presenza di suo figlio, vero? E pretende di portare felicità all'intero quartiere, lei che non riesce a prendersi cura nemmeno di suo figlio, che si vergogna persino di lui?!" dice.
Un silenzio ghiacciato cala su tutti i commensali. Diana stringe forte la mano di Celeste sotto al tavolo, Albert sembra combattuto fra l'esplodere e lo sprofondare. Il signore deMedici, invece, scruta di traverso il prete, mantenendo il mento alto, in una smorfia di palese disprezzo.
Poi una voce rompe quel gelo. E' la voce di Beatrice, apparsa come dal nulla sull'uscio della porta del salone.
"E' interessante quello che ha detto don" dice calma.
"Lei quindi sa che qui dentro c'è un ragazzo che soffre. Pensa addirittura che sia segregato in casa dal padre" continua sempre mantenendosi pacata.
Don Gabriele la osserva socchiudendo gli occhi e per un istante la sua figura, sempre imponente, pare rimpicciolirsi di colpo.
"Lei sapeva tutto questo dunque. E mi dica, don: quante vole è venuto a confortare questo ragazzo? Lasci che sia io a rispondere: Mai!" conclude seria Beatrice.