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[SLOW DOWN] Senza regole. Davvero? (ovvero, che strani miti attorno ai gdr...)

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Ivano P.:

--- Citazione ---Certo che esiste!  E' persino scritta in un manuale, chiamato "Codice Penale", con indicate persino le sanzioni se la violi!  Più "regola" di così...
--- Termina citazione ---

Moreno, sei una persona che spesso tira fuori delle perle di ragionamenti..... ma dai, palesemente molta gente non fa certe cose non perché è scritto sul codice penale ma per altri motivi.
Tu stesso in certi casi dici "se uno va tiotalmente fuori dalla premise di un gioco sbaglia" anche se non c'è la regola esplicita "sta dentro la premise.

Posso facilmente immaginare che man mano in base alle reazioni degli altri si aggiustava la narrazione dandosi implicitamente delle regole.

Giocare presuppone:
-Regole
-incertezza
-improddutività
-libertà di partecipare

Quindi al massimo non avevano delle regole esplicite.

Simone Micucci:
Intervengo da Facilitatore per darvi un consiglio. Evitate di continuare a parlare di spogliare la gente, di mattonate e di omicidi. Per il semplice fatto che è controproducente alla discussione e rischiate di spostare l'argomento di discussione su quanto sia giusta la metafora.
È un consiglio da Facilitatore, cercate di tenerne conto.

Moreno sta semplicemente dicendo che è impossibile giocare senza regole.
"il gioco comincia ora e finisce quando suona la campanella" è una regola. Magari non esplicita. Ma lo è. Una regola che magari dura solo per quell'occasione. Ma è una regola.

Le regole sono ciò che definiscono il gioco. Possono anche non essere concordate e essere introdotte a partita iniziata ("non si tocca Luigi", magari perché Luigi ha detto che gli fa male un braccio solo a partita iniziata).
"non puoi contraddire quanto detto prima" è una regola
"Puoi contraddire quanto detto prima" è una regola
Non trattare per niente la contraddizione all'interno del gruppo vuol dire che la cosa sa regolamentata caso per caso senza bisogno di un accordo precedente. E anche questa è una regola.

Implicite o esplicite, temporanee o permanenti, le regole ci sono sempre.

Manfredi Arca:

--- Citazione da: Ivano P. - 2011-12-18 02:00:29 ---Giocare presuppone:
-Regole
-incertezza
-improddutività
-libertà di partecipare

Quindi al massimo non avevano delle regole esplicite.

--- Termina citazione ---

Ritengo che se una delle caratteristiche necessarie (regole esplicite) viene a mancare allora quell'atto non è un gioco, ma altro, paragonabile alle "chiacchiere tra amici".

In birreria io e i miei amici siamo liberi di parlare di politica, siamo incerti su dove il discorso andrà a parare ed il parlarne non è produttivo. Le regole implicite sono quelle morali, etiche, sociali e dei codici dello stato in cui ci troviamo.

Ma non è un gioco. Siamo concordi?

PS: per gli psicologi il gioco non gode della caratteristica di improddutività, anzi.

Dairon:
Uhm, ho sempre pensato lo slow down servisse a interrompere una cacofonia di più voci che si accavallano. Quando abbiamo sostanzialmente un dialogo, mi pare più sensato semplicemente aspettare di postare la propria risposta invece di lamentarsi (ma perché?) di una risposta veloce fornendone un'altra egualmente veloce. Quindi sono abbastanza basito, soprattutto perché non vedo cosa cambierebbe.

Così come lo sono dalla bizzarria del fatto che si pensi una cosa necessaria ad un gioco sia perciostesso una regola. Davvero un non sequitur.
Potrei fare altri esempi, ma semplicemente chiarisco quello di cui sopra: in un boardgame vedere la tavola di gioco (la board, maledetto bilinguismo internautico!) non è una regola, è semplicemente una necessità.
Non è meno bizzarro del pensare che in otto minuti non si abbia tutto il tempo di leggere l'interezza di un post di media lunghezza. E' piuttosto ovvio che abbia pensato anche all'esempio non quotato, Moreno, l'ho semplicemente trovato ininfluente. Ti sto dicendo che non mi ricordo di regole implicite che impedissero di cambiare la ficition precedente, per così dire (oddio, di solito non si faceva, ma avveniva di cambiare - credo nel 90% se ne discutesse, ma non sempre. Forse succedeva in maniera abbastanza disfuzionale, cioè non ti piaceva quel che aveva detto l'altro e se avevi le palle girate cambiavi le carte in tavola). E' molto semplice.

Così come, permettetemi, è estremamente semplice chiedervi se avete mai visto un bambino (diciamo sotto i tre anni) giocare coi suoi pupazzi. No perché se ci pensaste -visto che l'avrete visto-, non penso riuscireste a scrivere seriamente che il gioco in generale è un'attività regolata o ritualizzata.  :P

Poi se no, ho il sospetto che l'esempio di Simone sul "le regole ci sono sempre" potrebbe essere rigirato per dire che qualunque attività possibile è in qualche maniera regolamentata, il che mi sembra un nonsense.

Simone Micucci:
Lo Slow Down serve anche a ridurre cacofonia di voci, ma può essere usato in qualsiasi modo, persino senza spiegazione, se il thread opener lo ritiene opportuno (siccome deve obbedire anche il TO allo Slow Down questa non è considerato un modo "sleale" di portare avanti una conversazione. Qualsiasi altro commento all'uso del regolamento può essere tranquillamente fatto in privato o su un thread apposito in Chiacchiera.

Sto leggendo proprio in questi giorni un libro sul gioco "La Realtà in Gioco" di Jane McGonical (che leggendo da copertina pare essere una vera esperta in materia di giochi) che per definire il gioco utilizza quattro fattori:

Obiettivo - l'esito specifico verso cui tende l'attività dei giocatori. Concentra la loro attenzione e orienta continuamente la loro partecipazione al gioco.
Regole - impongono dei vincoli al modo in cui i giocatori riescono a raggiungere l'obiettivo.
Sistema di Feedback - che  dice ai giocatori quanto sono vicini a raggiungere l'obiettivo (può anche essere la semplice conoscenza di un esito oggettivo, tipo "il gioco finisce quando...". Funge anche da promessa che l'obiettivo può essere raggiunto e fornisce la motivazione per continuare a giocare.
Volontarietà alla Partecipazione - richiede che chi gioca accetti l'obiettivo, le regole e il sistema di feedback. Questa consapevolezza stabilisce il terreno comune che consente a più persone di giocare insieme. E la libertà di entrare nel gioco o di abbandonarlo quando si vuole garantisce che un'attività intenzionalmente carica di tensione e di sfida (quantomeno potenzialmente) venga sentita come un'attività sicura e piacevole.

Le regole sono indispensabili al gioco perché lo definiscono. Se non ci sono delle regole non è un gioco. E aspetta...mi dici che un bambino che gioca con i suoi pupazzi non sta facendo un'attività ritualizzata?! E cos'è allora? È un rituale, con i suoi precisi schemi. Guarda un bambino giocare più di una volta e vedrai come emergono di frequente quegli schemi (io almeno ero in grado di riconoscerli facilmente aiutando mia madre alla scuola materna o alcune sue colleghe all'asilo). E i rituali i bambini ce li hanno ben prima dei tre anni, già dalla fase orale in cui giocano a buttare per terra la roba e a mettersela in bocca per poi risputarla di continuo.

Non ci ho mai pensato troppo riguardo al mio esempio, perché io parlavo di giochi. Boh...reputi che un gruppo di persone che rapinano una banca stiano seguendo delle regole loro? (Magari implicite?)
Oppure reputi che due cagnolini che giocano abbiano delle loro regole (e se uno dei due le infrange l'altro ringhia oppure guaisce?)
Non lo so.
Per quanto mi riguarda non è argomento di thread, ma se vuoi possiamo approfondire in altra sede (a meno che Moreno non lo ritenga IT).

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