Grazie a Michele per la moderazione, e per l'invito a moderare i toni (ho appunto chiesto scusa a Claudia).
Prima di leggere il tuo messaggio, infatti, avevo intenzione di intervenire per far notare che secondo me il thread ha ingigantito le posizioni rispetto a quando è iniziato.
Vorrei riportare tutto alla mia osservazione iniziale, che a parte il titolo del topic, fose un po' troppo ad effetto, non era così estrema e tragica, o per lo meno non voleva esserlo. Ora, Moreno mi sembra aver particolarmente estremizzato le sue posizioni, come suo solito (lo dico senza sarcasmo), e ignorando i tentativi di spiegazioni da parte mia, di Davide, di chiunque per quel che ho letto. Perciò spero giovi a tutti se provo a riportare la conversazione in topic e su un tono più... urbano.
Il contributo più solido al topic l'ha dato Rafu, secondo me, citando le battute sui game designers di cui era stato testimone.
Da parte mia sono stato testimone dello stesso tenore di battute (faccio riferimenti a impressioni e ricordi IRL), una forma di biasimo velato nei confronti di chi si mette a fare game design, nella forma di risposte come "non ho quelle brutte abitudini" alla domanda "ma tu che hai tante idee perché non provi a fare un gioco?".
Il mio timore (timore! Non constatazione! C'è una differenza) è che questo possa portare ad una situazione alla "muro contro muro". A forza di scherzare le cose possono diventare serie.
L'interesse che vedo in giro per i giochi italiani (escludo qualsiasi hack o intervento su giochi già esistenti dalla definizione) è scarso. Questo ovviamente a mio avviso. Potrei sbagliarmi, è una sensazione, in quanto tale non può essere più di tanto precisa.
E' vero che in Italia non abbiamo geni come Baker e Lehman. Ma dal canto mio non considero ragionevole un commento del tipo "non mi interessano i giochi italiani". Che cosa vuol dire "gioco italiano"? C'è qualcosa che li accomuna tutti? Vediamo. Elar, Ravendeath, Trame, Beyond the Mirror, Aegis, Sakura, Forbidden Love... no, l'unica cosa che vedo accomunarli è che trattano argomenti seri (cioè, non giochi 'humor' alla Mud Dragons o Elfs, per intenderci), e una certa tendenza verso il narrativismo. Ho detto tutto e niente, non trovate? Quindi che senso ha discernere tra giochi italiani e giochi non italiani? A mio avviso nessuno.
Ti affidi solo ai grandi autori? Lecito, ma permettimi di consigliarti anche gli autori minori. Funziona come in letteratura.
Ad ogni modo, l'impressione che ho da commenti che vedo in questo thread, in quello aperto da Triex, e in real life, mi capita di leggere un atteggiamento leggermente denigratorio (anche solo scherzando, eh!) verso chi vuole fa del game design (di nuovo, non hacking). Non posso non reagire perché mi considero un creativo, e questa situazione è una leggera eco di quella in cui ci si vanta di non fare arte di fronte all'artista... lo trovo poco positivo.
Con questo non pretendo né venerazione né che la gente accorra a frotte per playtestare: con i playtest ormai ho praticamente finito e l'unico motivo per cui ho creato Beyond the Mirror non è la ricerca di status ma la presunzione. La presunzione di poter avere qualcosa da dire.
Vi prego di notare, soprattutto per chi si aggancia ai dettagli di quello che gli altri dicono per dimostrare la correttezza delle proprie interpretazioni, che cerco di mantenere un tono posato, proprio perché non considero catastrofica o orribile la situazione. Se lo fosse, Beyond non sarebbe quasi pronto.
E per la cronaca, vi faccio notare come una delle persone che ha questo atteggiamento ("io non ho quella brutta abitudine", detto scherzosamente, anche se forse solo fino a un certo punto), è anche uno dei playtesters del mio gioco.
Però non vedo il senso di questa posizione. Voglio dire. Quando crei qualcosa e ne parli in giro, sia esso che so... una poesia, una tavola di fumetto, un disegno... c'è chi ti fa notare gli errori, chi ti fa complimenti, chi per smarcarsi si limita ad un educato "carino" (col che ti fa educatamente capire che non gli interessa). Se gli chiedi "e tu perché non disegni/scrivi poesie?" alla peggio ti risponde che non è capace. Dire che creare giochi è una brutta abitudine... scusate, ma perché? Perché c'è chi lo fa per lo status? Eh, cavoli suoi, questo vi sembra sufficiente per gettare fango sull'atto stesso di creare giochi? Boh? Anche no...
Non è una questione di diritti o privilegi, ma di un minimo di rispetto per chi infonde la propria passione in un atto creativo, non mi sembra niente di eclatante.
Tornando al topic di Triex, il dubbio che mi è sorto e uno dei motivi per cui ho aperto questa discussione è che ho visto un certo snobbismo nelle sue parole. Male interpretato? In tal caso me ne scuso, ma mi ha dato l'impressione di ricollegarsi a questi miei dubbi/sensazioni. Curiosamente vedo che non sono il solo ad averle. Lo considero un dato significativo.
Ok?