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Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]

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Trevor Devalle:
Ti giuro Moreno che non ho capito, anche dopo essermi riletto attentamente il tuo ultimo post di cosa si parla in questo 3d.

Moreno Roncucci:

--- Citazione ---[cite]Autore: 3evil[/cite]Ti giuro Moreno che non ho capito, anche dopo essermi riletto attentamente il tuo ultimo post di cosa si parla in questo 3d.
--- Termina citazione ---


Leggi solo i miei, praticamente tutti gli altri sono partiti per tangenti strane.

E poi magari chiedi sulle cose che non ti sono chiare...


--- Citazione ---[cite]Autore: khana[/cite]Qui stai toccando un tasto pericoloso. L'escapismo non è parlare di qualche cosa di non reale, ma è usare uno strumento di svago per separare se stessi dalla realtà, indifferentemente da cosa ci finisce dentro.
--- Termina citazione ---


Lo uso per indicare il desiderio di "fuga totale dalla realtà". E sì, anche leggere una storia completamente realistica può essere escapismo, se è fatto per fuggire dalla realtà.

Però visto che questa fuga è solo una promessa, solo propaganda, ma non può essere completa (se una storia non avesse alcun contatto con la realtà non sarebbe una storia) si usano cose tipo il fantasy, la fantascienza (o anche storie romantiche sdolcinate a lieto fine o la pornografia) come "indicatori commerciali" che dicono "guarda! Ci sono le astronavi! Non c'è realtà qui dentro! Comprami!"

Questo effetto può essere usato (e lo è stato) da diversi autori per fare un "gioco di prestigio" con il lettore: alla fine gli parli di cose reali lo stesso. E' praticamente un inganno, se lo fai senza abilità o accortezza o rispetto fai solo propaganda e il lettore rimane schifato, se invece riesci a acquisire la sua compartecipazione nell'inganno, ottieni quelle storie che rimangono negli anni ricordate con affetto. Che (e la cosa è paradossale) anche per chi cerca escapismo sono spesso storie assolutamente non escapistiche (dalla commedia umana che sono i Paperi di Barks, a storie di supereroi come appunto Watchmen, o persino Tolkien).

Però, una volta chiuso il libro, non è che si dice "in questo libro c'era della realtà e lo ha reso migliore! Non devo più avere paura di leggere storie non fantasy o non di fantascienza o comunque non all'apparenza escapiste!", ma si dice "bello! Voglio ancora ecapismo!"  (sto ovviamente generalizzando in maniera grossolana, il fatto che libri non escapisti si continuano a vendere e pubblicare dimostra che questo processo non avviene in parecchia gente. Ma è abbastanza comune da essere praticamente la norma)

Il "problema" di questo (sia per il lettore che per l'autore) è che, con questo "inganno" arrivi solo ad un certo punto. Per parlare di certe cose, di altre cose, serve un lettore che lo voglia veramente. Insomma, posso essere bravo finchè voglio ad "ingannare" il lettore, ma per fargli leggere "Maus" non posso dirgli che è una storia di topi nello spazio....

Mr. Mario:
Ma il meccanismo del fantastico non può essere semplicemente un espediente per astrarre dalle singole esperienze personali, da un singolo angolo di realtà, qualcosa in cui più persone si possano riconoscere, e non una barriera?

Davide Losito - ( Khana ):
Ok.
Però non è che l'allegoria è necessariamente escapismo.
Secondo me è una conclusione un po' "viziata" dal fatto che a te personalmente piace di più un genere "realistico". Che non è né un problema, né un difetto.

Maus ha come protagonisti topi e gatti. Ma è un'allegoria. Che non è escapista.
Se ci metti elfi e orchi, è diverso?

Giocare a Mouse Guard è escapista?
Guardare Maria de Filippi che ti "vende" il sogno della gloria e della fama e della richezza e della f**a è meno escapista?

EDIT: cross post con Mr. Mario che ha spiegato a cosa serve l'allegoria :P

Mauro:
Giusto per essere certi di star parlando della stessa cosa: state parlando di allegoria o di applicabilità?

“Io però detesto cordialmente l'allegoria in tutte le sue manifestazioni, e l'ho sempre detestata da quando sono diventato abbastanza vecchio ed attento da scoprirne la presenza. Preferisco di gran lunga la storia, vera o finta che sia, con la sua svariata applicabilità al pensiero ed all'esperienza dei lettori. Penso che molti confondano "applicabilità" con "allegoria"; l'una però risiede nella libertà del lettore, e l'altra nell'intenzionale imposizione dello scrittore” (Tolkien, prefazione alla seconda edizione di Il Signore degli Anelli).

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