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Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]

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rgrassi:

--- Citazione ---[cite]Autore: khana[/cite]Oggettivamente parlando, a me non -può- capitare di essere stuprata a 15 anni.
--- Termina citazione ---


Ma può capitare a tua mamma, a tua sorella, alla tua ragazza, etc...
Persone MOLTO vicine a te.
Rob

Mattia Bulgarelli:
Signori... Splittare. Il come ed il perché lo sapete già. Su, circolare!

Davide Losito - ( Khana ):

--- Citazione ---[cite]Autore: rgrassi[/cite]Ma può capitare a tua mamma, a tua sorella, alla tua ragazza, etc...
Persone MOLTO vicine a te.
--- Termina citazione ---

Eh, no Rob.
"Sarebbe potuto capitare".
E' questo che sto cercando di spiegarti: non confondiamo un setting "realistico" con storie "verosimili".
Io non ho una sorella e né a mia madre, né alla mia ragazza una cosa del genere è capitata. Perché la storia è riferita ad una ragazza adolescente
Quella storia può risultare solamente allegorica. Può essere una metafora, può toccare cose che sono vicine a chi la legge/vede perché vengono riferite a esperienze personali che possono apparire "simili" o "assimilabili".
Quindi il "salto" di astrazione che devo fare per potermi immedesimare è lo stesso che devo fare per Aragon: immaginarmi una cosa che nella mia esperienza non esiste e cercare agganci con essa.
Se ti raccontassi la stessa storia di Don't tell Mummy con personaggi di un mondo inventato e di una razza inventata, penseresti meno che siano cose che possono capitare ad amiche e parenti?
Dal mio punto di vista non fa nessuna differenza. Anche se i protagonisti fossero l'Orco e Capuccetto Rosso, lo sdegno per lo stupro sistematico di una minorenne mi colpirebbe allo stesso identico modo. Cioè, F O R T E.

Il discorso è esclusivamente riferito al gusto personale e alla capacità di immedesimazione di ognuno.
C'è qualcuno che deve sapere che i fatti narrati sono successi da qualche parte nel mondo reale, in un tempo sufficientemente prossimo e in un contesto culturale simile al proprio per poter accettare di immedesimarsi.
Altri a cui questa cosa non è necessaria.

Cesare è stato pugnalato davvero dal suo figlio adottivo. Eppure sono convinto che a molti appare "fantastico", solo perché sono passati 20 secoli, così come appare lontano e fantastico tutto il De Bello Gallico, che invece è il diario vero di una campagna militare realmente avvenuta.
Al liceo avevo compagni di classe che non si smuovevano di una virgola per le stragi e le guerre in medio oriente perché sostenevano che "queste cose da noi non succedono". E direi che la guerra in medio oriente è sufficientemente "reale".

Moreno Roncucci:
Sono indeciso se fare uno splittone cosmico lasciando in questo thread al massimo un paio di post, (e ricavandone altri due-tre thread chiamati "il fantasy può essere letteratura?", "una storia realistica è automaticamente più forte a livello emotivo?", etc, che evidentemente sono temi che vi toccano da vicino visto che insistete a parlare di quelli e non del topic di questo thread) o se lasciare tutto com'è come cronaca ed esempio del difensivismo che attanaglia gli appassionati di sf e fantasy...

Comunque, per il proseguo del thread:

Cosa NON sto dicendo:
- Che con sf e fantasy non si possono scrivere storie profonde e "umane" (credevo che il fatto di aver scelto Watchmen lo rendesse già chiaro, mica ho usato Drizzt come esempio...)
- Che il fatto di usare elfi, supereroi e simili renda automaticamente una storia "inferiore" o "meno umana" di un altra (anche qui, sarei scemo a sostenere una cosa simile: Watchmen sarebbe inferiore a Va dove ti porta il cuore?)

Quindi, visto che quasi tutti i post in questo thread puntano a confutare queste due cose e a difendere "l'onore" di fantasy e sf: potete smetterla, nessuno ha detto queste cose qui (fuori di qui, non lo, ma se avete ancora ferite scoperte per cose che avete letto e sentito anni fa sui libri che leggete: ormai è tardi, dovevate reagire allora, non qui nel mio thread)

Non sto nemmeno a elevare la letteratura "realistica" come un qualcosa che intrinsecamente sia profonda o umana: il 90%, ad essere buoni (la legge di Sturgeon è fin troppo benevola) è merda, con personaggi piatti fatti di cartapesta.

Cosa sto dicendo invece? Leggete il TITOLO del thread: davvero, pensavo fosse abbastanza esplicito.  Sto parlando di un LIMITE. Un limite oltre al quale certi "genre trapping" tipo i costumi, gli spadoni, ma anche la fanciulla bellissima casta e pura o il giovine prode e valoroso ci stanno come i cavoli a merenda. Perché per superare quel limite serve la sincerità e onestà più assoluta, e il paravento fantasy con cui magari, in altre opere, si riesce a parlare di razzismo in maniera da arrivare anche al cuori di qualcuno che nella vita reale voterebbe Ku Klux Klan ma che si commuove a leggere degli schiavi di Deneb, non va più bene.

Un limite che NON è il "limite di un opera".  Un opera è fatta e finita. Discutere se veniva meglio con gli elfi o senza astronavi, tranne i casi in cui effettivamente paiono messi dopo per riuscire a vendere il libro ad un editore (o il concept ad un produttore: "Gomorra nello spazio!") è abbastanza futile. Se parliamo di opere valide, gli elfi e le astronavi ci sono se hanno un senso.  Se invece l'opera non è valida, ha ben altri problemi che non la presenza di astronavi.

Il limite è quello di AUTORI (che qui mi interessano poco, anche se ho usato l'esempio di Moore) e LETTORI (o nel gdr, GIOCATORI, che sono quelli che mi interessano), che lo porta anche ad essere un limite di EDITORI ("9 anelli agli editori, che più di tutto bramano un aumento di fatturato").

Moore ad un certo punto della sua carriera di autore decide che con i supereroi è arrivato a quel limite (e infatti secondo me Watchmen lo definisce: nessuno è mai riuscito ad andare oltre), e cosa fa? Volendolo superare, abbandona i supereroi (almeno, nelle opere più impegnate, poi quando ha i conti da pagare e un pomeriggio libero sceneggia un numero di Spawn e in un pomeriggio incassa di più di quanto abbia mai incassato per V for Vendetta...  ) e va oltre.

Cosa fanno i lettori appassionati, quelli che adorano Moore, che stravedono per lui, che si sono letti dieci volte Watchmen, che lo considerano il maggiore autore di fumetti mai esistito? Ovviamente NON lo seguono nelle sue nuove opere, se non in minima parte ("non sono SUPEREROI!") e corrono a consolarsi con il supereroe "cool" del momento.

(prima che arrivino altri 50 post a difendere i supereroi: sono un appassionato di fumetti di supereroi, li leggo da quando avevo 8 anni, ho la collezione completa dei fumetti Marvel-Corno e un numero che mi sgomenta di scatoloni pieni di comic books originali. Ma non leggo solo quelli).

Chiarisco: non è un limite di intelligenza, di comprensione, di capacità di lettura: non è che questi lettori abbiano provato i nuovi fumetti di Moore e li abbiano trovati ostici, o incomprensibili o noiosi. No. Non li hanno proprio nemmeno cercati. "non ci sono i supereroi".  E' un limite dato dal rigetto della realtà.

Un limite autoimposto, è ancora un limite? Per me sì. Anche più dei limiti imposti da altri.  E poi, fino a che punto questa "paura della realtà" (o rigetto della realtà, se paura vi pare eccessivo) è autoimposto e non inculcato da una cultura dominante che utilizza l'escapismo come i romani utilizzavano il leoni al colosseo?

Torniamo a parlare di gdr.

Ron Edwards è probabilmente più paragonabile a Dave Sim che non a Moore. Però ci sono dei paralleli.

Sorcerer riesce a parlare di temi importanti con demoni e evocazioni dei medesimi? Certo. Ma visto che la cosa non viene negata da nessuno qui (vedi i due punti all'inizio) la cosa è off-topic. Però rappresenta un perfetto parallelismo con Watchmen e Moore.  Sorcerer è stato scritto da Ron come reazione ai vent'anni di gioco precedente, all'intensità promessa da giochi come Champions, Cyberpunk, Vampire, e mai veramente fornita in maniera sistematica (da sistema). Sorcerer è l'altra faccia di Vampire (non è un caso che abbia uno score chiamato "umanità"). E' un Edwards trentacinquenne che dice al mondo dei gdr "ECCO come si fa un gdr che sia veramente intenso, e come si possono utilizzare elementi fantasy come i demoni per ottenere questo risultato).

Sorcerer non è un successo straordinario rispetto a D&D o Vampire, ma lo è per un piccolo gdr indie autoprodotto.  Probabilmente c'era gente che rideva di fronte alla versione in un file di testo spedita via email per cinque dollari nel 1996, pensando a linee editoriali di decine di volumi cartonati a colori (ora quelle linee sono morte, le ditte fallite, e Sorcerer vende ancora bene, tanto da essere tutt'ora credo il gdr indie più venduto di tutti i tempi).

Il problema che limita la diffusione di Sorcerer, attualmente, è come è scritto. Essendo stato scritto prima che venissero formalizzati molti concetti, non è chiaro in molte cose. Una nuova edizione venderebbe un sacco, ed Edwards non dovrebbe nemmeno scrivere e playtestare un sistema nuovo. Perchè non lo fa?

Purtroppo the forge in questi giorni ha problemi di server ed è down, ma quando riapre leggetevi questo thread: Why no "revised" Sorcerer?

Cosa dice? Che Sorcerer era quello che aveva bisogno di dire a 35 anni, come reazione al mondo dei gdr allora esistente, che è un gioco che ha una notevole importanza storica e che gli piace ancora giocarci e che non è per niente superato, ma che adesso lui vuole parlare d'altro.  E fare altri giochi, che vadano OLTRE (implicito: "oltre i limiti di") il classico wish-fulfillment da "gamer", e parlino del mondo attorno a noi. Quello reale.

Da qui Spione, e poi Shahida.

E come con Moore, gran parte di chi aveva anche apprezzato Sorcerer, è rimasta perplessa di fronte ad un gioco che parlava "del mondo reale", e ha voltato le spalle a Spione. Non "non gli è poaciuto", ma "non l'ha manco considerato", non ha fantasy, elfi, demoni, mostri, etc.

(la differenza magari è che Moore magari ci sperava, Edwards sin dal principio ha detto che Spione era completamente antitetico a tutto quello che i gamer si aspettano da un gdr, "avere il personaggio fico" in primis, e quindi era rivolto espressamente ai non gamers. Tanto da dire che non è un gdr, anche se tecnicamente lo è, per dire meglio che un gamer non ci troverebbe nulla di quello che si aspetta in un gdr)

Specifico poi, che in questo thread non sto traendo conclusioni (per questo rispondo poco e attendo interventi altrui). Le conclusioni le farò in un thread che, nele mie intenzioni, vorrebbe riunire i fili di diversi thread recenti...

Davide Losito - ( Khana ):
Moreno perdonami, ma allora io aspetto le conclusioni.
Perché non ho capito il senso del post iniziale allora, nel senso che proprio non capisco di cosa dobbiamo discutere.


--- Citazione ---[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite]E poi, fino a che punto questa "paura della realtà" (o rigetto della realtà, se paura vi pare eccessivo) è autoimposto e non inculcato da una cultura dominante che utilizza l'escapismo come i romani utilizzavano il leoni al colosseo?
--- Termina citazione ---

Qui stai toccando un tasto pericoloso. L'escapismo non è parlare di qualche cosa di non reale, ma è usare uno strumento di svago per separare se stessi dalla realtà, indifferentemente da cosa ci finisce dentro.
Bradbury è l'autore che esplora a livello più completo e socialmente intenso il fenomeno dell'escapismo fondato sulla televisione e dell'allontanamento dai libri e dalla carta stampata, perché "è difficile da leggere e quindi travia le menti", mentre la televisione è immediata e non devi far fatica per assimilarla.
Un libro di qualsiasi genere è MOLTO meno escapista di qualsiasi telegiornale attuale o di qualsiasi "reality show" moderno.


--- Citazione ---
All'interno del rapporto tra escapismo e letteratura, c'è chi ha individuato nella letteratura di genere (fantascienza, letteratura fantastica e giallo) un mezzo per l'escapismo delle masse. Contro questo stereotipo, infondato nella misura in cui - come si è visto - questi generi sono tra i primi a speculare sugli effetti disastrosi dell'escapismo, hanno scritto alcuni letterati e critici, primo fra tutti John Ronald Reuel Tolkien nel suo saggio Sulle fiabe, in cui il filologo e romanziere fa una lucida e appassionata apologia del diritto al sogno e alla fantasia proprio come strumento di liberazione.

--- Termina citazione ---

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