Autore Topic: Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]  (Letto 13385 volte)

Moreno Roncucci

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Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« il: 2010-05-31 18:56:36 »
Il thread sul Wish-fulfillment mi sta dando spunti per un sacco di thread, questo è solo il primo...

Da questo thread: http://www.gentechegioca.it/vanilla/comments.php?DiscussionID=2711&page=1#Item_40

Citazione
[cite]Autore: Korin Duval[/cite][p]Dunque, vediamo un po' come metterla... Da qualche parte (che non riesco a trovare -_- ) si discuteva di come aumentare "il soprannaturale" fosse un buon modo, tendenzialmente, di aumentare la "distanza emotiva" dalla storia (ovvero, "giocare più safe", come si usa dire).[/p][p]Se giochi un personaggio più "vicino a te", è molto più facile, ceteris paribus, il "sentire" il personaggio, provare empatia per esso, immedesimarsi, e quindi ricevere emozioni "forti" dal gioco.[/p]


Citazione
[cite]Autore: khana[/cite][p]Rileggendo queste due frasi (con cui a prima vista concordo) mi viene però in mente che... aggiungendo sempre più "2" al personaggio, basta aggiungere sempre più "2" anche ai suoi problemi che il livello di introspezione non cambia.
Diventa questione di gusto e di "color", ma forse il problema del distacco personaggio/giocatore è tanto forte quanto più esiste un divario tra il "figonzo" e i problemi che incontra.[/p][p]Per riprendere l'esempio di Airone... il Batman di Darknight è un sociopatico... ma le sue nemesi sono il Joker e Harvey Dent... non certo due personalità da "ragazzo della porta accanto". Il confronto regge perché "l'equipaggiamento figo ++" di Batman non lo rende superiore ai "due problemi" che sta affrontando.
Sulla scheda di Batman ci sarà un tratto "un sacco di gingilli spacchiu-tronici sempre pronti. Neri.".
Sulla scheda di Joker ci sarà "passo per scemo, ma so come gira il mondo e te ne accorgi quando te l'ho già messo..."
Sulla scheda di Harvey Dent ci sarà "tutti i miei scrupoli sono bruciati con la mia mezza faccia".
E tutti questi tratti valgono lo stesso "modificatore" nel sistema.[/p]


Citazione
[cite]Autore: Mauro[/cite]
Citazione
[cite]Autore: Airone[/cite][p]faccio fatica a vedere come aggiungere delle capacità "fighe" al personaggio possa essere qualcosa di non positivo[/p]
[p]Ci possono essere varie motivazioni; per esempio, aggiunge un filtro: è piú difficile sentire quello che capita a personaggi che sono lontani da noi, e il sovrannaturale è sempre una valvola di sfogo. Per fare un esempio:[/p][p]•Grey Ranks: L'amatissimo PNG muore? Esperienza devastante.
• D&D: L'amatissimo PNG muore? Chi se ne frega, tanto posso resuscitarlo.[/p][p]In Cani il sovrannaturale è uno sfogo proprio per questo: seil giocatorenon sopporta quello che capita nella città, alzando il sovrannaturale può persino riscrivere gli eventi.
È vero che aumentando il PG basta aumentare anche i PNG per mantenere il rapporto, ma... Batman contro Joker? Superman contro Doomsday? Ra contro Zeus? Si riesce ancora a empatizzare con personaggi cosí lontani dalla nostra realtà quotidiana?
Certo: si possono fare personaggi profondissimi, con mille problemi, ma sentire questi problemi diventa piú difficile, arrivando a personaggi che sono non umani (e sí: Batman non ha super-poteri ed è Umano, ma non è che sia piú vicino di tanto all'Umano medio, rispetto a Superman).
Grey Ranksè un gioco che voglio provare da quando ho scoperto che esiste; se parlasse di super-bambini che lottano con il super-esercito che ha invaso il loro pianeta... mi attirerebbe già di meno.
Per quanto mi riguarda, girerei la domanda: perché aggiungere capacità fighe dovrebbe necessariamente essere positivo?[/p]


Citazione
[cite]Autore: khana[/cite]
Citazione
[cite]Autore: Mauro[/cite][p]Ra contro Zeus? Si riesce ancora a empatizzare con personaggi cosí lontani dalla nostra realtà quotidiana?
Certo: si possono fare personaggi profondissimi, con mille problemi, ma sentire questi problemi diventa piú difficile, arrivando a personaggi che sono non umani (e sí: Batman non ha super-poteri ed è Umano, ma non è che sia piú vicino di tanto all'Umano medio, rispetto a Superman).[/p]
[p]Omero non sarebbe molto d'accordo con te.
Nella logica della poetica greca invece, l'allontanamento dalla vita quotidiana aiuta a focalizzare l'attenzione sul topos e quindi sull'universalità dei problemi, secondo l'idea che "se anche Zeus ha questi problemi, è normale che li abbia anche io".
Fa parte dei processi di catarsi (che è un modo come un altro per dare un nome all'unsafe)[/p]


In questa discussione sono d'accordo con quello che dicono Korin e Mauro, ma ho preferito splittarla perchè si va decisamente off-topic.

Io credo che uno dei motivi per cui "Deadalus" di Joyce mi colpisce di più dell'Iliade, è proprio la dimensione umana (che fra l'altro è anche il perchè L'odissea mi colpisce più dell'Iliade). E che la conquista data dalla nascita del romanzo occidentale, Cervantes in poi (ma si potrebbe anche partire da Boccaccio) rispetto all'"epica" precedente, non sia stata una cosa a "somma zero", ma abbia consentito di scrivere storie che parlano dell'uomo e dell'umanità più da vicino e in maniera più dolorosa.

Il titolo di questo thread deriva da Alan Moore.  Watchmen è stato, nella storia del fumetto, il culmine di un processo di "riappropriazione" da parte del fumetto supereroistico americano della "capacità di critica della realtà". Negli anni 50, dopo l'arrivo del comics code, solo al fumetto escapista per bambini era stato consentito di sopravvivere. Ancora oggi è uno shock, per chi pensa a quegli anni come anni in cui si leggeva solo Batman o Topolino, leggere cose tipo il Frontline Combat di Kurtzman, in cui venivano messe a fumetti storie vere raccontate dai reduci della Corea, o storie antimiliariste in cui si raccontava la vita dei contadini coreani bombardati dagli aerei USA.  Con la scusa (come sempre) del "salvare i bambini", sono QUESTI i fumetti che sono stati cancellati, eliminati, censurati, e da qui è arrivata la supremazia dei Supereroi (che fino a quel momento erano in crisi nera, rimanevano solo Batman, Superman e Wonder Wonan, tutti gli altri erano stati chiusi): erano l'unico genere tanto "escapista" da non avere NESSUN contatto con la realtà e quindi potevano essere pubblicati tranquillamente.

Ma poi arrivano gli anni 60, arrivano i supereroi che non hanno i soldi per campare. E poi Harry, l'amico di Peter Parker, si droga (precedendo di qualche mese Speedy e la DC Comics), e poi è via via un dilagare, la realtà si fa fatica a contenerla ed entra da tutte le parti.  Fino ad arrivare a Watchmen.

Watchmen, all'apparenza, pare la dimostrazione che i superpoteri non sono un limite. Che puoi parlare veramente di TUTTO con i supereroi. Che non è vero un tubo che ti servono storie "di gente reale".

E allora perchè il suo autore, Alan Moore, non ha mai più usato un supereroe per raccontare una storia "seria", ma solo per storie umoristiche, o per parlare in maniera meta-narrativa di fumetti di supereroi? Perchè subito dopo ha scritto lo sfortunato "Big Numbers" e non altri supereroi (che gli sarebbero stati pagati a peso d'oro)?

Mi dispiace di non avere il link ad una versione online dell'intervista che fece, all'epoca, al comics journal (sono sicuro che almeno una volta c'era in rete, io l'ho letta all'epoca sulla rivista ma poi l'ho vista online, almeno citata parzialmente). Se qualcuno che l'ha può postarlo? Il link a quell'intervista dove, di fronte a questa domanda rispondeva (cito a memoria) "perchè alla fine, per quanti temi importanti gli metti, Watchmen parla ancora di gente in calzamaglia. E questo ha sabotato il risultato finale"

Alla fine, è gente in calzamaglia. Non li puoi prendere più di tanto sul serio. Per quanto io ADORI Watchmen, per la storia, per la sua perfezione formale, per la genialità della sua costruzione, non mi ha colpito, "dentro", quanto storie scritte peggio, senza tanta abilità, ma senza calzamaglie, come per esempio Maus o Safe Area Gorazde.

Per questo Moore, una volta sentita di più la necessità di raccontare storie più profonde, ha abbandonato supereroi e fantasy.

Parlando di giochi...  davvero giocare una serie in cui gli androidi lottano per la loro libertà può avere, per un giocatore americano, la risonanza morale di una storia di Steal Away Jordan ambientata nelle piantagioni della città dove vivi? E allora come mai giocatori che non si facevano problemi a giocare eroici combattenti per la libertà contro la dominazione degli Schiavisti di Vega, tremavano e cercavano scuse per non giocare a Steal Away Jordan alle convention? (tanto che Julia ha postato ben più di un rant al riguardo?)

Il fantasy E' un meccanismo di "presa di distanza". Non a caso è inserito proprio come tale in alcuni giochi (l'esempio classico sono i dadi neri in It Was a Mutual Decision: in ogni momrnto del gioco qualunque giocatore, di sua volontà, può usarli per trasformare una terribile e terrificante storia di una separazione fra due persone che si amavano, in una tranquilla e rassicurante storia di Topi Mannari che divorano esseri umani... )
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Mr. Mario

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Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #1 il: 2010-05-31 19:11:40 »
Uhm, però non uscendo dal contesto di Alan Moore, V è un supereroe. Ci sono punti dove arrivi a sospettare che sia soprannaturale. Diresti che non ti colpisce dentro?
Sognatore incorreggibile. Segretario dell'Agenzia degli Incantesimi. Seguace di Taku. L'uomo che sussurrava ai mirtilli.

Mauro

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Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #2 il: 2010-05-31 19:20:29 »
Il punto non è solo supereroe sí/supereroe no, ma quanto globalmente il personaggio sia vicino alla persona: l'Uomo Ragno è un supereroe, ma quanto per un suo errore la fidanza muore... chiunque abbia causato per errore la morte della fidanzata (magari cercando invece di salvarla) credo in quel momento lo senta estremamente vicino alla sua esperienza; questo però non è dovuto tanto al supereroe, quanto alla vicenda. Se invece di essere un supereroe avesse fatto lo stesso lavoro della persona, credo la cosa sarebbe stata ancora piú sentita.

Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #3 il: 2010-05-31 19:22:28 »
Il riassunto è "le storie che ti colpiscono davvero sono quelle che parlano di persone comuni con problemi veri"?
Trevor Devalle - Programmer and unanonymous alcoholic

Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #4 il: 2010-05-31 19:22:46 »
Citazione
[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite]Il fantasy E' un meccanismo di "presa di distanza".

Su questo sono molto d'accordo anche io, ma metto un distinguo.
Il "fantasy" è caratterizzato da una forte distinzione di bene e male, spesso (molto spesso) anche associata a specifici caratteri estetici che identificano l'appartenenza ad uno dei due estremi, di cui non esiste mai via di mezzo se non nella forma dell'ignaro passante, il quale non essendosi schierato non ha diritto ad essere eroe.
Nel Fantasy si parla di "campioni" e l'Eroe è il "campione del bene". Che alla fine vince, -perché- rappresenta il bene.

Il fatto invece che qualcuno abbia una spada, un'armatura e viva in un mondo mutuato dal medioevo non è necessariamente "fantasy".
Prendete ad esempio un film come Excalibur; in questo film i personaggi sono molto "vivi" e "reali".
E infatti spesso passano (e con estrema agilità) la linea tra bianco e nero.

Quello che secondo me rende piatti i personaggi e il non avere motivazioni "reali" dietro alle spalle, essere etichettati come "Eroe" perché l'ha deciso qualcuno da fuori. Mentre essere "Eroe", in qualsiasi contesto/setting ci possiamo inventare, dovrebbe essere un arrivo, come un arrivo dovrebbe essere anche il diventare "anti-Eroe" o "cattivo".
il dado si lancia da solo, e da qualche parte nel mondo un orco muore - vincitore di un Ezio D'Oro per la Boiata della Settimana! ("This Is Something Only I Do!"™)

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Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #5 il: 2010-05-31 19:34:41 »
Io sto dalla parte di Khana, invece.
Non vedo il fantasy come un meccanismo automatico di "presa di distanza," ma come una semplice permutazione di un concetto che può essere trattato in mille modi. Certo, ci sono persone che vi si rifugiano per non affrontare i problemi, ma sono loro a volerlo fare sfruttando la differenza di ciò che è fantastico con la realtà, non è il genere di per sé ad essere "safe."
Perché l'importante è quanto una situazione, un problema risuonino con l'emotività della singola persona: il suo vissuto, la sua interiorità, la sua psiche devono in qualche modo essere connessi con il problema che si vuole trattare, altrimenti anche la realtà diventa safe.
Il concetto di "play close to home" ha senso e lo appoggio interamente, ma penso ci siano anche altri modi per trattare una tematica.

Faccio un esempio, o almeno ci provo (anche se non è un AP): ipotetica ambientazione fantasy in cui personaggi con qualcosa di diverso rispetto ad una norma (superpoteri, mutazioni, diversa natura, quel che è) subiscono vessazioni da parte del resto della popolazione. E' o non è, per esempio, una versione del concetto "razzismo" in salsa fantasy, che potrebbe essere trattato come "rom vs. italiani in Italia nel 2000" o "bianchi vs. neri in Sudafrica durante l'apartheid?"
Se a me la molla emotiva scatta anche nel mondo fantasy, non vedo perché la seconda o la terza opzione debbano essere by default più unsafe.

EDIT: X-post con tipo l'Universo.

-MikeT
« Ultima modifica: 2010-05-31 19:35:34 da MikeT »
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Mr. Mario

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Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #6 il: 2010-05-31 19:37:16 »
Citazione
[cite]Autore: Mauro[/cite][p]Il punto non è solo supereroe sí/supereroe no, ma quantoglobalmenteil personaggio sia vicino alla persona: l'Uomo Ragno è un supereroe, ma quanto per un suo errore la fidanza muore...chiunqueabbia causato per errore la morte della fidanzata (magari cercando invece di salvarla) credo in quel momento lo sentaestremamentevicino alla sua esperienza; questo però non è dovuto tanto al supereroe, quanto alla vicenda. Se invece di essere un supereroe avesse fatto lo stesso lavoro della persona, credo la cosa sarebbe stata ancora piú sentita.[/p]


Non sono assolutamente d'accordo. Se ho entrambi i genitori non posso piangere per Bambi? Se non sono mai stato in un campo di concentramento non posso capire Se questo è un uomo?

Io credo invece che la buona narrativa sia in grado di trascendere questo limite dell'esperienza, per cui io, anche se non sono un'attrice lesbica, posso sentire le parole di Valerie scavarmi dentro.
« Ultima modifica: 2010-05-31 19:38:00 da Mr. Mario »
Sognatore incorreggibile. Segretario dell'Agenzia degli Incantesimi. Seguace di Taku. L'uomo che sussurrava ai mirtilli.

Mauro

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Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #7 il: 2010-05-31 19:44:34 »
Citazione
[cite]Autore: Mr. Mario[/cite]Se ho entrambi i genitori non posso piangere per Bambi? Se non sono mai stato in un campo di concentramento non posso capire Se questo è un uomo?

Dove ho detto che se non si è provata l'esperienza allora non si prova nulla?
Il mio discorso non è "Solo chi ha provato quell'esperienza può sentirla", ma al massimo "Chi l'ha provata la sente di piú"; e questo credo sia vero, perché in quel caso l'opera va a toccare qualcosa di vissuto e sofferto personalmente: non solo si piange per Bambi, ma si sa anche personalmente cosa prova, perché lo si è vissuto sulla propria pelle. E dubito che questo non abbia effetto, nell'impatto che quella scena ha su una persona.
Oppure mi vuoi dire che tu, che non sei stato in un campo di concentramento, puoi capire Se Questo è un Uomo meglio di (aggiunta: o come) chi in un campo di concentramento ha sofferto per anni e ha perso chi gli era caro? Che provi le stesse sue cose?
« Ultima modifica: 2010-05-31 19:45:17 da Mauro »

Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #8 il: 2010-05-31 19:47:00 »
Citazione
[cite]Autore: Mr. Mario[/cite][p]Non sono assolutamente d'accordo. Se ho entrambi i genitori non posso piangere per Bambi? Se non sono mai stato in un campo di concentramento non posso capire Se questo è un uomo?[/p][p]Io credo invece che la buona narrativa sia in grado di trascendere questo limite dell'esperienza, per cui io, anche se non sono un'attrice lesbica, posso sentire le parole di Valerie scavarmi dentro.[/p]

Assolutamente.

Però se quello che si vede in Fiction(Gdr, Fumetto, Film che sia) l'hai vissuto nella tua vita, la cosa ti toccherà molto di più.
Io ad esempio, sono uscito distrutto da Flower For Mara, ma perché il lutto è stato tristemente un entità molto forte nella mia vita, una persona con problemi d'obesità potrebbe toccare moltissimo Fat Man Down, ad un ragazzo che si è appena lasciato con una ragazza a cui teneva molto potrebbe toccare tantissimo dubbio...
Ma questo non vuol dire che se un ipotetico ragazzo X  senza lutti alle spalle giocasse a Flower, l'esperienza lo lascerebbe indifferente.

[Crosspost con Mauro]
« Ultima modifica: 2010-05-31 19:50:12 da 3evil »
Trevor Devalle - Programmer and unanonymous alcoholic

Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #9 il: 2010-05-31 19:58:45 »
Citazione
Per quanto io ADORI Watchmen, per la storia, per la sua perfezione formale, per la genialità della sua costruzione, non mi ha colpito, "dentro", quanto storie scritte peggio, senza tanta abilità, ma senza calzamaglie, come per esempio Maus o Safe Area Gorazde.

Citando queste però fai una netta distinzione. Watchmen parla di fiction, cruda, realistica, etc ma fiction. Maus ti porta a fatti legati allo sterminio degli ebrei nella seconda guerra mondiale. Safe Area Gorazde (che non ho avuto lo stomaco di finire), come gli altri di Joe Sacco, sono giornalismo, quindi anche qui stiamo parlando della realtà vera, di gente massacrata veramente.

Citazione
Il fantasy E' un meccanismo di "presa di distanza".

Su questo concordo, anche senza le aggiunte di Davide. Semmai preciserei che non allontana di un valore fisso, ma varia in relazione a quanto uso fai di elementi fantastici (e le calzamaglie lo sono :P ).

Citazione
Io credo invece che la buona narrativa sia in grado di trascendere questo limite dell'esperienza, per cui io, anche se non sono un'attrice lesbica, posso sentire le parole di Valerie scavarmi dentro.

Concordo in parte, perchè quello che ci fa male è il fatto che sentiamo tale realtà vicina a noi. Ci scaverebbero dentro ugualmente se fosse ambientata in un setting storico ma lontano, come, che ne so, l'antica babilonia?

Nei romanzi fantasy leggiamo di stragi, battaglie, massacri, etc, e di solito non ci toccano troppo. Se invece fossero narrati come fatti veri e vicini tutto altro.
Faccio un esempio. Leggiamo in una storia che l'esercito del bene stermina un villaggio di innocenti, magari per sbaglio, o magari perchè era necessario. Ci può dare fastidio, ma se si tratta di goblin probabilmente ci lascia indifferenti. Poi leggiamo della strage di Falluja e ne vediamo le immagini, magari anche sotto forma di fiction come potrebbe essere un fumetto di Joe Sacco e ne rimaniamo sconvolti. Eppure i fatti sono gli stessi.

EDIT: crosspost con mauro e 3evil
« Ultima modifica: 2010-05-31 19:59:48 da robur »

Matteo Suppo

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Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #10 il: 2010-05-31 20:00:56 »
La questione è che appunto Watchmen comunque parla di uomini in calzamaglia. Senza di loro viene a cadere la trama. Diverso è il caso di una trama che viene volutamente supereroizzata (o fantasyzzata). Vedi Avatar.
Volevo scrivere qualcosa di acido ma sono felice :(

Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #11 il: 2010-05-31 20:13:08 »
Sono anche io dell'idea che anche in un contesto fantastico si possano affrontare e toccare problemi reali ed emozionarsi.
Nello specifico per Alan Moore, a me di Watchmen ad esempio non è piaciuto molto il finale (potete picchiarmi :p) perché le reazioni mi sono sembrate poco reali e coerenti, mi è sembrato tutto molto forzato. Invece il fatto che fossero eroi o meno non mi ha toccato più di tanto.

Magari è colpa di un pregiudizio? Se è un fumetto non può essere serio, se è un fantasy non può essere serio, se è animato non può essere serio, se ci sono dei combattimenti non può essere serio e via dicendo...

Secondo me no, a patto che il contesto non-reale sia di supporto al tema da trattare, non lì da sfondo giusto per bellezza. Creare una storia in un contesto fantasy che potrebbe benissimo essere ambientata nel mondo reale senza nessuna modifica sostanziale va da se che è solo uno spreco...

EDIT: Ecco, Triex ha detto quello che ho detto nell'ultimo paragrafo in modo più efficace :D
« Ultima modifica: 2010-05-31 20:14:30 da Mark »

Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #12 il: 2010-05-31 20:26:09 »
Citazione
[cite]Autore: Mark[/cite]Sono anche io dell'idea che anche in un contesto fantastico si possano affrontare e toccare problemi reali ed emozionarsi.

Appunto, un contesto fantasy "tocca", ma spesso e volentieri non approfondisce.

Prendiamo un film tipo "2012",  si e no, alla fine del film rimane un miliardesimo della popolazione, ma... è fregato qualcosa a qualcuno? No.
Quello che ti tocca davvero, che ti fa tifare per il "buono" di turno, sono le piccole questioni, il super buono salverà il suo amico? Il super buono riuscirà a dichiararsi alla ragazza di cui è follemente innamorato? La nonna di caio riuscirà ad uscire dal coma?

I super poteri, i draghi colossali, i demoni terrificanti, la popolazione del multi universo... si, divertente, ma alla lunga: "Chi se frega!"
« Ultima modifica: 2010-05-31 20:27:45 da 3evil »
Trevor Devalle - Programmer and unanonymous alcoholic

Michael Tangherlini

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Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #13 il: 2010-05-31 20:29:41 »
Citazione
[cite]Autore: 3evil[/cite]Appunto, un contesto fantasy "tocca", ma spesso e volentieri non approfondisce.
Ma questo è un problema di chi il fantasy lo fa, non di chi lo vive...

-MikeT
My body is a cage / My mind holds the key (Peter Gabriel - My body is a cage)

Il "limite di Watchmen" [era Wish-fulfillment]
« Risposta #14 il: 2010-05-31 20:38:41 »
Citazione
[cite]Autore: 3evil[/cite]
Citazione
[cite]Autore: Mark[/cite][p]Sono anche io dell'idea che anche in un contesto fantastico si possano affrontare e toccare problemi reali ed emozionarsi.[/p]
[p]Appunto, un contesto fantasy "tocca", ma spesso e volentieri non approfondisce.[/p][p]Prendiamo un film tipo "2012",  si e no, alla fine del film rimane un miliardesimo della popolazione, ma... è fregato qualcosa a qualcuno? No.
Quello che ti tocca davvero, che ti fa tifare per il "buono" di turno, sono le piccole questioni, il super buono salverà il suo amico? Il super buono riuscirà a dichiararsi alla ragazza di cui è follemente innamorato? La nonna di caio riuscirà ad uscire dal coma?[/p][p]I super poteri, i draghi colossali, i demoni terrificanti, la popolazione del multi universo... si, divertente, ma alla lunga: "Chi se frega!"[/p]


Non vedo come le due cose non possano convivere...

Cioè demoni terrificanti e draghi ma allo stesso tempo sapere se il tipo riuscirà a dichiararsi alla ragazza o a salvare l'amico? Perché no? (anzi diciamo è quasi sempre così, visto che aiuta ad empatizzare con i protagonisti e a sentirli più vicini, a prescindere dal genere)

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