Autore Topic: [Thy Vernal Chieftain] Sfondo Storico  (Letto 1464 volte)

Ezio

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[Thy Vernal Chieftain] Sfondo Storico
« il: 2010-05-21 21:35:50 »
Thy Vernal Chieftain è un gioco sperimentale di P. Czege ambientato in britannia durante il passaggio tra l'Antichità e il Medioevo.
Czege suggerisce, per creare un panorama immaginativo comune al tavolo, di trascorrere una quarantina di minuti su wikipedia, usando come parole chiave Romani, Britanni e Galli.

Visto che voi siete dei pigroni ecco a voi quei quaranta minuti di ricerca, messi giù bene, in un paio di pagine A4 ;-)

L’IMPERO DEI ROMANI
Ci troviamo nel V secolo dopo Cristo, e il gigante che fu l’Impero Romano si sta arrendendo ai colpi inflitti dalle nuove, selvagge popolazioni che calano da nord e da est. Le tensioni sociali e politiche al suo interno sono al culmine. L’Impero è diviso in due regni, quello Occidentale e quello Orientale, e si rispettivi governanti spesso non sono in rapporti amichevoli.
La stessa cultura romana, la severa, bellicosa, morigerata cultura che caratterizzava i romani dell’epoca d’oro è ormai svanita, irrimediabilmente persa in secoli di penetrazione da strani culti orientali, dal Cristianesimo e dalla mollezza del lusso.
All’epoca la cultura romana era un miscuglio eterogeneo delle diverse istanze che nel corso della sua Storia erano state assorbite e non era più possibile distinguere le varie parti che componevano questo grande crogiuolo di popoli e lingue.
Tale era la forza di questa mescolanza  che il latino, la lingua dei romani, era parlato ormai soltanto dal popolo ed era una lingua ben diversa da quella di Cicerone e Virgilio, piena di termini stranieri e povera di finezze sintattiche. Questo latino si parlava e si conserva soprattutto ai margini dell’Impero Occidentale e la Chiesa conservava il latino come propria lingua, eredità dei suoi inizi popolari, ma la spinta culturale dell’Impero Orientale (di lingua greca) era tale che il greco era ormai la lingua dei commerci e della diplomazia, l’unica lingua davvero universale nel bacino mediterraneo.
Le legioni disciplinate e ben equipaggiate che un tempo portarono la cultura e la lingua romana in ogni angolo del mediterraneo e dell’Europa occidentale erano ormai solo un sogno. I militari di professione che le avevano rese grandi erano ormai talmente scarsi da non essere più in grado di difendere stabilmente i limes, i confini, e l’Impero d’Occidente ricorreva a truppe costantemente in movimento per rinforzarlo di volta in volta dopo la necessità era maggiore, trasformando gli impenetrabili confini di Roma in un vero e proprio colabrodo. Molti foederati barbari combattevano nell’esercito romano: intere “tribù”, per lo più germaniche, pagate, equipaggiate ed inquadrate come reggimenti autonomi dall’Impero. Allo stesso modo l’Impero pagava i sodales, barbari non inquadrati che combattevano autonomamente e sotto i propri comandanti. L’esercito, un tempo veicolo della cultura romana, era diventato il principale veicolo per culture estranee ad essa.
La religione classica era ormai fuorilegge: è nel 391 che il Cristianesimo diventa l’unica religione permessa entro i confini dell’Impero. Il Cristianesimo di quell’epoca è diverso sia da quello delle origini che da quello moderno. La gerarchia ecclesiastica non è ancora rigida, e i Vescovi sono capi sia religiosi che civili. Il Vescovo di Roma era solo da poco diventato Papa, e ancora lottava per stabilire il suo dominio sopra gli altri vescovi, piuttosto che essere riconosciuto come il primus intra pares che tradizionalmente era. La dottrina dell’epoca era severa, ascetica, forse l’unica vera erede della severità della Roma repubblicana. Era una dottrina piena di misticismo e spiritualità, ancora priva del culto dei santi e delle reliquie che caratterizzerà il medioevo, e che non aveva ancora conosciuto la grande rivoluzione monastica. Era una religione di eremiti, di mistici e, contemporaneamente, di governatori di città.
In alcune nicchie protette ancora sopravviveva il ricordo degli ideali repubblicani, e sui confini non era raro vedere un qualche notabile locale tentare di vivere come facevano i suoi avi, nei confini protetti della sia villa, ma tali tentativi difficilmente sopravvivevano più di qualche anno all’ondata di cambiamenti che investiva il mondo in quei secoli.

I CELTI ROMANIZZATI
All’alba dell’Impero, nel I secolo a.C. i Romani riuscirono a sconfiggere i loro secolari nemici: i Galli. I Galli non erano altro che la federazione di un gruppo di tribù di etnia celtica stanziate in un’area che comprende l’attuale Francia, Svizzera, nord Italia e Renania. Le popolazioni di etnia celtica erano tuttavia diffuse entro confini ben più ampi. All’apice della loro espansione tribù di questo genere potevano essere trovate dalla Spagna all’Inghilterra, fino alle sponde del Mar Nero. Quella celtica era una cultura tribale, estremamente frammentata e con enormi variazioni al proprio interno. La sua religione era una variante animistica che spesso induceva caratteri umani a istanze naturali quali laghi, monti e torrenti. Molti animali totemici erano venerati dalle varie tribù, mentre veniva mostrato poco interesse verso la personificazione di concetti più astratti, contrariamente a quanto avveniva per i Romani. La religione celtica era comunque estremamente fluida (come tutta la loro cultura) e piena di variazioni locali.
In generale (per quanto questa generalizzazione sia possibile) possiamo vedere nei Celti un popolo di grandi fabbri, guerrieri coraggiosi, buoni coltivatori e astutissimi mercanti. Il loro punto debole era forse la coesione sociale: dove i romani furono abili a costituire un’unica, solida identità per i territori da loro conquistati, i Celti non ebbero mai la forza di organizzare un governo centralizzato e le singole unità tribali continuarono per tutta la loro Storia a combattersi tra loro.
La principale caratteristica ascrivibile a queste popolazioni è però la loro grandissima adattabilità e penetrabilità da parte di culture esterne. In un certo senso i Celti furono una sorta di spugne culturali dell’antichità, rapidissimi nell’assorbire e fare propri usi, lingua e religione dei popoli con cui venivano in contatto.
Questo fenomeno è facilmente osservabile in Gallia, dove si viene appunto a creare la cultura ora nota come “Gallo-Romana”, che fu una delle ultime roccaforti dell’Impero.
Nonostante questo l’identità celtica non venne mai meno, e la Storia ci tramanda di almeno un regno “Celtico”, l’Impero di Postumus che nel III secolo tentò di ribellarsi a Roma, venendo schiacciato nel giro di una quindicina d’anni.
La cultura gallo-romana era una cultura di villaggi (padii) e grandi latifondi agricoli (villae), fortemente patriarcale e gerarchica: la fedeltà celtica al rix, al signore-guerriero, si era sposata armoniosamente con il rispetto tutto romano per il pater faimilias. Le grandi città furono sconosciute in Gallia fino alla rinascita medievale, specialmente nel pacifico sud.
Sulle coste mediterranee della Provenza si trovavano i grandi porti interni del Mediterraneo, e qui la cultura gallo-romana sopravvisse più a lungo di qualunque altra zona. Da questo porti arrivarono piuttosto presto i culti orientali tipici dell’Impero maturo e la tipica capacità celtica per l’assorbimento culturale fece sì che tali culti penetrassero rapidamente e a fondo, cancellando di fatto la religione animistica tradizionale che, comunque, era già completamente fusa a quella romana, salvo la sopravvivenza di alcune figure uniche, quale Epona dei Cavalli. Tra i culti orientali importati nel II secolo vi era anche il Cristianesimo, che si diffuse fra i Gallo-Romani anche più velocemente che in altre parti dell’Impero. La vena di indipendenza che sempre percorreva questa provincia si fece però sentire anche in questo campo, e per secoli la “Chiesa Gallicana” fu uno dei più grandi rivali all’affermazione del primato del Vescovo di Roma sopra gli altri. Altrettanto tipicamente la Chiesa Gallicana non trionfò per la sua natura frammentata e conflittuale, basata su un culto tutto celtico del carisma personale del leader. I Vescovi provenivano quasi invariabilmente dagli strati alti della società, erano nobili in cerca di una delle poche posizioni di leadership non militari sopravvissute alla decadenza dell’Impero, e rappresentarono una casta di finissimi intellettuali, che difese la purezza del pensiero (e della lingua) romana dalla contaminazione gotica, mentre altri, più popolari, portavano la popolazione verso un ascetismo severo e rigoroso.
« Ultima modifica: 2010-05-21 22:56:21 da Aetius »
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Ezio

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[Thy Vernal Chieftain] Sfondo Storico
« Risposta #1 il: 2010-05-21 21:36:07 »
LA BRITANNIA
La Britannia è sempre stato l’estremo confine del mondo, per le culture fiorite nel bacino mediterraneo. I greci, i fenici e i romani delle origini la conoscevano, ma per loro era un luogo freddo, selvaggio, inospitale, ricchissima di stagno ma abitata da barbari che si accoppiavano con le bestie.
Non erano troppo lontani dal vero.
Prima dell’invasione romana del I secolo le tribù di ceppo celtico della Britannia non avevano avuto i forti contatti con culture aliene che avevano “ingentilito” i loro cugini continentali e, anzi, le isole britanniche erano diventate il rifugio di molte popolazioni celtiche che, rifiutando la dominazione romana, erano fuggite a nord, i cosiddetti Catuvellauni. Al nord i Brigantes erano gli originali abitanti dell’isola, costantemente in guerra coi Pitti, popolazioni autoctone considerate selvagge dagli stessi celti.
Catauvellauni e Brigantes erano unità culturali piuttosto solide, ma comunque divise al loro interno in una dozzina di tribù diverse, unite da lingua e religione ma divise da faide e guerre intestine. Erano tribù come gli Iceni, i Siluri, i Belgae o gli Ordovici, i cuoi nomi sono ancora piuttosto noti, legati per lo più a fatti di sangue.
La Storia di queste tribù è infatti una storia di guerre, ribellioni e invasioni. I Romani conquistano la Britannia nel I secolo, e subito i leader carismatici delle tribù guidano i loro guerrieri alla rivolta. La leggendaria regina-guerriera degli Iceni, Boadicea (o Boudicca), appartiene a questo periodo. Da questo momento in poi le ribellioni britanniche sono innumerevoli.
Questo costante stato di agitazione crea una singolare dicotomia: nelle grandi città come Londinium (Londra), Eburacum (York) o Camuldonum (Colchester) si insediò la cultura romana, trapiantata dal continente, mentre nelle campagne la cultura originale britannica continuò a sopravvivere (e combattere). La lingua celtica venne comunque sostituita da quella latina e per un lungo periodo (fino alla conquista sassone) l’Inghilterra parlò una lingua romanza.
La cultura britannica era la tipica cultura celtica basata sul villaggio tribale. Ogni villaggio era governato da una casta di guerrieri e sacerdoti (spesso un capo era contemporaneamente entrambe le cose) che ricevevano e ridistribuivano la ricchezza lungo una complessa linea di favori e alleanze con gli altri guerrieri a capo delle famiglie sotto di loro. Il territorio era ricco di minerali, ma i britanni non furono mai, prima dell’invasione romana, grandi fabbri, non riuscendo mai a raggiungere il livello di organizzazione necessario a sfruttare i giacimenti profondi.
Il territorio era prevalentemente boscoso e neppure i romani arrivarono a disboscarlo integralmente, rendendo i britanni un popolo di cacciatori, più che di agricoltori, dato anche il clima rigido e inclemente delle loro isole.
Roma rinunciò definitivamente alla Britannia all’alba del V secolo lasciando l’isola nel caos. Le popolazioni germaniche dei Sassoni e degli Juti compivano costanti scorrerie sulle coste orientali, quelle occidentali erano martoriate dai pirati irlandesi e i bellicosi Pitti del nord cercavano di varcare i Valli lasciati sguarniti. Nelle città la nobiltà romana resse l’urto, formando la cultura Romano-Britanna che sopravvivrà ancora un secolo, ma i villaggi isolati dai boschi, privati di una vera e propria organizzazione centrale soffrirono enormemente queste continue scorrerie.
Mentre in altri punti dell’Impero nella medesima situazione la Chiesa subentrava come governo centrale, in Britannia il Cristianesimo non era penetrato così a fondo, così come nessun altro culto misterico orientale con l’unica eccezione del mitraismo dei legionari. Il Cristianesimo aveva poi messo radici, ma qui più che altrove era dovuto scendere a compromessi coi culti pagani, fondendosi e mischiandosi a loro a livello molto profondo.
Questa granulosità culturale, composta da strati su strati mal amalgamati si rivelerà il peggior tallone d’Achille dei Britanni, che verranno ridotti ad alcune enclavi in galles e nel nord dell’Inghilterra dai Sassoni nel VI secolo
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[Thy Vernal Chieftain] Sfondo Storico
« Risposta #2 il: 2010-05-21 22:46:54 »
Questi meravigliosi post storici qualcuno meno informatically challenged di me li mette nella Wiki, vero? VEROOOO?

(Grazie Ezio, se non ci fossi bisognerebbe inventarti e fanmailarti a pioggia come sto facendo io :] )
I nitpicker danneggiano anche te. Digli di smettere.

Ezio

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« Risposta #3 il: 2010-05-21 22:55:53 »
La Wiki! Me ne ero scordato!
Fermi tutti, ci voglio provare io sperando di riuscire a non far casini con la gerarchia delle pagine, stavolta!

Grazie, Claudia ^^

Lo sai che a fare queste cose mi diverto ;-)
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Moreno Roncucci

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« Risposta #4 il: 2010-05-22 01:05:53 »
Intanto, alla faccia del wiki, questi due thread "storici" sono già stati aggiunti alla mia "Raccolta thread con errata e chiarimenti sui vari giochi"  ;-)
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Emanuele Borio

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« Risposta #5 il: 2010-05-22 01:27:47 »
Se non ci riesci fai un fischio, che io sono sempre qui ^^
Ciao, sono Meme! - Fanmail 64 - DN=2 - Ingegnere delle Scienze Agrarie, Contadino, Nerd di Professione.

Ezio

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« Risposta #6 il: 2010-05-22 10:55:32 »
Oggi o domani metto qui qualcosa sul Mitraismo e sui culti orientali.
È tangenziale al gioco (che si svolge in piena epoca cristiana, quando ormai tali culti non esistevano praticamente più), ma avevo promesso a Mauro una chiacchierata sull'argomento che non si è mai fatta...
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Mauro

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« Risposta #7 il: 2010-05-22 11:31:59 »
Citazione
[cite]Autore: Aetius[/cite]Oggi o domani metto qui qualcosa sul Mitraismo e sui culti orientali

Ottimo, grazie; resto in attesa. Se poi ci sarà modo anche dal vivo, ben venga!

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