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[Kagematsu] EtrusCon Inverno 2014

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Patrick:
Voi pensate troppo quando giocate a Kagematsu, io gioco moooolto più di pancia xD

Comunque ho apprezzato che le tre Donne abbiano avuto tre storie molto diverse, anche per la diversa esposizione al Demone. E sinceramente non saprei come avrebbe reagito Haruko al posto di Hikari nella prima scena col Demone...

Daniele Di Rubbo:
Uhm… ti assicuro che dal mio punto di vista ho giocato molto spontaneo. Stavo solo attento a cercare di comportarmi in maniera da non prendere Pietà al posto di Amore. Ah, ci tengo a dire che non mi sono mai sentito “sotto processo”: appena ho giocato la prima scena è andato tutto liscissimo.

Moreno Roncucci:
Una domanda prima di tutto a Daniele che non l'aveva mai giocato prima, ma anche ad altri che magari ricordano la loro "prima volta"....   ;)

Kagematsu è ormai stato pubblicato da anni, sono stati postati commenti ed actual play in giro, ma vedo ancora ogni tanto parlarne in maniere che mi lasciano perplesso, da persone che non l'hanno mai giocato e evidentemente ne hanno un idea molto confusa.

Quindi, per capire un po' meglio qual è questa "immagine"... cosa pensavi di Kagematsu prima, e in cosa è stato più differente da come te lo aspettavi?

Daniele Di Rubbo:
Allora, innanzitutto se ricordo bene, Kagematsu fu pubblicato in italiano alla Lucca del 2010 (in inglese l’anno prima). A quella Lucca o alla successiva (non ricordo bene) io vidi il gioco, ma sinceramente non m’interessava. Paradossalmente ne era più interessato il mio amico Stefano, che è più propenso di me a bollare negativamente i giochi che favoriscono una partecipazione emotiva dei giocatori.

Ne ho sentito nuovamente parlare a profusione dal 2012 in poi, per via della mia partecipazione alle con e delle discussioni sui social network (principalmente Google+). Da allora io ho sospeso il giudizio sul gioco: delle regole sapevo poco e niente; quello che è passato a me è che fosse un gioco ambientato nel Giappone fantasy del XVI sec. dove una giocatrice donna interpreta un samurai che arriva in un villaggio in cui non ci sono uomini. Questo villaggio è minacciato da qualcosa (una minaccia soprannaturale e non) e le donne (interpretate da giocatori uomini) intraprendono contatti col samurai per convincerlo a restare e ad affrontare la minaccia, di fatto dando inizio a relazioni di tipo sentimentale con lui.

La vulgata mi aveva fatto intendere che si trattasse di un gioco che parla di seduzione e di come il ruolo sociale di genere influisca sulla visione che noi abbiamo del sesso opposto. Il gioco avrebbe fatto palesemente leva sul meccanismo dello scambio di genere tra personaggio e giocatore per mettere i tutti i giocatori in un ruolo che solitamente non gli è consono nella società.

Sul gioco in sé, riprendo il discorso, avevo sospeso il giudizio. Ovviamente mi era capitato di parlarne privatamente in maniera seria e scherzosa, a seconda degli interlocutori e dei contesti. Il fatto che abbia sospeso il giudizio sul gioco è normale, per me, perché di solito lo faccio con tutti i giochi, prima di provarli; Kagematsu in questo non ha fatto differenza.

Delle regole, ripeto, non sapevo nulla fino alla chiacchierata in macchina con Alberto, questa estate. Anche allora, nonostante la sua spiegazione, molte cose non mi erano chiare; la spiegazione di Manuela, prima della giocata a EtrusCon, mi ha chiarito definitivamente i punti oscuri. Per capire come le regole interagissero davvero, ovviamente, ho dovuto giocare e aspettare la fine della sessione. Lì, in particolare, un commento di Patrick mi ha fatto capire che non è necessario aggiudicarsi i segni di affetto per essere pieni di Amore; una cosa scontata, ma alla quale prima non avevo badato.

Una delle ragioni per cui non avevo provato il gioco prima è stata che, se devo essere sincero, non ne avevo tanta voglia. Ossia, mi iscrivevo alla con e mi riempivo gli slot di giochi che in quel momento mi interessavano di più. Stavolta c’è stata l’occasione di giocarlo e mi andava di giocarci; ragion per cui ho accettato di buona lena la proposta di Manuela.

Come conclusione posso dire che è un gioco che vale la pena di provare. Conosco persone che non se la sentono o alle quali non interessa; lo capisco benissimo e lo rispetto, ma a tutti gli altri, quelli che sentono di poterci giocare serenamente, è un gioco che consiglio di provare.

Moreno Roncucci:
Grazie, Daniele!


--- Citazione da: Daniele Di Rubbo - 2014-03-18 20:33:10 ---Allora, innanzitutto se ricordo bene, Kagematsu fu pubblicato in italiano alla Lucca del 2010 (in inglese l’anno prima).
--- Termina citazione ---

Sì, e quell'anno ha vinto (per me più che meritatamente) l'Indie Award come "Gioco dell'anno" battendo i nuovi giochi di Jason Morningstar, Ben Lehman e Ron Edwards, e l'anno dopo è entrato nella shortlist del Diana Jones Award for Excellence in Gaming, unico rpg insieme a Montsegur 1244 (il premio quell'anno alla fine l'ha vinto il sito boardgamegeek, non un gdr)

Ci tengo a ribadirlo perché c'è in giro un po' lo stereotipo (tradizionale) dei "gdr basati sull'interpretazione e non sulle regole", e Kagematsu invece per me ha delle meccaniche straordinariamente efficaci (che giustificano fra l'altro, per la prima volta, l'esistenza di uno schermo del GM...), e quando lo vedo escluso da liste dei "giochi più innovativi" che sono magari piene di hack di altri giochi un po' mi girano...   8)

È il primo gioco che  farei giocare a qualcuno che ancora dica che il sistema non conta, o che "con il d20 puoi giocarci tutto"   :P

E perché ci sono persone qui che ANCORA NON L'HANNO GIOCATO! Intollerabile!  Bisogna porre fine a questo sconcio!    >:(

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