Come sacerdotessa, a Serendib era stato insegnato a riconoscere i segni. Anche in mezzo alla folla del mercato, seguire quel guizzo di luce non era un problema, ma richiedeva la sua concentrazione. Per questo, probabilmente, non li sentì sgusciare fuori dall'ombra sotto uno dei carri provenienti da Garak e prendere la sua stessa direzione, come fiutando l'aria. D'altronde nemmeno loro avevano notato la sacerdotessa. Il loro obiettivo era un altro.
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Nel frattempo, a palazzo, Palasar annuì all'ordine del suo re, e si avviò alla porta alle sue spalle. La aprì proprio mentre Kelia, la maestra tessitrice, stava per bussare con sguardo turbato.
"Figlio della luna" disse, rivolgendosi al sovrano con uno dei suoi titoli più pomposi e inchinandosi prima di entrare nella stanza "La sua serva l'ha offesa?"
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Prego, Domenico. Fa' di lui ciò che vuoi. 