Gli occhi di Belili divennero quasi tristi. "Coraggio." disse. "Una merce così rara."
Si allontanò da lui, e le lucciole si dispersero, nascondendola per un attimo nell'ombra. Kazef però intravedeva la sua sagoma, e udiva stani scricchiolii. Aveva la sensazione che Belili si stesse trasformando in qualcosa di diverso, qualcosa di minaccioso. La sua voce però non cambiava, mentre continuava a parlargli.
"Potrei, sì, ucciderti con poco più di uno sguardo. Mi basterebbe avvolgermi intorno alla tua caviglia e affondare denti di vipera nel tuo calcagno. Non lo farò. Ti concederò invece l'occasione di dimostrare se quanto dici è vero, e qual'è il tuo valore. Affrontami, Taloniano. Mostrami cosa sei disposto a fare."
La radura si era impercettibilmente allargata di nuovo intorno a loro, e quando Belili uscì sotto la luce della luna, la sua forma era lungi dall'essere umana. Il corpo era di leone, ma le zampe di orso; zanne feroci si aprivano nella sua bocca e corna ricurve di protendevano verso lo schiavo, mentre la coda era irta di aculei. Era difficile stabilire se il suo corpo fosse di carne o legno, coperto di peli o di squame di rettile. Belili era tutte queste cose e nessuna.
La luce della luna splendeva ora come un falò e dalla soffice terra e dall'erba della radura, Kazef vedeva ora spuntare vecchie armi rose dal tempo, armature e scudi spezzati, stendardi laceri e ossa bianche e spolpate.
"Temi la morte, Taloniano? Pensi di poter percorrere questa strada? Se la tua vita è l'unica speranza per il tuo popolo tientela cara, perché sto per portartela via."
Solo gli occhi dorati e la voce della creatura erano rimasti immutati. C'era ancora tristezza in quegli occhi quando il mostro si lanciò su di lui come se volesse divorarlo. Non voleva uccidere lo schiavo, che le era più simile di quanto lei stessa non volesse ammettere, ma impartirgli una lezione. Mostrargli come agire quando la vittoria è impossibile.
Lo schiacciò a terra facilmente, mostrandogli tutta la sua impotenza.
Conflitto? 