Allora, per quanto riguarda l'efficienza, ti ha già risposto Iacopo: sfruttare sempre quello che meccanicamente conviene va benissimo, ma sappi che, in fiction, scoprirai un sempre maggior numero di punti deboli del soldato, e quindi il maestro potrà andare a picchiare sempre più forte proprio su quelli.
Come in tutti i giochi fatti bene, giocare nella maniera più efficiente è automaticamente il modo migliore di giocare; essendo però un gioco che punta a sottolineare l'orrore della tua condizione di morto (forse questo è davvero un gioco di intimo orrore personale, altro che succhiasangue!), ci saranno momenti in cui tu stessa potresti decidere di giocare una mano in modo non efficiente per distaccarti un attimo dal personaggio.
C'è da chiarire che il gioco non è competitivo: non c'è alcuna condizione di vittoria. L'ottenimento della posta non è una vittoria, così come il caso contrario non è una sconfitta. Sono solo esiti differenti.
Se vuoi giocare in maniera "efficiente" per attivare il finale, fallo! Non c'è alcun problema meccanico, non cercare di trattenerti. Il gioco aggiunge automaticamente conseguenze, fornendo al maestro spunti sempre maggiori sugli ordini. È un circolo positivo. Darai sempre più spunti al maestro per distruggere cose a cui il soldato tiene, e quindi potresti trovarti nel finale a dover cercare la tua posta fra cose secondarie, perché tutto ciò cui tenevi davvero ormai è scomparso.
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Per quanto riguarda invece l'arma, uso i tuoi due casi:
- caso 1: per quale motivo dovresti volerla utilizzare in questo modo? Avvantaggeresti il maestro per il finale e in più miglioreresti la tua probabilità di avere successo nell'incarico. Non ne vedo il senso... Il gioco non ti obbliga mica a farlo: non farlo. Usala quando il gioco ti premia, non quando ti penalizza... È come se in D&D tu avessi un personaggio specializzato nell'ascia, e per un qualche motivo tu usassi sempre la spada.
- caso 2: cambia a livello di fiction. Prima usi la tua arma, e quindi descrivi come la utilizzi in fiction per portare avanti l'ordine; quindi opponi resistenza, e quindi descrivi in fiction come lo fai.
Se fosse "quando usi la tua arma per ribellarti agli ordini", mancherebbe un passaggio: utilizzeresti l'arma in fiction contro l'oscuro signore (o comunque per ribellarti).
Si vede la differenza? Nel secondo caso, l'arma è il modo (in fiction) che utilizzi per ribellarti; nel primo, la ribellione è una conseguenza dell'utilizzo dell'arma.
Faccio due esempi.
Esempio: il signore mi ordina di strappare, con le mie braccia che terminano il lame d'osso, la carne dal corpo di mio figlio di 5 anni, che è incatenato al muro davanti a noi. Si girano le carte, il maestro sta vincendo, e quindi narra (se vuole) un ostacolo: mio figlio mi fissa in volto, e i suoi occhi sono asciutti, ma dall'intensità dello sguardo è chiaro che di fronte a lui sta vedendo suo padre, e non un semplice mostro.
CASO "usa l'arma per ribellarti": mi giro di scatto verso l'oscuro signore e lo trafiggo con le lame d'osso.
CASO secondo regolamento: avvicino le lame agli occhi del figlio, per cavarglieli via con le mia braccia d'osso [sto usando l'arma per superare l'ostacolo]. Ma a questo punto oppongo resistenza.
Insomma, nel primo caso (quello da te ipotizzato), l'arma è un semplice strumento, un'arma e basta a tutti gli effetti; nel secondo (quello da manuale), è uno spunto narrativo che si innesta sul tema del gioco.