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Quisquilie grammaticali qui!

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Suna:

--- Citazione ---[cite]Autore: Bagi[/cite][p]E' corretto l'utilizzo dell'articolo davanti al nome proprio di una persona (il Luca, la Betta ecc.)?
Se no, sapete per caso spiegarmi perché i toscani tendono ad abusarne?[/p]
--- Termina citazione ---


mi è sempre stato detto che è fondamentalmente scorretto anche perché nella maggior parte dei casi che sento è utilizzato solo nel parlare di persone di sesso femminile.
Specie qui nel Veneto si dice quasi sempre "la Claudia", "la Laura" ecc., di contrario non si sente mai dire "Il Moreno" o "il Michele".
Imperciocché tendo a considerarla come una forma di sessismo (giudizio squisitamente personale), sono abbastanza inflessibile nel non mettere mai l'articolo davanti ad un nome.

Mauro:
Confermo che di norma si usa davanti ai nomi femminili e che davanti ai maschili è (spesso?) un'estensione; ma non so se sia sessismo: almeno con i cognomi, per esempio serve a fare chiarezza: "Musso" è un uomo, "la Musso" è una donna.
Di per sé la cosa ha radici culturali stratificate da tempo, che ormai hanno fatto perdere, a mio parere, ogni eventuale connotazione sessista; un po' come il maschile per il neutro, caso in cui vedo semplicemente un uso radicato, non una volontà sessista.

Matteo Stendardi Turini:

--- Citazione ---un po' come il maschile per il neutro, caso in cui vedo semplicemente un uso radicato, non una volontà sessista.
--- Termina citazione ---

Con neutro intendi termini astratti, ideologici, professionali?
Ad esempio espressioni tipo: "Siamo tutti fratelli", oppure "L'avvocato Nicoletta Gandus"?
In questo senso sono tendenzialmente d'accordo. Il tentativo di virare al femminile simili nomi tende a risultare un po' goffo ("L'avvocata", "La studente"...), quando non proprio ridicolo ("A tutte le donne e a tutti gli uomini", con il genere femminile in precedenza... - Non bastava dire "A tutte le persone"?).
Nel '93 fu stampato un opuscolo curato da Alma Sabatini, in cui si analizzava Il sessismo nella lingua italiana, fornendo proposte lessicali...stonate, diciamo. Tipo: accordare il verbo con il genere dell'ultima parola di un elenco ("Luca, Marco, Paolo, Giovanni e Sara sono andate", "Laura, Maria, Rossana, Mirco sono andati), accordare il participio passato al femminile perché è il genere maggiormente diffuso fra i nomi ("Marco ha rotta il vetro..."!?) e idee simili.


--- Citazione ---almeno con i cognomi, per esempio serve a fare chiarezza: "Musso" è un uomo, "la Musso" è una donna.
--- Termina citazione ---

Per quanto riguarda questo, invece, non sono d'accordo. Se è vero che la lingua è una stratificazione di usi (usiamo le "penne", anche se ormi sono di plastica e non le strappiamo dalle oche), credo che, laddove si utilizzino forme particolari esclusivamente per un genere, si possa tentare un'unificazione (perché "Signora/Signorina" e non "Signore/Signorino"?). Così, scriverei Gianfranco Fini e Rosy Bindi, oppure "Fini e Bindi", ma non "Fini e la Bindi".
Ritango che, a livello culturale, sia una differenziazione analoga all'imposizione del cognome del marito, che vigeva in Italia fino al 1975, per le donne sposate.

Rafu:
L'articolo femminile davanti a cognome era un tempo molto usato e oggi è deprecato perché sì, è inutile sessismo. Io personalmente tendo a dirlo, ma a pensarci due volte prima di scriverlo, e alla fine non lo scrivo.

L'articolo femminile davanti a nome proprio è un dialettalismo tipico di certe zone del nord Italia. Qui in Emilia sarebbe quasi anomalo parlare di una donna in terza persona senza premettere l'articolo al suo nome... ma non mi convincereste a scriverlo nemmeno sotto tortura.
L'articolo davanti a nomi di persona maschili, invece, è un dialettalismo meno diffuso. Nella mia esperienza è tipico della parlata trentina. Immagino si usi anche in altre regioni, ma non so quali.

Mauro:

--- Citazione ---[cite]Autore: Matteo Turini[/cite]Con neutro intendi termini astratti, ideologici, professionali?
--- Termina citazione ---

In generale il neutro: se ho visto diecimila donne e un uomo, dico "Li ho visti", non "Le ho viste". La prima frase non specifica se erano tutti uomini, la seconda implica che erano tutte donne.
Stesso discorso per "Ho due figli" e simili: se mi chiedono quanti figli ho, rispondo a prescindere che siano maschi o femmine; se mi chiedono quante figlie, si è portati (almeno nella mia esperienza) a prendere la domanda per quello che è: "Quante femmine hai?".


--- Citazione ---In questo senso sono tendenzialmente d'accordo. Il tentativo di virare al femminile simili nomi tende a risultare un po' goffo ("L'avvocata", "La studente"...), quando non proprio ridicolo ("A tutte le donne e a tutti gli uomini", con il genere femminile in precedenza... - Non bastava dire "A tutte le persone"?)
--- Termina citazione ---

Questo rischia anche di causare casini: pensa a una legge che inizi rivolgendosi a "uomini e donne" e poi parli di "uomini"... comprende le donne, in quel passo? no? E forse è un caso reale.
Comunque, tenete presente ci sono dei nomi che per loro natura valgono per entrambi i sessi.


--- Citazione ---Per quanto riguarda questo, invece, non sono d'accordo. Se è vero che la lingua è una stratificazione di usi (usiamo le "penne", anche se ormi sono di plastica e non le strappiamo dalle oche), credo che, laddove si utilizzino forme particolari esclusivamente per un genere, si possa tentare un'unificazione (perché "Signora/Signorina" e non "Signore/Signorino"?). Così, scriverei Gianfranco Fini e Rosy Bindi, oppure "Fini e Bindi", ma non "Fini e la Bindi".
Ritango che, a livello culturale, sia una differenziazione analoga all'imposizione del cognome del marito, che vigeva in Italia fino al 1975, per le donne sposate
--- Termina citazione ---

Se è detto per discriminare potrei essere d'accordo, altrimenti qual è il problema? È tanto culturale quanto usare "avvocato" per entrambi i sessi; se una simile unificazione verrà nessun problema, ma non vedo particolari problemi nell'usare la forma con l'articolo. Inoltre, a differenza del cognome del marito non c'è un'imposizione.
"Signora/Signorina" e non "Signore/Signorino" semplicemente perché l'evoluzione linguistica ha portato a quello (a posteriori magari si è anche trovata la motivazione, personalmente non la so); allora perché "il dio/gli dei", ma "il ditale/i ditali"? L'unica motivazione è il modo in cui si è evoluta la lingua.

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