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[1001 Notte] Vincere O divertirsi?
Mattia Bulgarelli:
Anch'io ho un problemino con 1001Notte (e Manu scommetto che dirà la sua quando vedrà il thread), e anche io mi trovo spesso a dire "cavolo, quel dadino in più mi farebbe comodo per la mia Ambizione, aspetta che ci metto una domanda in più... perché non dovrei?"
Manuela Soriani:
E' complicato per me parlare di questo gioco.
Mixare competitività tra i giocatori, bellezza delle storie e passione per il proprio personaggio per me è impossibile.
Mi da un mucchio di problemi giocarlo.
Sto cercando di capire esattamente dove, ma questo gioco non è per nulla nelle mie corde.
La pressione della competizione al gioco me lo rende assolutamente poco godibile.
Alberto Muti:
è bizzarro: io non avevo mai parlato con nessuno di 1001 notti, e avevo solo letto la descrizione del gioco sul sito di narrattiva... quando alla INC lo provai con Meg, l'aspetto "competitivo" del gioco non lo colsi affatto, tanto che in principio non capii molto l'approccio "aggressivo" di giocatori come Mattia o Fabio... per come l'ho sempre "sentito" io, le ambizioni dei cortigiani sono più degli spunti da cui partire, che non degli obiettivi a cui arrivare... ma capisco anche come il gioco possa funzionare in maniera diversa.
Moreno Roncucci:
--- Citazione da: Albi - 2012-09-03 19:55:56 ---è bizzarro: io non avevo mai parlato con nessuno di 1001 notti, e avevo solo letto la descrizione del gioco sul sito di narrattiva... quando alla INC lo provai con Meg, l'aspetto "competitivo" del gioco non lo colsi affatto
--- Termina citazione ---
Cioè, giocavate senza mettere gemme sulll'ottenere i vostri obiettivi o nell'ostacolare gli altri? Dove le mettevate?
Matteo Suppo:
Secondo me il gusto della sfida di mille e una notte non sta nel raggiungere gli obiettivi o la libertà.
Il gusto della sfida quando sei narratore sta nel mantenere l'quilibrio tra "sto raccontando una storia figa" e "sto lanciando frecciatine agli altri". Sta nel dimostrare di essere in grado di non rispondere a una determinata gemma senza far calare la qualità della narrazione. Sta nel far intendere agli altri "Toh, guarda come ho stile, riesci a fare meglio di me?"
Il gusto della sfida quando non sei narratore sta nel mettere in difficoltà il narratore senza far cadere la qualità della storia, nel chiamare una gemma su qualcosa di interessante e inaspettato, nel rispondere alle frecciatine con altre frecciatine, ma senza turbare la storia (e il sultano).
Per entrambi un forte componente della sfida è riuscire a tenere d'occhio i diversi livelli della fiction, senza dimenticarsi del livello dei cortigiani.
Il risultato dei dadi non è davvero importante. Puoi giocare male, ottenere un sacco di dadi e la libertà o l'ambizione, ma quello per cui stai davvero giocando è dimostrare la tua abilità con gli strumenti che ti sono stati dati, non dimostrare che hai fortuna e fai soltanto pari (o dispari, non ricordo)
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