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[Slow Down]Giocare un gay o un pg dell'altro sesso

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Manuela Soriani:
Ecco qui alcune riflessioni personali.

Giocare per me un personaggio dell'altro sesso

Giocare gli uomini solitamente è la mia prima scelta! ^_^
Li preferisco senza alcun dubbio ai personaggi feminili, ed ora vi andrò a spiegare il perchè (o almeno ci provo)...

Di base non amo lo stereotipo della donna forte e vincente, mi piacciono i personaggi femminili che hanno una forza bilanciata da un qualche tipo di fragilità.
Mi piacciono i personaggi femminili, davvero femminili, pieni di tutte quelle piccole fragilità (le mie stesse, visto che metto sempre qualcosa di mio nei miei personaggi) che rendono una donna reale. Ma non riesco mai a restare davvero legata fino in fondo a questa delicatezza. -.- E' più forte di me.
Anche se lo vorrei.
I miei personaggi femminili arriveranno sempre a dire la "battuta cattiva" o il "commento tagliente".
Quasi sempre riusciranno a "far sentire in colpa qualcuno".
Questo succede perchè io per prima non riesco a "togliere dal personaggio" la mia indole personale.

I miei uomini sono diversi. Hanno un maggiore controllo della loro emotività (e questo avviene perchè questo è il mio modo di vedere gli uomini), e questo mi permette di giocare con una strategia diversa. Mi permette di lasciare che le scene si sviluppino un po', prima di intervenire con "mano pesante".

Gioco gli uomini perchè mi permettono di avere un punto di vista "più lucido", anche se ho giocato moltissimi uomini che poi sono risultati, agli occhi degli altri, credo, "troppo teneri" per essere realistici o davvero credibili.
Per esempio nell'Apocalisse Religiosa che gioco con Mattia come MC, Carne, il mio Senza Faccia è un personaggio davvero strano, mammone, visionario, troppo dolce e incoerente per essere considerato davvero "un uomo duro e puro" come dovrebbe essere...
Questo è un "errore" in cui sono caduti un mucchio di altri miei personaggi maschili... immaginate i miei poveri cavalieri di Polaris, con che facilità possono essere colpiti da un Errore in grado di vedere in mio punto debole. ^^'

Eppure li amo davvero moltissimo e quando gioco mi danno moltissima soddisfazione, soprattutto quando li sento mutare sotto il peso del gioco o dell'ambientazione. ^_^

Altro punto: quando gioco una donna ad un tavolo (soprattutto con degli "sconosciuti"), ho sempre l'impressione di mettermi in una specie di "posizione di vantaggio".
E' difficile spiegarlo, ma è come se mi fosse facile intuire come essere "giustamente fragile", melliflua o seduttrice. Credo che sia una questione di empatia personale.
Questa sensazione spesso mi da un potere che non voglio. >.<
Detto così suona terribilmente immodesto, ma non vuole esserlo, credetemi. @_@
Mattia, spiegaglielo tu.

Giocare un personaggio omosessuale: uomo.

Nel corso dei miei anni ludici ho giocato diversi personaggi uomini gay. All'inizio mi ricordo di averlo fatto per curiosità, per vedere la reazione dei miei compagni di gioco.
Mi ricordo che una mia amica mi disse "io non giocherei mai X (X= nome del suo personaggio uomo) come gay".
Io, come giocatrice bastarda, mi ero proprio impuntata a volere "X" a tutti i costi per il mio Edward (il mio pg gay).
Ci ho messo (ve lo giuro) mesi di gioco  :o per conquistare "X". Ma alla fine ce l'avevo fatta.
E' stata la più grossa soddisfazione ludica della mia vita!

Da allora ho giocato diversi personaggi omosessuali o bisessuali, con risultati più o meno buoni.
Alcune situazioni mi hanno davvero ferito e, in character, fatto sentire inaccettato (il razzismo di base si trova sempre ovunque), altre situazioni hanno fatto sentire il mio pg a suo agio, altre ancora mi hanno fatto sentire davvero "innamorato", "ben accetto" o "desiderato", anche dal punto di vista sessuale.
Mi ritengo comunque una giocatrice fortunata perchè molti di questi esperimenti li ho fatti con il mio gruppo di gioco, che è molto "elastico", oppure con persone che davvero avevano voglia di fare queste prove con me (e qui devo ringraziare i meravigliosi giocatori di KaGaymatsu, che mi hanno dato la possibilità di portare a galla questa interessante discussione).


Giocare un personaggio omosessule: donna.

Ammetto di aver giocato poche donne omosessuali nella mia "carriera" ;) di giocatrice.
Ho poco materiale di cui parlare, per cui scusatemi se non riesco ad affrontare bene la tematica.

Di base non mi piacciono le donne lesbiche giocate dagli uomini.
Ho sempre avuto l'impressione (NB -  parlo di esperienza personale) che ne venissero fuori due stereotipi:
- La lipstick lesbian
- La camionista

Ecco, sappiate che non mi piace nessuna delle due. Anzi, ODIO entrambi gli stereotipi.
E che non mi piace la frequenza esagerata in cui il giocatore medio al tavolo richiede delle attenzioni di tipo sessuale dalla mia personaggia.
>.<
Mi mette a disagio. Mi sembra di essere una macchina "sforna fanservice".
Bene, non voglio esserlo.

Come sempre spero di essere stata esauriente.
Se non lo sono stata abbastanza, chiedete pure.  ^_^

Mattia Bulgarelli:
Mi autocestino un post, non mi ero accorto/ricordato/stavo dormendo dello SLOW DOWN. Scusate, lo riposto domani.

Claudia Cangini:
Ok, offro anch’io la mia esperienza :)
 
Io per giocare un personaggio (anche da master/MC/quelchell’è) devo capire cosa gli passa per la testa, altrimenti non ce la faccio proprio.
Non trovo difficoltà a immaginarmi cosa passa per la testa di una persona che trova sessualmente attraente una donna, sia che si tratti di un uomo o che sia una donna omosessuale.
Paradossalmente, però, credo che avrei più elementi per giocare un uomo omosessuale (almeno in una ambientazione contemporanea) perché sono stata gomito a gomito per anni con amici/colleghi maschi omosessuali. Sul confronto continuo con l’omofobia che pervade tutta la nostra società, le reazioni possibili al coming out da parte di familiari, amici e conoscenti, gli approcci e i rapporti romantici sono più preparata per quanto riguarda un omosessuale maschio, per la mia personale esperienza di vita e probabilmente potrei ritrarlo in maniera più realistica.
 
Capisco però anche gli uomini che lo trovano meno facile e penso, da questo punto di vista, di essere privilegiata proprio perché sono una donna (caso più unico che raro!). A me non hanno martellato per anni nel cervello che “non devo fare il frocio” (mi hanno martellato altra roba, ma questo è un altro discorso).
So che ci sono uomini che comunque questo problema non lo sentono, e sono contenta per loro, ma capisco anche chi lo prova.
 
Chiudo con un mini-AP, non so quanto utile, ma almeno in tema, e che si ricollega un po’ anche a quello che dice Turini: non sempre si gioca un personaggio omosessuale per parlare di omosessualità:
 
A Lucca dell’anno scorso sono riuscita a fare una demo del Mondo dell’Apocalisse MCata da Vincent. Come libretto ho preso un conciatore e ho creato Spice la danzatrice.
Al giro di St ho avuto l’occasione di scegliermi un amante e ho deciso per Dusk la misticatrice. Qualcuno innamorato di me? La sapientesta (femmina) seguace della misticatrice. E le ho scelte perché mi sembravano le opzioni che davano le possibilità più divertenti in gioco.
A pochi minuti dall’inizio della partita, Rouge lo schianto (maschio) stava tentando di sedurmi con ottimi risultati.
Allo stesso tempo, quando la mia amante si è trovata in difficoltà, mi è venuto naturale espormi per lei. E se la sapientesta mi avesse fatto delle avances, avrei reagito senza difficoltà.
I gusti sessuali del mio personaggio non erano il punto che volevo mettere particolarmente in primo piano in quella giocata, erano semplicemente un aspetto di lei.

giullina:

--- Citazione da: jackvice - 2012-05-28 01:25:17 ---Io non ho mai voluto avere pregiudizi nei confronti delle persone, anche se spesso (e qui sono ipocrita) usavo termini che servivano a dimostrare la mia conformità ("frocio" era un'offesa diffusa). Ma parlo delle medie e delle superiori; oggi riconosco che, sentendo alcune situazioni di vita vissuta da omosessuali da queste chat di rete, posso dire che non c'è alcuna differenza. E non sto parlando per ipotesi o teorie. Non sono né più né meno sensibili di noi, vivono come noi e tra di noi, e si rapportano con noi come tutti gli altri. E vi ricordo che il vero gay (non lo dico io, me l'ha detto un  mio amico omosessuale), non è quello che parla con la vocina e veste la giacchettina di Prada con i brillanti (quello che chiamiamo checca insomma): un gay è "vero" se non riconosci per nulla la sua omosessualità così, di primo acchito. Perchè appunto, la differenza non sta nell'atteggiamento o nel vestito (ripeto, non sono parole mie), ma semplicemente nell'essere attratti dallo stesso sesso. Punto. (certo, per i travestiti e per gente come Luxuria non si può certo dire di non distinguerli dalle donne a prima vista, ma quelli non sono gay, sono donne dentro il corpo di uomini).

--- Termina citazione ---

Non ho un actual play, quindi sto violando le regole del thread e me ne spiace. Non so però come altro sottolineare un concetto molto problematico qui espresso, che non vorrei fosse dato per scontato:

Non esiste un vero uomo gay. Così come non esiste un vero uomo eterosessuale né una vera donna eterosessuale o lesbica o l'etichetta che si voglia definire in uno specifico momento. C'è un grande continuum di genere, sessualità ed espressione di sé che non può essere rinchiuso all'interno di una serie di regole: lo stereotipo non aiuta mai, ed è ancora più pericoloso quando viene visto in positivo: lo stereotipo del "vero" gay è un modo per chiudere in una scatoletta di accettabilità quei "loro che in realtà sono uguali a noi [...spesso seguito da ma]", creando una sacco di belle etichettine che non fanno altro che creare nuove esclusioni. Questo vale anche per le persone trans*, che qui sono identificate come automaticamente riconoscibili - il che è a dirla bene whishful thinking, a dirla male, cancellazione dell'identità.

Il mio pensiero di fondo è che sia utile il più possibile ascoltare l'esperienza di altri e prendere spunto da questa per poter giocare un personaggio necessariamente diverso da sé. Il resto è un futile esercizio di stereotipizzazione.

Moreno Roncucci:
Io noto una differenza direi "ideologica" di fondo, che sta portando a diverse incomprensioni nel thread. Cioè, proprio, io scrivo qualcosa (e non solo io), e dalle risposte vedo che si è letto il contrario. E credo di aver capito qual è il problema (o almeno uno dei problemi) di comunicazione.

Ricapitoliamo:  nel mio primo post dico che giocare un maschio omosessuale per me è più "unsafe" che giocare una donna. Cosa significa "unsafe"? Non sto a menarmela con definizioni, parlo in termini di pratica di gioco: significa che è una cosa "socialmente rischiosa", che puoi fare solo in certe circostanze che ti danno più sicurezza. Circostanze sia sociali (il gruppo di gioco, la situazione - sei in un ambiente tranquillo e rilassato o giochi in pubblico? - etc.) sia personali (in breve: lo stato d'animo in quel momento, la voglia di mettersi in gioco contrapposta a quella di giocare a qualcosa di più rilassante, etc.)

La mia tesi insomma in breve era: "è più difficile, ed essendo più difficile servono le circostanze giuste". E perchè è più difficile? Perchè è più "close to home"

La risposta di Patrick in cui questo veniva rappresentato in pratica come "Moreno ha detto che è impossibile perchè è più lontana" mi ha spiazzato, e già il vedere rovesciato quello che dicevo mi ha contrariato, poi leggo nel suo post tutto un discorso sul fatto che non c'è nessuna differenza, che mi pare completamente slegato da ogni realtà, come se vivessimo in un bel vuoto pneumatico dove possiamo fare tutto quello che ci pare senza nessuna conseguenza o reazione dal mondo esterno e dove anche noi non siamo stati minimamente influenzati dalla nostra cultura... e mi pare di leggere una cronaca dal paese delle favole!

Quindi rispondo un bel "Sì" al fatto che la differenza c'è. Non esiste un "è uguale" su queste cose.  E mica solo per l'omosessualità...

E' uguale corteggiare una donna di dieci anni più giovane? (o, se non hai molti anni... è uguale corteggiare una che fa ancora la terza media (anche se ripetente) quando tu sei matricola all'università? Un mio amico lo faceva, e la cosa di onde ne ha fatte, e parecchie...). E' uguale a stare con una donna che ha una figlia più grande di te? E' tutto uguale?

E' uguale il rapporto con una donna di una "classe sociale" molto più elevata? E' uguale al caso opposto? Davvero? E non parliamo di differenze di razza, religione, cultura, etc sennò non finiamo più.

Sinceramente, l'idea che l'amore è amore ed è sempre uguale la relegherei alle massime dentro i cioccolatini...  anche personalmente, sarò strano io, ma con donne diverse di cui ero certissimo di essere innamorato (e anche con il senno di poi lo ero davvero)  avevo emozioni, reazioni, relazioni, completamente diverse. Ero in un certo senso un altra persona. Come lo era lei. Nessuno di noi è una persona sola, ci adattiamo sempre al contesto, a chi abbiamo intorno, e più una persona ci si può avvicinare, più cambiamo per adattarci a lei.

Il Gran Turini (non te lo leverai più questo soprannome...   8) ) mi dice "sì, ma se rovesci il contesto? Se ti metti in una situazione in cui l'omosessualità è la norma e l'eterosessualità è la violazione della norma, non cambia niente?". Ovvio che cambia. Ma non è quello che ho detto io, che tutto cambia?

Quello che non capisco è come il fatto che tutto cambia in rapporto all'ambiente, possa dimostrare che l'amore non cambia rispetto all'ambiente.

Ma su questo ha già risposto in maniera molto chiara Mr Mario.  Vorrei lasciare l'argomento (nato da un equivoco sul mio post e che ritengo off-topic) per tornare alla "strana" lettura che Patrick ha dato al mio post iniziale.

Io dico "è più difficile perchè è più vicino".  Patrick legge "è più difficile perchè è più lontano".

Poi rileggo il post iniziale di Patrick, e l'equazione di Patrick è proprio "più è lontano, più è difficile".  una donna è più lontana rispetto ad un maschio omosessuale, quindi dovrebbe essere più difficile da interpretare. L'elfo poi è lontanissimo, dovrebbe essere impossibile...

Può darsi che io stia equivocando la tesi di Patrick così come lui ha equivocato la mia, e se è così lo invito a correggermi, ma mi pare che questa "equazione" possa spiegare sa la sua lettura del mio post che altre sue risposte. Quindi sono ragionevolmente sicuro che sia questo quello che dice.   E non la usa come una tesi da esplorare, ma come un "assioma" da usare come lente per leggere il thread (da cui "più unsafe".----> "mmm...  vuol dire sicuramente che per lui è più distante...")

Il problema è che è un equazione completamente sbagliata. E che sta portando a diverse incomprensioni in questo thread.

Sapete cos'è facile, davvero facile, da giocare?

Un gatto.

Avete mai giocato "Cats" di John Wick? Il gioco in sè non è niente di che, ma l'idea è irresistibile, almeno per un vero e proprio adoratore dei gatti come me (immagino abbiate notato il mio avatar...): giochi un gatto che difende il nucleo famigliare da varie minacce, con i suoi "poteri felini" (per esempio, se giri tre volte attorno al tuo servitore umano - quello che si considera il tuo padrone, insomma - fa tutto quello che vuoi tu).

Giocare un gatto? Facilissimo. Pensi al cibo, alle coccole e fai miao. Uno dei ruoli più semplici da gocare. Al confronto fare un elfo pare difficile, devi persino dargli una personalità almeno vagamente umana...

Oppure, Mouse Guard: giochi un topo: un gioco davvero unsafe, vero?  8)

Ma prova ad avvicinarti. Un elfo appunto è già più vicino. Un uomo ancora di più, ma dai, se è un guerriero barbaro te la puoi ancora cavare facendogli dire "Crom" e facendogli spaccare crani. Ma se è un uomo contemporaneo? Che magari vive nella tua città? E ha la tua età?

Sempre più vicino, sempre più vicino. Sempre più difficile.

Patrick, sai qual è la giocata probabilmente più "unsafe" che ho fatto in vita mia? Credo sia stata la prima volta che ho giocato a Dubbio (in cui ha contato anche l'effetto sorpresa, non ero abituato a certi giochi e avevo le difese giù, come se avessi giocato un vampiro o qualcosa di simile...). E su cosa verteva il gioco? in quel caso specifico, non sul tradimento (in quella partita nessuno ha tradito nessuno) quanto sulla separazione. Sul lasciarsi.

Ora, mica è come prendersi una spadata in faccia, o una palla di fuoco: sai quante volte ho lasciato qualcuno o sono stato lasciato? Dai, una cosa così comune, dovrebbe essere una passeggiata di salute...

E invece no. Citando una vecchia barzelletta (modificata per non violare il regolamento del forum):
"Se tu avessi due ville in Sardegna, ne regaleresti una in beneficenza?"
"Certo, sarebbe la cosa giusta da fare"
"se tu avessi due Ferrari, ne regaleresti una in beneficenza?"
"Certo, bisogna condividere la ricchezza con chi è meno fortunato"
"se tu avessi due televisioni in casa..."
"ehi! Ferma! Finché si scherza si scherza, ma io due televisioni ce le ho davvero!"

Ecco. Fatemi affrontare draghi, vampiri, non morti, mostri meccanici da Vega, fatemi giocare personaggi che vengono imprigionati nella sesta dimensione, che vengono pietrificati da una gorgone, che vengono pugnalati da un kriss malese per ordine del Sultano, che si beccano due proiettili calibro 45 in un duello sulla main street.  Che mi frega, è tutta fantasia. "me lo immagino" com'è.

Ma lasciare qualcuno, o essere lasciati, no, quello lo so benissimo quanto fa male. In entrambi i casi. Perchè mi ci sono trovato davvero. E riviverla non è più "giocare", ti tornano a far male tutte le cicatrici, e non è piacevole per niente...

E' giocare le cose vicine, le più simili a te, che è difficile (tanto che oltre ad un certo limite scatta l'autodifesa e ti estranei, come spiegavo nel thread su La Mia Vita con Angelica). Più sono lontane più è facile.

Vuoi sapere, secondo me, come si potrebbe rendere Kagematsu MOLTO più unsafe?

Premetto che per me, Kagematsu fa molto per renderti la situazione più "safe". E' uno dei pregi del gioco per me, ti permette di comunicare cose che di solito sono "unsafe" in un atmosfera e una situazione rilassata e trasportata in un "altrove" lontano. Anche il fatto di giocare a ruoli invertiti aiuta.

Ma immagina di togliere tutte queste distanze, queste protezioni.

Giochi un uomo. Non omosessuale: eterosessuale. Giochi te stesso.  Oggi. Tutti giocano loro stessi. Anche la giocatrice che gioca Kagematsu, non gioca più Kagematsu, non gioca un samurai: gioca sè stessa, con il suo vero nome.

E poi giocare come con il gioco base, creando scene, in cui cercate di sedurla. Sedurre veramente lei. Nel vostro ambiente normale (scula, casa sua, i locali che frequentate, etc.), se ha un ragazzo usatelo come "minaccia" (che ti scopra) o comunque rischio di interruzione se fai triplo 6. 

E, come nel gioco normale, se i dadi dicono che ti dà (a te) un Gesto, lei onestamente decide se lo farebbe per amore o per pietà. E poi alla fine guardate i numeri.

Patrick, secondo il tuo post iniziale, dovrebbe essere una cosa facilissima e completamente safe.

Provaci, e vediamo.

Ma provaci tu, perchè io sono terrorizzato anche solo dall'idea.

[Crosspost con Giullina, che fa una precisazione che andava fatta da un po' nel thread]

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