Faccio una premessa: nel rispondere a questa discussione non ho intenzione di far piacere il gioco, di rimproverare, di criticare, o che altro, semplicemente cerco di capire la visione degli altri e di spiegare la mia; trovo il discorso interessante perché, come detto,
La Mia Vita col Padrone è un gioco che non trovo facilissimo, l'ho trovato meno immediato da arbitrare di altri.
[cite]Postato da: il mietitore[/cite]il tiro rappresenta la volontà e il coraggio. Ma a uno possono sempre venire tiri insensati, e la natura umana non è riconducibile a dei tiri
Attento a una cosa: io ho fatto quel parallelo, indicato come impreciso, pensando (erroneamente) che invece ti piacessero gli analoghi tiri nel GdR classico, da cui volendo capire il perché ho fatto una possibile analogia. Ma in
La Mia Vita col Padrone quei tiri (qualcuno mi corregga se sbaglio)
non indicano la natura umana, ma piuttosto quanto determinati fattori influenzano la storia; o, forse meglio, partono da cose che caratterizzano la natura del Servitore, la visione che gli altri hanno di lui e l'ambientazione per portare meccanicamente in gioco la loro possibilità di cambiare la storia.
Per esempio, l'Approccio: non è un tiro di Carisma, un Approccio fallito può essere perché il tuo Legame è disposto a considerarti umano, ma arriva suo padre che ti bastona e ti chiama "mostro".
prendi il carro con cui sei arrivato qui (RUBATO, dunque già era un rischio, e per di più era rubato ad un mio LEGAME, per quanto fosse a zero), irrompi nel municipio (sapessi, non ci penso due volte eh, no...), RUBA UN TAVOLO CHE È L'EMBLEMA DEL PAESE (e non sarà protetto e controllato, il municipio, eh)
Vorrei vederlo contestualizzato, messo cosí lascia abbastanza perplesso anche me... non tanto per rubare il tavolo dal municipio (personalmente non me lo vedo poi cosí protetto e controllato, soprattutto in un paesino dell'epoca, ci sarà chi ci lavora), quanto perché non ho chiaro cosa ordinava: per esempio, se irrompo di notte (municipio deserto) va bene? Se non irrompo, ma porto comunque il tavolo?
nulla vieta poi ad un master di lavorare sulla sua storia e creare comunque qualcosa di bello. Ovviamente la cosa è più approfondibile, ma questo non toglie che se qualcuno del gruppo non gradisce qualcosa nell'avventura se ne parla e si vede di prendere delle decisioni. Se credeva che il boss finale morto fosse figo, spero che per lo meno me lo sappia motivare
Ovvio, ma perché invece non pensare a livello di "nostra storia" invece che di "sua storia"? La sua sarà anche bella, ma... è la sua, non la nostra, non stiamo creando insieme una storia.
Mi interesserebbe inoltre sapere cosa pensi sul discorso del colpo di scena, dell'elemento casuale che permette di essere anche spettatore, ecc. (
qui ).
[cite]Postato da: il mietitore[/cite]Ho visto film e non li ho capiti non riuscendo a cogliere questa finezza. Che cosa impone a Quasimodo di seguire le direttive di Frollo?
Il credere che sia l'unica possibilità (dovuta al fatto che gli Abitanti ti trattano tutti come un mostro mentre il Padrone lo ha accolto, o a qualcos'altro), il credere che anche se ci si ribellasse non cambierebbe nulla; è un rapporto disfunzionale, forse morboso. Del resto, cosa porta un rapito a parteggiare per, anche a innamorarsi e difendere, il suo rapitore (Sindrome di Stoccolma)? Sono rapporti disfunzionali, dovuti a chissà quali giri mentali: forse strani a chi ne è al di fuori, ma comunque possibili.
Se poi non ti ispirano simili rapporti nessun problema, magari non è un gioco che fa per te
[cite]Postato da: Ezio[/cite]crea in partenza un modo per il Padrone di farti fare cose è una regola vera e propria... credo
A memoria non saprei dire, ma so che chiedere perché il Servitore sta col Padrone, cosa lo lega a lui, mi è stato fatto fare nella dimostrazione a Modena e io stesso l'ho fatto fare quando ho arbitrato il gioco; trovo sia utile, aiuta a inquadrare i personaggi e il Padrone stesso.