Rispondo al caso 1.
"Care X, Y e Z (names witheld to protect innocents and guilties alike), noi eravamo amici.
No, queste non sono storie di amanti, di sesso, di vendette guidate dal cuore.
Queste sono vendette nate da stomaco e fegato logorati, da palle piene in senso solo metaforico.
Ognuna di voi, un giorno, ha detto una parola di troppo... ed era incazzata, certo, non lo intendeva davvero.
Ma vi ho prese in parola, perché quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, dopo mesi e mesi di sopportazione delle vostre infinite paranoie.
Certo, magari dopo le prime due volte avrei dovuto sviluppare un istinto di autodifesa, che mi tenesse lontano dai casi umani. E invece. Vabbè, colpa mia.
Comunque, un giorno sono sparito dalla vita di ognuna. Fine della spalla su cui piangere. Fine degli sfoghi per Q che era, è e sarà sempre un bambino egoista.
Fine degli amici sinceri: mi è bastato non continuare quel tedioso lavoro di giustificare le vostre mancanze, le vostre paranoie, i vostri entusiasmi sempre così fuori luogo.
Siete tornate con la coda tra le gambe ognuna nel suo bozzolo. X, un bozzolo di fallimento e autocompatimento. Y, un bozzolo di ignoranza e rabbia senza scopo. Z, un bozzolo di mediocrità e superficialità.
La vendetta dà soddisfazione quando te la prendi con la fatica? Certo.
Dà soddisfazione quando non si tratta altro di smettere di scendere a compromessi e di dire la verità a schiena dritta e sguardo negli occhi? Ancora di più.
Ho atteso sulla sponda del fiume e vi ho guardate affogare."