credo che il problema che espone Odifreddi è che fin da piccoli siamo istruiti in un contesto in cui la scienza esatta (es. 2-2=4), la cultura umanistica (es. il pensiero marxista), le opere storiche (es. la bibbia) e le opere di fantasia (es. pollicino) sono proposte alla gente nel medesimo contesto e con il medesimo grado di verità. Senza fare nessuna analisi delle premesse, del contesto e degli autori, senza riferire il contesto ed i limiti entro cui una affermazione è vera, le persone cominciano a credere che sia tutto vero. Nessuno, sui mezzi di comunicazione di massa, dice più "la mia opinione in merito è ..." ma tutti dicono "la verità è ..."
L'effetto, secondo molto triste, è che la gente non guarda più con scetticismo alle informazioni che riceve e poichè le opere di intrattenimento sono più fruite delle opere di scienza il rischio ulteriore è che il pensiero comune, che diviene verità per consenso collettivo, si fondi su pere di fantasia e non su opere di scienza.
Vi faccio un esempio in merito: io sono appassionato di cultura e tradizioni celtiche, quelle storiche, ed ho con estremo rammarico verificato che molti delle convinzioni di altri appassionati, addiritttua di gente che si professa neopagana, si basano sul romanzo Le Nebbie di Avalon di marion Zimmer Bradley piuttosto che sul lavoro degli storici e degli archeologi.