Settima e ultima scena, confronto finale. In scena ci sono Cassandra, Odisseo e Penelope, ma Penelope non prenderà parte al confronto. Di nuovo spendo due dadi e faccio io lo sceneggiatore.
Odisseo e Penelope arrivano al tempio diroccato di Ade, illuminato dalla luce di diverse lanterne, disposte però in modo da fare del fumo e lasciare molte ombre. Questo perché Cassandra ha preparato delle trappole. Penelope mette il piede in fallo, la gamba le viene presa da una corda e viene issata sul soffitto, da dove non può più intervenire. Cassandra si mostra, accarezzando la corda che tiene in vita Penelope per meglio conversare con Odisseo, un modo silenzioso per dirgli di non fare scherzi.
Odisseo gli chiede perché ce l'ha tanto con lui, che questa guerra non la voleva, e che l'ha pagata moltissimo. Cassandra gli risponde che Troia sarebbe probabilmente caduta lo stesso, ma lui ha fatto sì che cadesse nella vergogna e non nell'onore, ha fatto sì che la sua gente venisse trucidata nel sonno, che non venissero risparmiate donne e bambini. Odisseo protesta che la guerra era la guerra, e lui ha solo fatto quello che poteva per finirla velocemente, che non è responsabile delle atrocità a cui non ha preso parte. Cassandra gli fa notare che se avesse voluto fermare la guerra, l'astuto Odisseo avrebbe avuto un metodo molto più veloce, ovvero usare quello stesso arco che porta adesso per uccidere Agamennone da lontano, senza mai essere scoperto, e fermare così la sua ambizione. Che forse è proprio quello il motivo per cui non ha preso l'arco con sé, per non essere tentato, perché ha scelto il suo onore di re anziché il bene della sua famiglia e dei loro popoli. Odisseo resta per un attimo senza parole, perché parte di ciò di cui lo accusa Cassandra è vero.
Ora però è il suo turno di accusarla di essersela presa con degli innocenti. Per le sue macchinazioni, lui è andato vicino a spargere il sangue della sua stessa famiglia. Cassandra risponde che però non è successo, e d'altronde era loro ospite, e non si sarebbe mai permessa di fare loro del male. "Micene non è stata così fortunata. Ma lì non ero loro ospite." Afferma inoltre che il re ha fatto una scelta. Come ne ha fatte altre durante il suo viaggio. Cassandra lo sfida a dire la verità, ovvero se la passione bruciante che lui afferma lo abbia ricondotto a casa e dalla moglie ci sia sempre stata, o non sia stata invece spesso oscurata da quella più grande per il viaggio, per lo scoprire cose nuove, per l'appagamento della sua curiosità. Odisseo solleva gli occhi verso Penelope, ma è costretto ad abbassarli. Cassandra dice la verità. (Segreto)
La verità va però in entrambe le direzioni. Odisseo fa notare a Cassandra come ciò che fa non la farà stare meglio. Come non le ridarà niente di ciò che ha perso. E Cassandra se ne rende conto per la prima volta, ma non sa fermare il fuoco che le brucia dentro. (Odio)
E' qualcos'altro che la ferma. Il fatto di essere sacerdotessa di Ade le dà la facoltà di mandare nel suo regno quelli che lo meritano. E Odisseo non lo merita. Ha già sofferto, ha già pagato. Con profonda frustrazione, Cassandra capisce che dovrà lasciarlo vivere. (Perdono)
'Molto bene, maestà. Avete scelto bene. Scegliete bene anche adesso.' Cassandra estrae un pugnale, Odisseo incocca una freccia. Cassandra recide la corda che regge Penelope. Odisseo deve scegliere se far partire la freccia, o salvare sua moglie. E non ha esitazioni. Lascia cadere l'arco a terra, e prende la moglie tra le braccia, spezzando la caduta mortale. (Onore)
Penelope gli accarezza il viso. (Vita)
Cassandra approfitta della distrazione per raccogliere l'arco di Odisseo. Dall'entrata del tempio, con il sole alle spalle che le rabbuia i lineamenti, mentre le lanterne si spengono una ad una, ingiunge ad Ulisse e a sua moglie di stare lontani da Ftia. La spada che porta Telemaco è la spada che ha ucciso il re di Micene, e lei non si farebbe scrupolo a spargere la voce e travolgerlo in una guerra. La lontananza da loro figlio è il prezzo che dovranno pagare per la pace. (Disperazione)
Infine, Cassandra se ne va, svanendo alla loro vista come al solito, mentre l'ombra di Ade la avvolge, mentre stringe nella mano l'arco più letale conosciuto sulla terra, un'arma appropriata, visto che il suo prossimo bersaglio è sacerdote del tempio di Apollo di Delo. Ade è soddisfatto, nonostante nessuno qui a Itaca lo abbia raggiunto nel suo regno, e pregusta quello che deve ancora venire: "Voglio proprio vedere come reagirà mio nipote" sogghigna. (Delizia)
Commenti: questo è stato il confronto più bello in assoluto da che gioco a Ravendeath. Paolo mi ha forzato la mano sul perdono, e da lì, il piazzamento di ogni dado è stato terribilmente strategico. C'era veramente una tensione palpabile. Arrivati alla fine, dove bisognava definire Delizia, lui ha detto, e io non posso che concordare "Oh, se Ade si sta divertendo la metà di come mi sto divertendo io, sta sicuramente apprezzando."
Il capitolo è stato molto meno oscuro del precedente, d'altronde i secondari avevano luminosità parecchio alta, però in certi momenti è stato straziante uguale. Poi nel prossimo capitolo verranno fuori gli scheletri nell'armadio di Cassandra. Non vedo l'ora.