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[SLOW DOWN] Avventure in prima serata - Contadini

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Matteo Stendardi Turini:
Perché Matteo, tu, ingegnere infromatico di Torino, giocando "Contadini, una serie di gente che coltiva i campi" giocheresti vicino casa?
Battuta a parte, comunque, penso che se i giocatori sono interessati ai personaggi ed ai loro problemi, la serie possa venire bene come qualsiasi altra.

Credo che però Mario abbia espresso un dubbio lecito, che poi Moreno abbia chiarito: il realsimo può essere efficace, la routine no:

--- Citazione da: Moreno Roncucci ---Il range può andare da tragedia con un sacco di morti ammazzati fino a storie di semplice vita quotidiana (ma in questo caso, come nei telefilm, serve comunque una premise drammatica: se non si vuole inserire delitti e violenza, l'altra grande famiglia di temi è quella del sesso e dell'amore e della gelosia)
--- Termina citazione ---

Mr. Mario:

--- Citazione da: Moreno Roncucci - 2011-03-18 21:50:28 ---Io invece applaudo. Trovo da sempre molto inquietante l'onnipresenza di fantasy e di sf nei gdr, come ad allontanarsi da qualunque cosa reale, come a voler considerare il gdr sempre e solo una fuga non solo dai limiti della propria identità (come in fondo è tutta la letteratura, in cui sei sempre nelle vite di altri) ma proprio dalla propria umanità.

Chiarisco: non è la voglia di giocare OGNI TANTO fantasy e fantascienza che mi lascia perplesso: è il fatto di pensare che giocare qualcosa di non fantasy o sf sia automaticamente "noioso"...

Certo. Così come Rocky è meno appassionante di Fantaghirò, e Salvate il soldato Ryan è meno drammatico di Starship Troopers (il film).

Boh. Non vaso a dire agli altri che devono giocare. Però poi gioco a Spione, Dubbio, Il Gusto del Delitto o Kagematsu e penso "non sanno cosa si perdono..."
--- Termina citazione ---

Non voglio dire che sbagli, perché se hai quest'idea, si sarà formata sulla base di esperienze che non condivido e non posso contestare, ma trovo decisamente illusorio credere che un espediente narrativo quale può essere la magia allontani dalla propria umanità più di quanto possono fare migliaia di miglia e secoli di storia (Kagematsu) o decenni di vita in una grassa pace (Salvate il soldato Ryan).

L'onnipresenza di fantasy e sf (se c'è) non viene da una percezione di noia, dal mio punto di vista, viene da una questione di linguaggio e riferimenti culturali. Nella mia esperienza, con i miei amici universitari (dell'area di matematica, informatica e ingegneria), anche non giocatori di ruolo, un riferimento, che so, a Guerre Stellari è sempre chiaro e limpido. Wolverine che, per sottrarla al dolore del veleno che la ucciderà, dà a Mariko la morte che chiede con i suoi artigli, è una storia chiara quanto Romeo e Giulietta.

Intendiamoci, Medea che sfoga nella vendetta il dolore del tradimento, siccome fa uso della magia, è un fantasy. Lo è adesso, e lo era nella Grecia di migliaia di anni fa. Ma è un mito, un riferimento intorno al quale allora (oggi molto meno) serviva alle giovani generazioni per darsi dei riferimenti culturali e morali, serviva a spiegare la realtà.

Alla mia generazione cosa è stato dato? Moltissimi cartoni animati, fumetti, e storie fantasy e di fantascienza. Ho imparato un senso di lealtà e di amicizia contro il resto del mondo non da Eurialo e Niso, ma da Pegasus e Sirio.

Quando qualcuno con un bagaglio simile al mio è chiamato ad usare la propria immaginazione, c'è una certa propensione naturale a rifarsi agli schemi più profondi, che sono colorati di certi temi, non per una fuga dalla realtà, dalla mia vita, e tanto meno dall'umanità, ma al contrario, perché il linguaggio con cui sono portato ad esprimere temi profondi passa anche di lì.

Per me non è roba strana, è un modo di rappresentare la realtà e ciò che provo. Sono perfettamente in grado di farlo in molte altre maniere, ma per me non sono cose strane in mezzo, e non c'è un valore intrinseco nel rifiutarle e rimanere più aderenti alla realtà (per un dato valore di realtà, tra l'altro, perché Kagematsu, Spione, e il Gusto del delitto tendono spesso a portare lontano dalla realtà in altri modi).

Andrea Castellani:
La mia ricetta è: ordinary people in extraordinary circumstances (non è mia, è roba vecchia).
Il fantasy è semplicemente una scorciatoia per ottenere le extraordinary circumstances.
Le scorciatoie possono essere utili, ma dopo un po' fatalmente mostrano la corda.

Simone Micucci:
Io mi iscrivo.

Mattia Bulgarelli:

--- Citazione da: Mr. Mario - 2011-03-18 23:23:06 ---[...]
Per me non è roba strana, è un modo di rappresentare la realtà e ciò che provo. Sono perfettamente in grado di farlo in molte altre maniere, ma per me non sono cose strane in mezzo, e non c'è un valore intrinseco nel rifiutarle e rimanere più aderenti alla realtà (per un dato valore di realtà, tra l'altro, perché Kagematsu, Spione, e il Gusto del delitto tendono spesso a portare lontano dalla realtà in altri modi).

--- Termina citazione ---

Io credo che ci sia un "valore intrinseco" nel giocare "realistico", ma non per un senso di superiorità morale o ontologica del realistico rispetto al fantasy.

Il "valore intrinseco" è che la fiction che ti aspetti ha già un set di regole sottintese: se un personaggio muore non ritorna, la malattia X è una condanna a morte certa, ci sono regole sociali... In generale, se fai certe cose hai delle conseguenze.

Nel fantasy/fantascienza più beceri (quelli fatti MALE, sia chiaro), la magia/tecnologia servono ad evitare conseguenze, a rovesciare impunemente cose stabilite prima, a risolvere situazioni con un colpo (letteralmente) di bacchetta magica.
La fiction che ne risulta è priva di "potenza" perché niente ha VERAMENTE conseguenze.

Sarà da qui che vengono i gruppi di D&D che attaccano la guardia cittadina? Mah.

Nel fantasy/fantascienza fatti BENE, le regole sono leggermente diverse, ma ci sono conseguenze.

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