Autore Topic: [NCas] Pbf 7 - Topic di gioco  (Letto 11064 volte)

Glenda

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[NCas] Pbf 7 - Topic di gioco
« Risposta #45 il: 2010-06-28 20:01:23 »
A quella visione Tobias gridò, e fece un passo indierto, staccandosi da vetro, al cui interno vedeva ancora, ma sempre più sfocati, i movimenti dell'assassina intenta nel suo lavoro...Un velo rosso parve annebbiargli la vista, cercò di correre, di allontanarsi da quell'incubo, ma una mano si posò sulla sua spalla. Una. Poi due. Poi sentì di avere molte presenze intorno, che gli bloccavano ogni via di fuga, e non riusciva più a distinguerle, perchè quella polvere sempre più densa aveva un odore intenso, che dava alla testa, e sembrava cancellare tutti i suoi sensi.
<< Andatevene...>> implorò, cercando di allontanare quelle presenze da sè << voi non siete veri...voi non siete veri...>>
Altre mani immobilizzarono le sue braccia (o era lui che non riusciva più a muoverle?)
Poi calò il buio.
« Ultima modifica: 2010-06-28 20:01:39 da Glenda »
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

Mr. Mario

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« Risposta #46 il: 2010-06-29 03:56:28 »
Leon Morgan

Leon barcollò attraverso la porta. Subito fu presa di un altro conato, ma il suo stomaco ormai vuoto non poteva rimettere altro, né poteva farlo la sua mente, che invece lo desiderava ardentemente. Si sentiva come se fosse stato costretto, come in Arancia Meccanica, a sorbirsi ore ed ore di soap operas sudamericane, teatro d'avanguardia interpretato da collegiali pretenziosi, e porno molto, molto scadente.
Facendo uno sforzo cercò di ricacciare tutto quel frastuono nel silenzio e di guardarsi attorno. Si trovava su un balcone, da cui aveva una visuale di una città immersa nella notte, ma non per questo meno rumorosa. La porta da cui era uscito era scolpita nella pietra, per assomigliare alle fauci aperte di un elefante. Un elefante con un monocolo, a dire il vero. Si rese anche conto che qualcuno aveva montato una passerella di legno tra l'edificio in cui si trovava e il tetto di quello vicino, che sembrava essere una pensioncina scadente, e da lì è come se partisse una sorta di sentiero, o di ragnatela di passaggi tra un tetto e l'altro.
Stava osservando e riflettendo, quando vide qualcosa muoversi, un paio di tetti più in là. Era la sagoma di un ragazzino! Sembrava più grande di Jason, ma un ragazzino sarebbe sicuramente stato un interlocutore migliore i quegli strani esseri nella biblioteca, no?! Se poi questa era l'uscita, Jason avrebbe sicuramente dovuto passare di lì. Decise di fidarsi della passerella e di corrergli incontro.
"Ehi, tu, aspetta!"
Sognatore incorreggibile. Segretario dell'Agenzia degli Incantesimi. Seguace di Taku. L'uomo che sussurrava ai mirtilli.

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« Risposta #47 il: 2010-06-30 09:39:41 »
Jessica Denton

Entrando nella stanza rimase interdetta. Si trovava in un'ampio salone vittoriano, con un enorme lampadario di cristallo, muri ornati e addobbati con quadri d'autore, un lungo tavolo con un buffet pronto. Dalla finestra vedeva il buio della città, ma si trovava al terzo piano di un qualche palazzo, il che era strano visto che era entrata da una porta al piano terra. La stanza, eccezion fatta per la porta dalla quale era entrata, porta su cui era ora appoggiata la donna che l'aveva fatta entrare, aveva solo un'altra entrata, dalla parte opposta del salone.
"Siedi Jessica" disse una delle giovani donne, indicandole un gruppo di sedie dove alcune avevano già preso posto. Le ragazze avevano già iniziato a versarsi il tè, nel quale mettevano, con un cucchiaino, una strana sostanza rossastra dalla consistenza simile al miele.
Fu allora che Jessica si reste conto di qualcosa di assurdo... il buffet era composto di parti umane... dalla dimensione sembravano parti di bambini, forse giovani adolescenti
"Che fai, non ti servi?" sentì dire come in un sussurro suadente dalla giovane donna che ora le poggiava una mano sulla spalla, stringendo forte, come cercando di spingerla, ora senza alcuna delicatezza, a sedersi ad uno degli orridi tavoli

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« Risposta #48 il: 2010-06-30 09:46:14 »
Tobias Rendal

Per un attimo lo psicologo non vide più nulla... si sentì prendere di peso, poi riuscì ad aprire gli occhi, ma era completamente paralizzato, non riusciva a muovere un muscolo.
Passarono davanti alle varie vetrate, nella quale potè sbirciare diverse scene... tutte scene di come lui si era immaginato si fossero svolti gli omicidi a cui stava collaborando, in tutte le scene una donna era l'assassina, ma in tutte le scene gli occhi di quella donna avevano qualcosa di assurdamente familiare, troppo familiare
Sentì una porta aprirsi ed entrarono in piccolo studio. Lo depositarono su un lettino, forse un classico lettino da psicologo d'altri tempi, almeno da quello che riusciva a vedere con la coda dell'occhio.
Tobias non riusciva nemmeno a parlare e ciò non lo rese certo tranquillo e in grado di rilassarsi sul pur comodo giaciglio.
Poco dopo qualcuno entrò nella stanza e si sedette dietro di lui; una voce femminile, sicura e decisa, interruppe il silenzio: "Bene dottor Rendal... fra qualche minuto potrà riprendere il controllo. Ci scusi per l'esperimento, ma dovevamoi capire quanto lei è cosciente delle sue reali possibilità qui a Mad City... e devo dire che mi ha un po' delusa"

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« Risposta #49 il: 2010-06-30 09:55:39 »
Leon Morgan

Il bambino non si fermò e non degnò Morgan nemmeno di uno sguardo. Saltò rapido da un tetto all'altro. Lo scrittore tentò di stargli dietro come potè, fin quando non si rese conto di non avere la benchè minima idea di dove fosse finito. I tetti ora erano così vicini l'uno all'altro che non c'erano più passerelle ad unirli ed era praticamente impossibile vedere la città sotto. Lo spettacolo era più che surreale, con finestre e porte messe nelle posizioni più improbabili, come se qualcuno ne avesse migliaia, le avesse gettate da un'aereo per vedere come si andavano a mettere.
Lo scrittore perse definitivamente di vista il ragazzino che stava seguendo, e rallentò, cercando un modo di trovare una qualche via d'uscita da questo assurdo dedalo di tetti ed ingressi. Alla sua sinistra sentì un fruscio, un suono che gli era molto familiare, il suono di un foglio che viene accartocciato, un suono che negli ultimi giorni aveva accompagnato il suo tentativo di buttare giù due righe decenti. Si voltò e vide pezzi di giornali e di riviste che vorticavano rumorosamente, prendendo la forma di una mezza dozzina di ragazzini...
"Mmmmm... Ci siamo persi qualcuno?" disse uno di quegli strani esseri di carta. "Che ne dici se scriviamo un paio di pagine su questa storia?" chiese un secondo ragazzo, con una voce identica al primo e come se in realtà fosse stata la stessa persona a parlare.

Ferruccio A.C.

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« Risposta #50 il: 2010-06-30 10:59:13 »
Jessica barcollò, faticava a realizzare che stava succedendo davvero. Il suo sguardo si perse nel vuoto e poco dopo impallidì(più di quanto non fosse già chiara di suo), si appoggiò ad una sedia tentando di riprendere fiato. "Devo vomitare..." disse, mentre si dirigeva verso la finestra, come per cercare aria.
Quella che in principio era una sensazione di stizza divenne furia quasi cieca e mutò ulteriormente un turbine di emozioni fortissime. Lo spettro di sua madre era nuovamente lì con lei. La testa le pulsava violentemente e le gambe la reggevano a fatica. Dopo qualche istante ulteriore crollò a terra e rimase seduta contro il muro, respirando affannosamente.

Glenda

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« Risposta #51 il: 2010-06-30 14:22:20 »
Conosceva quella sensazione: l'impotenza. Era qualcosa che lo terrorizzava. Avrebbe voluto almeno gridare, ma non gli veniva la voce...era come se gli mancasse completamente il controllo sul proprio corpo.
E perchè quella voce lo chiamava per nome? Chi era? E cos'era Mad city?
Un flebile filo di voce, quasi impercettibile, riuscì ad uscire dalle sue labbra.
"...chi siete...dove sono...? Lasciatemi andare...."
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« Risposta #52 il: 2010-07-01 09:50:36 »
Jessica Denton

"Su su Jessica, ora alzati" le diceva la donna mentre altre due l'alzavano di peso e la mettavano su una sedia.
"Adesso dobbiamo scegliere il piatto principale" continuò indicando un'altra Dama che portava con se due bambini di non più di dieci anni... stringeva le loro braccia con forza, tanto che si vedeva il braccino farsi rosso
"Io direi biondino in salsa di marachella e limone" disse battendo delicatamente le mani come una bimba emozionata "Che ne dici Jessica?". Mentre diceva ciò il bambino iniziò a singhiozzare ma fu immediatamente zittito da un malrovescio sul muso... un piccolo rigolo di sangue iniziò a colare
« Ultima modifica: 2010-07-01 09:50:49 da leilond »

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« Risposta #53 il: 2010-07-01 09:51:23 »
Tobias Rendal

"Si si... la lasceremo andare... lei ci serve sano... per ora... sa com'è, uno dei nostri esperimenti ci è sfuggito di mano... ma ora concentriamoci su di lei" continuò la voce che proveniva da vicino il lettino... il dottor Rendal iniziava a sentire l'intorpidimento diminiuire, iniziò a sentire che la punta delle dita comincivano a rispondere ai suoi comandi
"Lei deve migliorare... se vuole diventare un vero psichiatra, come me, deve imparare a non mostrare le emozioni, a non farsi coinvolgere. Guardi la mia espressione, nonostante io sia molto emozionato nell'averla qui, dal mio viso non traspare nulla"
Tobias Rendal riuscì lentamente e con grande sforzo, a voltarsi e a osservare la fote di quella voce. Vide una donna dalla corporatura rotonda ma non troppo, con un tailleur grigio che si fermava poco sopra le ginocchia. Ma non era certo il vestito o il corpo che colpì lo psicologo, fu il viso; un caschetto di capelli neri apparentemente immobili e scolpiti nel legno, contornava un volto piatto e vuoto, fatta eccezione per due punti neri al posto degli occhi, due punti neri al posto delle narici, un cerchio nero di un paio di centimetri di raggio al posto della bocca...
"Vede?" si sentì provenire da quel volto, senza che nulla si muovesse

Mr. Mario

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« Risposta #54 il: 2010-07-01 12:06:17 »
ragazzi, aspettate un attimo, bisogna postare quando i link andranno al database nuovo, altrimenti appena cambia il DNS non li ritrovate più. per il momento copiate e salvate da qualche parte quelli che avete fatto tra ieri e oggi.
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« Risposta #55 il: 2010-07-01 12:54:02 »
ma non c'è scritto che i lavori sono terminati?
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Mr. Mario

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« Risposta #56 il: 2010-07-01 13:41:30 »
Beh, quando l'ho scritto in Discussioni c'era ancora il database vecchio. Se non avete perso niente tanto meglio. :)
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Glenda

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« Risposta #57 il: 2010-07-01 13:52:08 »
A Tobias sfuggì un grido, ma subito cercò di controllarsi: doveva "accettare" quello che aveva davanti, se voleva comunicarci...aveva sempre fatto così, e non era quello il momento di cambiare sistema.
"Non...è necessario" disse, cercando di parlare come se si trovasse davvero di fronte a una qualsiasi collega "O almeno...non lo è per me. E' proprio con le emozioni che faccio il mio lavoro. E' grazie a quelle che lo faccio meglio di altri. Io empatizzo con i miei pazienti, il distacco professionale è fuori dai miei metodi"
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Ferruccio A.C.

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« Risposta #58 il: 2010-07-01 13:52:22 »
Jessica si lasciò riportare alla sedia, non oppose nessuna resistenza, il suo sguardo era ormai vacuo, assente. Non ebbe nessuna reazione alla situazione e non rispose alle affermazioni delle ragazze che erano con lei. L'unico segno di attività che aveva dato era quello di non aver molato il suo zaino e avero opposto fiera resistenza qualora avessero cercato di toglierlo dalla sua mano. La sua presa in quel momento era d'acciaio. Tutte le sue poche sicurezze erano in quello zaino. Dopo qualche secondo si riprese. Scosse la testa e portò lo zaino sotto il tavolo ai suoi piedi. Doveva fare un'altro tentativo per uscire di lì. Lentamente, con i piedi sdraiò a terra lo zaino e poggiò con delicatezza il piede destro sopra lo stesso, pronta a tentare di nascosto un trucco simile a prima. Nel frattempo cercava di distrarre le ragazzine mostrando la sua paura e giocando nervosamente col coltello che aveva vicino al piatto, come se dovesse da un momento all'altro usarlo come arma contro di loro. Lentamente schiacciò lo zaino sotto il suo piede sperando che questo facesse almeno del male alle ragazze, abbastanza da permetterle di spalancare la porta da cui era arrivata e fuggire.
Masteeeeer! quanto dolore ha questa situazione?
Jessica ha tirato: D: 6 3 2, F: 6 6 4 3 1 1, D: 6 6 6 4 3 3 2 1

Il giocatore vince 5 a 4, Il Dolore domina
Vinco ancora io anche se con un margine scarserrimo. Moneta per te e narrazione tua.(menomale che non ha dominato follia XD)
La posta in gioco ovviamente è la mia fuga.
« Ultima modifica: 2010-07-01 14:34:06 da Mr Sick »

[NCas] Pbf 7 - Topic di gioco
« Risposta #59 il: 2010-07-01 14:04:51 »
Sfuggire a cinque dame di scortesia (alla loro malizia e alle loro fauci) nel bel mezzo di uno dei loro tè pomeridiani è dolore 8

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