Faccio mia la struttura di Michele.
Capitolo 1«E vidi i maghi della parola, che dicendo "afroamericano" facevano sparire il razzismo, e dicendo "diversamente abile" davano dignità agli handicappati, almeno fino al prossimo scalino» (Leo Ortolani,
Le Meraviglie del Mondo).
Personalmente sono totalmente d'accordo con la parte sul politicamente corretto: è una cosa che non ho mai apprezzato, ed è lo stesso motivo per cui rifiuto di usare termini come "diversamente abile" (che non vuol dire nulla, perché tanto è diversamente abile un handicappato rispetto a un normodotato, quanto lo è un normodotato rispetto a un handicappato), preferendogli consciamente termini come "handicappato" (che non ha nulla di offensivo, fuori da un politicamente corretto che vuole nascondere i problemi invece di risolverli).
Sono però parimenti convinto che la scelta debba essere conscia e ragionata, presa considerando ogni aspetto: io non uso "handicappato" invece di "diversamente abile" fregandomene di come gli altri potranno reagire; io ho scelto di usarlo
sapendo che altre persone potrebbero offendersi e tenendolo in considerazione.
Mi rendo conto ragionandoci che probabilmente lo faccio anche
perché gli altri si offendano, perché nel momento in cui uno mi avvicinerà accusandomi di discriminazione potrò fargli notare che "handicappato" non ha nulla di offensivo, e che a ghettizzarli veramente è chi si ostina a trovare mille denominazioni "corrette" in un ipocrita tentativo di difenderli.
Spesso vedo un approccio "Se altri si offendono sono fatti loro, non è importante"; invece
è importante, perché avrà delle ripercussioni, e quindi ogni scelta va presa considerandolo. Altrimenti non sarà una scelta ragionata, ma un semplice capriccio.
Il ragionamento quindi per me non deve essere "Non lo considero, chi se ne frega", quanto piuttosto "Lo so, ma non mi interessa".
Capitolo 2Our integrity sells for so little, but it is all we really have. It is the very last inch of us, but within that inch, we are free (
V for Vendetta, 2005).
Chiedersi quale sia la natura del forum, e come questa sia percepita all'esterno, è diventato un po' lo sport nazionale, ultimamente; credo che dietro questo ci sia un genuino interesse verso la salute del forum e della comunità dietro esso, in quanto dubito che qualcuno voglia davvero un forum con tremila utenti, di cui il 90% disinteressato a quello che sta dietro tutto (e parlo dei giochi e delle discussioni costruttive, non di cosa c'è Sotto il Cofano).
Ora, qual è questa natura? Per me, quello che ho detto nella parentesi: persone che si incontrano per giocare e/o per discutere, criticamente ma costruttivamente, la propria esperienza di gioco; che si incontrano (dal vivo e su Internet) per poter dire "Questo gioco fa schifo
per questi motivi", sapendo che l'interlocutore (1) capirà il "secondo me" sottinteso; (2) non leggerà "
tu fai schifo"; (3) magari non concorderà, ma lo farà sulla base di ciò che ha esperito e argomentando.
È questa l'impressione che passa? No. Nel momento in cui qualcuno mi dice che conosce tre persone
interessate che hanno rinunciato a iscriversi per il clima percepito, io non li considero tre fantomatici utenti persi, ma tre
reali utenti persi. Perché io potrò anche non conoscerli, ma se quel qualcuno me lo dice e non ho motivi di non credergli, allora prendo per vero che tre persone interessate si sono allontanate.
(Parentesi: l'impressione che sia il forum di Narrattiva e Janus non è strana: ci sono sezioni di Narrattiva e Janus, uniche tra tutte le case editrici, quindi vedere un legame tra esse e il forum è naturale.)
Che esca una simile impressione, a fronte di una natura totalmente diversa, per me è indice di un filtro tra noi e l'esterno, filtro che dovrebbe essere ragionato.
Non è questione di prostituirsi, sono perfettamente d'accordo col non vendersi; è semplicemente questione che, se il forum vuole avere una natura, cercare di fare in modo che da fuori si percepisca proprio quella natura mi pare naturale.
In tal senso, per me sarebbe estremamente positivo poter avere delle categorie tipo "Giochi da tavolo" "Giochi di carte" "Gioco di ruolo" e simili; perché avere un calderone "Generale" in cui finisce tutto, ma non proprio tutto (perché i giochi di Narrattiva e di Janus non finiscono lì), non fa percepire la pluralità di intenti che sta dietro al nome "Gente che Gioca" (che non è "Gente che Gioca
di ruolo"). E sì: toccando l'argomento tangenzialmente, dubito che Vanilla possa aiutare in tal senso.
Sono d'accordo col fatto che non ci si debba vendere per attirare gente con quella che non è la propria natura; ma penso anche che non abbia molto senso allontanare persone con quella che non è la propria natura.
Capitolo 3"Da un grande potere derivano grandi
responsabilità scocciature" (l'Uomo Ragno, modificato da non ricordo chi, unione delle due frasi mia).
Ora, "questione Moreno"; premetto che sono stato un po' dubbio se mandare questa parte, ma soprattutto forte del fatto che ho detto cose analoghe in faccia a Moreno alla INC reputo verrà letto (almeno dalle persone cui è rivolto) per quello che è, ossia un intervento che vuole essere esplicativo e non distruttivo-polemico.
Per alcuni - Moreno
in primis - quello che dirò ora non sarà una novità, ma credo che Moreno oscilli tra momenti in cui è un buon moderatore (a volte persino troppo zelante) a quelli in cui capisco chi si chiede perché è moderatore.
Non è questione di "È scorbutico" (mi rifaccio a
questo messaggio): per quanto io reputi che un moderatore dovrebbe avere un comportamento un po' più accomodante (perché essere scorbutici può alimentare e generare
flame, cosa che un moderatore dovrebbe invece evitare), il punto sono altri atteggiamenti.
Sono
sempre stato convinto che, piaccia o no, un moderatore debba contenersi più di un utente; questo per un semplice motivo (premesso che questo esempio è generico, non tratto specificamente da Moreno): se un moderatore insulta un utente, nel momento in un cui un utente ne insultasse un altro e venisse ripreso avrebbe, a mio parere, tutte le ragioni di chiedersi con quale diritto il moderatore lo riprende, visto che per primo lo ha fatto lui.
Detto in altri termini: per poter dire a me "Non devi fare quello", chi me lo dice deve per primo non farlo. Ripeto: questo non significa che un moderatore debba essere infallibile, siamo umani e quindi sbagliamo. Ma del concetto che ci sta dietro, che piaccia o no un moderatore deve limitarsi più degli utenti, sono fortemente convinto.
(Parentesi generale, slegata dalla questione specifica: questo è uno dei motivi per cui i messaggi sullo stile "Sull'argomento la penso così, ma è fuori tema quindi non proseguite/aprite un'altra discussione" mi infastidiscono: quello stesso messaggio è fuori tema, mandarlo in quanto tale è stato
un atto conscio, e si chiede agli altri di evitare senza averlo per primi fatto. L'azione giusta sarebbe, a mio parere, o scrivere solo "È fuori tema quindi non proseguite/aprite un'altra discussione", o aprire direttamente la discussione; cosa che sarebbe anche d'esempio.)
Moreno ha reputato "troppo aggressivo"
questo messaggio; posto che quello sia troppo aggressivo, credo che non poche persone potranno pensare ad almeno un messaggio di Moreno che, secondo gli stessi criteri mostrati da lui in
questo messaggio, lo era anche di più (qualcuno ha detto "
ghisa"? E
qualcuno lo ha esplicitamente trovato
inadatto, soprattutto da parte di un moderatore?).
Michele si chiede, giustamente, cosa sarebbe capitato "se le stesse cose che Ezio ha detto a Tobias le avesse dette Moreno"; da parte mia, nulla, perché spesso la "questione Moreno" non è nei contenuti, ma nei
modi. Se quindi Moreno avesse detto le
stesse cose, avrei difeso lui come ho difeso Ezio.
Toglierei i poteri di moderatore a Moreno? No, anche perché, come detto da Michele, il numero di errori è ovviamente legato alla presenza. Ma, questo sì, credo sarebbe positivo se cercasse di contenersi maggiormente nei modi.