Anche e comunicazioni commerciali temo abbiano lo stesso problema di quelle ai possibili nuovi giocatori: devono cambiare completamente in base a chi ti rivolgi...
... cosa magari difficile se devi fare un comunicato stampa o un testo per un catalogo! :-)
Per molti commercianti, "gdr=roba che non si vende", quindi hai solo da guadagnarci a non chiamarli così. D'altra parte, per altri il non avere un etichetta è peggio. E poi ci sono i commercianti che tengono i gdr solo perchè essi stess sono appassionati di gdr, e anche lì hai la divisione fra quelli curiosi e quelli "ma questo non è un gdr, non ci sono i draghi!"
C'è comunque un pericolo gravissimo nel prendere un "nome comune" per un prodotto che non ha nessuna forma di certificazione o di maniera per capirne la funzionalità: immagina se chiunque potesse dare il nome "parmigiano reggiano" a qualunque cosa...
Finché abbiamo definizioni tipo "macchina per il caffè" o "automobile" non è un gran problema: li riconosci subito come oggetti, se qualcuno ne produce di pessime, saranno semplicemente automobili fatte male e da evitare. Ma questa è ESATTAMENTE la situazione attuale con i gdr: ce ne sono di fatti meglio e fatti peggio, come riconoscerli?
Un eventuale nuovo nome da dare a giochi coerenti, ben fatti e innovativi diventa non un nome relativo alla funzione, ma un marchio di qualità. Diventa un marchio doc, il marchio del Parmigiano Reggiano.
Immagina di usarlo senza poter esercitare alcun controllo, in maniera tale che un formaggio fatto con gli scarti marci di pesce possa essere venduto come "parmigiano reggiano" senza nessun problema: che valore avrebbe questo nome?
E' uno dei motivi per cui qualunque tentativo di creare un marchio "the forge" è stato stroncato sul nascere da Edwards (anche in maniera parecchio decisa, come quando ha proprio scacciato dal booth quelli che vendevano di più...). Perché a quel punto si sarebbe dovuto mettere a provarli tutti e a dare il marchietto, "te sì, te no, te sì, te no" che è davvero l'opposto della "mission" di the forge.
L'unica maniera in cui una cosa simile potrebbe funzionare, è con la "garanzia" di qualcuno. Ma questo in pratica lo fa già l'editore: la gente (almeno quella che segue il settore) si fiderà più o meno in base alle esperienze passate). E ancora di più lo fa l'autore. Per fare una cosa simile a livello più esteso, chi si assume la responsabilità di apporre il "sigillo di qualità" che consente ad un gioco di essere un "vero gioco pinco pallo"?