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Dall'Orgasmo Cerebrale: "Basta con la TVAmerica!"

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Michael Tangherlini:
Io avevo scritto un romanzo fantastico ambientato in Italia. :P

Concordo però con chi dice che il problema è negli occhi dell'osservatore: è chiaro che se sono abituato a realtà locali/nazionali piccole e grette non sarà per me facile riadattarci una situazione di gioco. E' ovvio poi che, a seconda del genere che gioco, la problematica si fa diversa: davvero, se penso alla polizia scientifica non penso ai RIS (che mi fanno venire in mente solo una battuta di Giacobazzi), ma a CSI. E non solo per la serie televisiva, ma anche perché si sono apertamente dimostrati incompetenti. -_-'
Se penso a forze speciali in azione mi vengono in mente i Marines e le SWAT americane, non le Teste di Cuoio o i Paracadutisti. Ed è (secondo me) sempre per lo stesso motivo: un mix di abitudine con informazioni veicolate dai media su ciò che avviene in altri Paesi, disaffezione nei confronti delle realtà nazionali dovuta a pessime esperienze e un tocco d'ignoranza su ciò che c'è attorno a me.
Mescolare e servire freddo.

-MikeT

Mauro:

--- Citazione ---[cite]Autore: Hasimir[/cite]secondo gli autori anglofoni Frother era la parola comune e banale, mentre Sbavatore era un affascinante termine straniero dal suono attraentemente latino
--- Termina citazione ---

Normale: per quanto bene si conosca una lingua straniera, salvo eccezioni rimane sempre straniera, e quindi più esotica di quella che si parla dalla nascita, ogni giorno. Io so che tally significa "contare", "conteggio", ma se lo leggo come nome di un personaggio (caso reale) non mi fa lo stesso effetto che mi farebbe vederlo chiamato "Conteggio" (sesso a parte: era una ragazza, "Conteggio" sarebbe maschile). La scelta dell'editore è stata di non tradurlo, nonostante l'autore avesse volutamente scelto un nome che fosse una parola, e nonostante che - credo - l'effetto che mi avrebbe causato sarebbe quello che tally causa a un americano, e che l'autore voleva ottenere.

Aggiunta: Non so se l'editore sapesse di quell'intenzione dell'autore; io l'ho scoperto in un libro di approfondimento pubblicato in seguito.

Ferruccio A.C.:
Io, così come Khana, ho sempre usato la mia città(Torino) come setting per le campagne ambientate nel WoD. Vi posso garantire che qualsiasi tentativo di usare una città americana non risultava così coinvolgente e cupo come Torino. La "Città Magica" ha sempre avuto milioni di spunti nella sua aura e nelle sue leggende metropolitane che non poteva esserci un setting altrettanto carismatico(almeno per me) eppure anche io ho la tendenza a vedere l'italia in modo più "ridicolo" e concordo con Domon(sarà perchè, forse, anche io sono Domon? :D) quando dice che è una questione di immagine che ci arriva dai media nostrani. Assassin's Creed II e Jojo, sono esempi di come l'italia, vista da uno straniero, possa essere estremamente affascinante(cosa che è effettivamente, basta guardarsi intorno, anche nella propria città, per scoprire luoghi dannatamente carismatici e affascinanti.)

Renato Ramonda:
Tanto per aggiungermi alla schiera dei Domon... c'e' un serio problema di qualita' della fiction ambientata nelle nostre terre, cosi' come viene trasmessa e percio' percepita da noi.

Pensateci: per tutta la vita abbiamo imparato che se una storia e' ambientata in italia avra' certe caratteristiche.
Che i personaggi seguiranno certi stilemi.
Che la trama seguira' certi percorsi (non credo sia mai esistita della fiction poliziesca procedurale italiana, non in tv almeno: generalmente entro la seconda puntata inizia la storia d'amore e/o il drammone familiare da telenovela).

C'e' un errore di fondo pero'.

L'italia non e' necessariamente cosi'. E' solo il modo in cui la nostra mente si e' abituata a dare per scontato che le cose andranno. Ed e' un "condizionamento" potentissimo.

Tanto che quando capita di leggere qualcosa di diverso... stupisce! Ricordo di aver letto dei racconti gotico/inquietanti (se mi ricordo autore/titolo lo metto qua) ambientati nella bassa padana. Vi assicuro che davano la birra a Poe e Lovecraft. Il fatto che fossero ambientati tra i canali della pianura padana o in un paesino sperduto dell'appennino non dava nessun problema. Anzi, potenziava l'effetto. Questo per sottolineare l'ovvio: la brutta fiction ambientata in italia e' (shockingly) brutta. Duh, lo so. Ma e' una cosa strisciante: l'abitudine di una vita ci ha dato dei default. Se fossimo abituati a leggere BUONA fiction sull'italia in certi generi anche i nostri pregiudizi sarebbero diversi.

E non dimentichiamoci che certi generi sono NATI in america, e questo fa. Anche solo per il volume di opere che hanno definito i generi stessi.

Al di la' di tutto sto discorso, comunque, vorrei anche far notare che a volte davvero l'ambientazione americana ha la sua utilita' molto pratica. Per tanti tipi di situazione e di storia semplicemente l'italia funziona meno. Le convenzioni sociali sono diverse, la diffusione e l'abitudine alle armi sono enormemente diverse, l'impostazione dei poteri e delle giurisdizioni delle varie forze di polizia. La dimensione delle citta'. La dimensione delle regioni rurali e disabitate. La situazione religiosa. Quella razzista. Eccetera eccetera eccetera...

lapo:
Non che servisse, ma giusto per portare il mio +1 confermo che una delle cose più belle delle mie primissime partite a Vampires:theMasquerade è che giocavamo a Milano, in vie e case che noi tutti conoscevamo, proprio nel nostro quotidiano. E questo semplice fatto, già da solo, dava buona parte dell'interesse a quella trama…

Però sono anche convinto che sia spesso comodo e utile giocare a Luna City — o in altri luoghi di fantasia che eliminano molti dettagli e permettono di concentrarsi su un certo aspetto, come libri e racconti fantasy e/o sci-fi fanno da tempo…

Il punto di Rafu, piuttosto, lo leggerei non come “come mai giocare fuori dal quotidiano?” ma come “come mai consideriamo sempre gli USA come quotidiano standard?”.

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