Fatto, ho copiato aggiungendo il resto! Ho mandato appunto un po' avanti.
C'è stupore nel trovarsi don Gabriele, la persona da cui più ha imparato, davanti come a bloccargli la strada - ma Celeste non può farsi trascinare da altri dubbi, da troppi dubbi. C'è un momento per agire.
"Ho provato a fidarmi che almeno non faccia del male", dice tranquillamente. "E a fare in modo che debba scendere in campo a viso scoperto, a vedere chi siamo noi... cerco di essere la sua ombra, tutto qui." Stanno giusto allestendo un palchetto davanti alla Cattedrale, con furgoni bianchi e rumorosi e altri operai edilizi. Celeste guarda un attimo verso di là.
"Del resto, per andare su un terreno comune, ora siamo Davide davanti a Golia; ma qui ci portiamo davanti al cuore del gigante. Per ogni caso." Quanto parla complicato, e quanto vorrebbe aprirsi e chiedere a don Gabriele di fidarsi, o di consigliarlo. Ma è qualcosa che deve prendersi sulle proprie spalle, e poi in mezzo a tutto c'è sempre Diana.
Trattiene il respiro.
E' lei che gli viene incontro, come se fosse apparsa dal nulla, un minuto scarso dopo - don Gabriele è tornato dentro mormorando qualcosa - con un sorriso strano in volto.
"Ti stai mettendo in un guaio strano, lo sai?"
"Pare che sia il mio mestiere", risponde piano - mentre la sola cosa che fa è posarle una mano sul capo. Un arruffamento di capelli, mentre pensa che avrebbe bisogno di lei, tanto - anche solo di sentirsi abbracciato e trattenuto dal cadere - ma qui in mezzo alla piazza, alle telecamere che arrivano, sente un certo pudore. Come a sentirsi ricordare che non è un angelo, c'è ancora qualcosa che lo trattiene.
"...spero che lo sia anche uscirne sempre illeso", aggiunge lei con una sorta di risolino amaro - o nervoso? Si posizionano intanto su due sedie in prima fila - stanno posizionando quelle più in fondo, quasi in uno sfoggio entuasiasta e carismatico di ricchezza - e lei lo tiene a un fianco dopo essersi seduti, proprio mentre le macchine fotografiche sono pronte. Forse tutto sta per cominciare.