[cite]Autore: Ashrat[/cite]Anche le tecniche non sono altro che questione di moda.
Questo è vero. Sto rileggendo adesso
I promessi sposi ed ho mal di stomaco ad ogni pagina solo per l'uso della punteggiatura.
Ma Gamberetta non punta il dito verso la scarsa capacità di utilizzo di tecniche narrative tout-court, siamo ad un altro livello: ha sempre sostenuto che non sia necessario scrivere un libro seguendo determinati stili, che è possibile rompere la prassi; ma di questo occorre essere coscienti. Ha preso ad esempio un romanzo di (mi sembra) Saramago, in cui il discorso diretto è inserito senza soluzione di continuità nel flusso della scrittura; Gamberetta sostiene che ciò renda il tutto più confuso, ma non per questo dice che Saramago sia un pessimo scrittore, poiché lui ha coscientemente infranto una regola seguendo la propria ispirazione.
Quando parla della Strazzulla, di Licia Troisi, dell'autore di
Bryan di Boscoquieto (di cui nemmeno ricordo il nome), invece, fa una critica ben più estesa. Nei loro libri ci sono errori e cortocircuiti a livello di logica di base: gente che fa a spadaccino sul dorso di draghi in aria, draghi buttati giù al volo da catapulte, Nihal che impara ad usare la spada in una lezione; un mostro viene ucciso con tutta tranquillità da un incantesimo, dopo che ha a sua volta massacrato decine di persone ed in seguito ad un assedio durato ore (perché non hanno utilizzato subito il mago?!).
C'è completa disinformazione su come funzioni il mondo: sempre Nihal trafigge mostri con il proprio arco,
con facilità, a centinaia di metri di distanza; un assedio di tre ore è considerato esasperante.
Ci sono scene ridicole, tipo il bagno di schiuma dei due elfi in non ricordo quale libro (tendono a confondersi facilemente...) o l'aggressione ad una tipa ad opera di un gruppo di larper...
Inoltre, le trame sono praticamente copiaincolla della stessa struttura.
Tutto questo non ha a che fare con le tecniche di scrittura. Si può scrivere da cani, ma almeno essersi documentati, aver studiato, approfondito trama e personaggi.
Gamberetta allora ritiene che, pur con tutte queste assurdità nel racconto, almeno potrebbe essere scritto bene; e invece no: gli autori che non hanno approfondito le proprie conoscenze sul funzionamento di un arco lungo prima di scrivere un paragrafo sugli archi, non hanno nemmeno studiato tecniche di scrittura, e navigano a braccio in un mare loro totalmente sconosciuto.
A questo punto, giustamente, ci si sente presi in giro: si sono spesi 20 euro per un malloppo di 800 pagine scritto male, dalla trama lacunosa e ripetitiva, senza editing, raffazzonato da qualcuno che non ha la più pallida idea di che cosa significhino termini come coerenza narrativa o tempo del racconto. Ci si sente presi in giro dall'autore e, soprattutto (e Gamberetta lo sottolinea sempre) da chi quell'autore ha pubblicato e pubblicizzato.
Da qui l'astio.
Siamo, appunto, proprio ad un livello totalmente differente dalla critica alle tecniche di scrittura.