Che stroncare tutto o molto non renda automaticamente critici è vero, per il resto l'articolo contiene varie inesattezze; per esempio, Gamberetta sostiene sì la tecnica (che esiste), ma dice anche che, una volta che la si conosce, la si può rompere (aveva parlato, in tal senso, di Saramago). Le avanguardie esistono, ma gli avanguardisti conoscono le regole.
Che poi consigli solo i classici non ha base, infatti ha consigliato, tra gli altri, Pan e Dragon's Egg (e ha stroncato Tolkien; cosa non proprio geniale, se veramente volesse restare nel "Difendo i classici perché nessuno li criticherebbe").
Più in generale, di quell'articolo non mi trova d'accordo il concetto di fantasy che viene dato: per quanto sia vero che è legato alla fiaba, questo non significa che sia automaticamente limitato da essa, se non altro perché derivare da qualcosa non significa essere quel qualcosa (in altri termini, non concordo che questo legame riduca "il campo della creativita' alle variazioni sul tema"; del resto, tutta l'arte visiva - ma anche quella letteraria - deriva dalle pitture rupestri; è quindi limitata a variazioni sul tema?). E, anche senza contare questo, Gamberetta ha dato la sua definizione di fantasy; criticare i suoi articoli e i suoi libri senza tenerne conto significa fare un lavoro superficiale (e questo viene da uno che non è sempre d'accordo con lei). Si può non concordare con la definizione data, ma parlando di ciò che da essa scaturisce non la si può ignorare.
Piccola nota slegata dalla critica in sé: "Di solito o credi o speri. Lei crede E spera. Sotto la grammatica, niente"; la frase che commenta diceva "credo - spero - che". Quella frase non significa, almeno non solo, "credo e spero", indica (anche?) una sorta di ripensamento, quasi come si dicesse "credo - [no,] spero - che". E, anche ignorando questo, si può credere e sperare contemporaneamente, visto che il verbo "credere" può implicare dubbio.