Autore Topic: Riflessioni sulla giocata alla Dilemmacon  (Letto 2899 volte)

Riflessioni sulla giocata alla Dilemmacon
« il: 2013-07-29 16:29:57 »
Alla Dilemmacon ho giocato un’era di Dilemma con Mattia Bulgarelli (ala rossa) e Max Lambertini (patrono); io ero un’ala blu.

La giocata per me è stata problematica, poiché non sentivo di comunicare realmente con le chiavi e spesso i momenti che si sono rivelati più interessanti erano quelli con l’altra ala.

Premessa 1: Non ho letto il manuale, ho giocato solo 2 volte e mai come patrono (Mattia aveva chiesto a me ed a Max se avessimo voluto farlo; ho preferito fare l’ala, poichè ho poca esperienza del gioco e non mi sento in grado di gestirlo )

Premessa 2: Non si tratta di un attacco nei confronti di Max, poiché fare il patrono deve essere un compito molto complesso e per lui era la prima volta. Io sicuramente non avrei fatto di meglio, anzi probabilmente avrei incontrato più difficoltà.

Quindi quello che sto scrivendo è solo una mia personale riflessione.


Le chiavi avevano due difetti: erano poco stimolanti e chiuse.

Le chiavi toccavano per lo più temi che percepivo molto distanti, come la rivalsa sociale di Mark, un ragazzo di colore che “cercava la propria strada per un mondo migliore”. Mi spiace di sembrare poco sensibile al tema proposto, ma, nonostante l’empatia che io possa provare, non ho mai vissuto un dramma minimamente paragonabile (fortunatamente per me non ho mai subito discriminazioni così gravi).

Durante la creazione del personaggio c’è stato uno scambio di battute sul tema del razzismo in Francia, ma non ho pensato che l’argomento avrebbe percorso trasversalmente l’intera giocata, sennò avrei palesato più chiaramente la mia ignoranza sulla Francia e sui problemi di quel Paese legati alle diverse etnie che ci vivono.

Quando parlo di chiusura delle chiavi intendo che le stesse non si aprivano nei confronti delle ali; cito sempre Mark che ho dovuto zittire con una mossa, poichè sembrava facesse propaganda politica (ed a me la propaganda politica non piace proprio), oppure Marianne che nella prima scena con Mattia si è chiusa come un riccio. Dopo un paio di scene si è mostrata molto più aperta e disponibile al dialogo, al contrario Mark ha continuato a essere duro e freddo.

Per l’intera giocata non ho espresso la mia lontananza nei confronti di alcuni temi trattati, sia poichè mi aspettavo che qualcosa cambiasse, sia perchè non avrei saputo come comunicarlo senza sembrare irritante e scortese. Forse una persona estremamente sensibile avrebbe potuto cogliere questo mio disagio, ma non si tratta di una cosa semplice (difatti esistono molti studi sul linguaggio non verbale) e non credo debba essere un requisito per fare il patrono.

Quello che mi chiedo a questo punto è: nel manuale c’è scritto un modo per creare personaggi interessanti? E per le scene c’è un vademecum, soprattutto per quella della larva?

La mia larva ha avuto qualche problema ad entrare in scena, vuoi per scarsa esperienza di improvvisazione, vuoi per la ristrettezza dell’ambiente in cui si sarebbe dovuta presentare. In entrambe le scene della larva gli ambienti erano ristretti: uno era la stanza del professore, dove erano Mark e l’insegnante, l’altro lo studio della psichiatra, ove c’erano la dottoressa e il paziente che aveva in analisi. Mi è toccata la seconda scena e l’unico modo per entrarvi è stato quello di entrare per portare dei moduli; forse un’alternativa sarebbe stata una telefonata, ma quest’idea mi è venuta solo successivamente.

La mia attenzione si è rivolta molto più all’altra ala, rispetto che alle chiavi, difatti non saltavo una sola possibilità di parlarci; questa scelta è forse una mia deviazione del gioco.

Vorrei sapere se qualcuno ha avuto gli stessi problemi, perchè sin ora ho letto solo commenti entusiastici relativi alle varie ere giocate.

Mattia Bulgarelli

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Re:Riflessioni sulla giocata alla Dilemmacon
« Risposta #1 il: 2013-07-30 11:05:02 »
Eccomi qua!

Io devo dire che l'Era mi è piaciuta molto e che Max è stato un ottimo Patrono.
Ho letto la fatica nei suoi occhi a fine giocata, sì: forse avrebbe (avresti) potuto delegare qualche framing in più a noi per riposare un po', ma ho visto che avevi "una visione" di quest'Era molto netta.

Che poi è il motivo per cui mi è piaciuta e a Laura di meno, da quello che intuisco: c'erano dei temi FORTI in quelle Chiavi. Uguaglianza, lotta politica, impegno sociale, ecc.

Ezio (dalla nostra Era a INC 2013 all'alba della Rivoluzione Francese e da primal, l'Era Romana) e Mauro (dall'Era appena finita durante la Frontiera del West) hanno esperienza di come sia facilissimo mettere in scena in Dilemma il rapporto tra le Chiavi e la società in cui sono immersi.

Non è obbligatorio, però: nelle Ere moderne, spesso, le Chiavi non hanno temi "socialmente forti"... immagino che sia perché la società occidentale del presente sia data talmente per scontata dai giocatori stessi che "passa in giudicato" e non si gioca con un accento particolare su quello.

L'idea di fondo di Dilemma è che le Ali sono, a tutti gli effetti, dei "visitatori da un altro universo": visitano
a) delle persone (le Chiavi in particolare)
b) un'Era (che può essere poco importante o fondamentale, come dicevo sopra)

Ovviamente, l'esplorare l'Era in sè può piacere molto, così-così, o per niente.
Manuela, che normalmente si trova a disagio nelle ambientazioni storiche perché richiedono di "avere delle basi", nell'Era Romana si è trovata bene perché ha sfruttato il concetto di Ala come "visitatore" (il Patrono è l'unico che DEVE conoscere l'ambientazione).

Ora, mi metto il cappellino da autore del gioco e ti rispondo in particolare:


1) sulla chiusura delle Chiavi.

Sul manuale c'è un Principio del Patrono: Spingi Le Chiavi Verso Le Ali (e per i giocatori delle Ali c'è l'inverso).
Queste Chiavi erano un po' "dure", è vero, e la mia ala è Ascesa, alla fine, anche perché erano Chiavi la cui vita sarebbe stata "a posto" anche senza di lei.

Ma ricorda che le Ali hanno SEMPRE un "grimaldello per l'anima", che è la Mossa "Quando Scruti Nel Profondo Di un Umano". È perfettamente legittimo chiedere "come posso fare che si fidi di me?", per esempio. ^_-


2) sulla creazione di personaggi interessanti.

L'idea di base è che i giocatori delle Ali creino Chiavi interessanti per sè stessi.
La prossima volta, prova a rispondere, alla domanda sul miglior pregio e/o a quella sul peggior difetto, una cosa tipo "estremamente estroversa e chiacchierona"... il Patrono NON potrà non buttati letteralmente addosso la Chiave! ^__^


3) la Scena della Larva.

La Scena della Larva, in effetti, dovrebbe essere fatta in un ambiente "ristretto" (se non fisicamente, concettualmente): è un momento in cui la Larva (a mo' di fantasma, da cui il nome) "appare" alla Chiave e le dirime un dubbio.

Non serve che sia una scena lunga, e non serve che sia complicata: serve a dare "una direzione" alla Chiave (con una prima decisione) e all'Ala (il Colore!).

La natura soprannaturale della scena aiuta anche (nelle nostre intenzioni di autori, almeno) a far sì che i giocatori non si facciano molti problemi di "plausibilità" nell'essere lì per un qualche motivo, al punto che la Chiave non si chiederà neanche chi diavolo sei e forse non ricorderà neanche la scena.



Spero che questo ti possa aiutare... di sicuro sono cose che nel manuale finale verranno ribadite bene in chiaro. ^_^
Co-creatore di Dilemma! - Ninja tra i pirati a INC 2010 - Padre del motto "Basta Chiedere™!"

Re:Riflessioni sulla giocata alla Dilemmacon
« Risposta #2 il: 2013-08-03 21:44:29 »
Che dire?

Lato regolamento -- e non solo -- ha risposto Mattia per me. A posteriori mi sono accorto di non aver applicato bene il principio "spingi le Chiavi verso le Ali". E probabilmente è stato anche quello che ha portato la partita a quell'esito. Se mi ricapiterà di fare il patrono, beh... ne terrò conto.

Detto questo, però, le Chiavi sono state create a partire dagli input dei giocatori delle ali. Su questa base grezza io, Patrono, non ho messo becco, e mi sono riservato questo diritto nella sede propria, ovvero: dare un'anima a questo ammasso di creta informe che voialtre Ali mi avete dato.

Ho scelto Parigi perché, come ho detto, è uno dei melting pot europei e perché, leggendo i resoconti, non era stata usata come centro di un'Era e perché, quando creo ambientazioni in ambito moderno, cerco sempre di usare posti o che conosco bene o che mi hanno colpito, perché credo che usare le cose che si conoscono possa migliorare la propria narrazione... soprattutto se si opera in epoca moderna. E sì, ho pure visitato Marsiglia.

Essendo non tanto una metropoli quanto un "universo", è possibile usarla come sfondo per le storie più variegate come, ad esempio, una storia di vendetta rabbiosa mascherata dietro un velo di riscatto sociale, o una discesa agli inferi in seguito ad un lutto, così come palcoscenico per altri tipi di racconti.

A me piacciono le storie forti, e anche un poco melodrammatiche, e non a caso se devo citare un libro che mi ha cambiato la vita (oddìo, no, diciamo spinto ad imparare una lingua e una marea di espressioni gergali) è il noir "Casino Totale", di Jean Claude Izzo.  E per questo motivo mi sono venuti fuori dei personaggi un po' così, che possono piacere ma anche, proprio per come sono fatti, no. Personaggi con una concezione abbastanza chiara del bianco e del nero,  ma pieni di contraddizioni, nei quali ho versato la mia concezione di dramma, cambiamento ed evoluzione in maniera molto mia. (tranne la tagline, Laura. "Migliorare il mondo -- con ogni mezzo necessario" non è mia, ma è tratta da un altro gdr :-P  )

Se non piacciono le Chiavi, ci sono sempre le meccaniche per influire sulla narrazione. Vuoi rendere interessante la vita di una Chiave? Puoi, dadi permettendo. Il Patrono non ha nulla a sua disposizione se non i principi e la fine, i giocatori hanno fior di mosse da usare per influire pesantemente -- in quanto esseri soprannaturali -- sulla vita delle loro Chiavi.

Mica poco, eh :-)

Re:Riflessioni sulla giocata alla Dilemmacon
« Risposta #3 il: 2013-08-04 17:49:07 »
Lascio in standby questa discussione poiché devo capire meglio il gioco, appena sarò riuscita a leggere il manuale e rigiocare, forse saprò meglio esprimere le mie perplessità.  Ringrazio entrambi per le risposte. :D

Re:Riflessioni sulla giocata alla Dilemmacon
« Risposta #4 il: 2013-08-04 18:32:28 »
Beh, sicuramente io lo vorrò riprovare come Ala :-)

Per quanto riguarda fare il Patrono: tieni presente che era la mia primissimissima partita a Dilemma. E no, avere fatto il master ai tradizionali per anni non conta, anzi :-)

Re:Riflessioni sulla giocata alla Dilemmacon
« Risposta #5 il: 2013-08-04 23:18:17 »
Max non ti sentire criticato, non era mia intenzione criticare le tue doti di patrono, casomai mi interrogavo sul quanto fosse chiaro quello che bisogna fare come patrono.

Mattia Bulgarelli

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Re:Riflessioni sulla giocata alla Dilemmacon
« Risposta #6 il: 2013-08-05 09:09:29 »
Considerando che io gioco è ormai fuori dal playtest ma NON ancora "in stesura definitiva", tutto quello che ci aiuta a rendere più chiaro il "da farsi" è molto prezioso. ^_^

Poi, e forse mi ripeto: io ho giocato tanto Dilemma (duh!), e un'Era "dal sapore particolare" la posso apprezzare molto, anche per vedere i limiti del gioco. Per me è stata un'ottima partita ma "deve piacere il genere".
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Re:Riflessioni sulla giocata alla Dilemmacon
« Risposta #7 il: 2013-08-06 14:07:54 »
Max non ti sentire criticato, non era mia intenzione criticare le tue doti di patrono, casomai mi interrogavo sul quanto fosse chiaro quello che bisogna fare come patrono.

Eh, io mi sono buttato e basta :-) Sicuramente ho fatto qualche cavolata qua e la (usare meglio i principi, per esempio), ma prima di tutto mi sono buttato.

Mattia Bulgarelli

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Re:Riflessioni sulla giocata alla Dilemmacon
« Risposta #8 il: 2013-08-06 16:11:33 »
...e hai fatto bene! ^_^
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