Autore Topic: [Dilemma] Boston 2013  (Letto 2741 volte)

Moreno Roncucci

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[Dilemma] Boston 2013
« il: 2013-07-07 06:40:23 »
OK, Manuela mi ha intimato di scrivere la cronaca della partita di Dilemma di oggi a DilemmaCon (alla Biasola di Reggio Emilio), con

- Manuela Soriani: Patrono

- Michele Gelli: ala Viola (Miranda)
- Moreno Roncucci: ala Indaco (Alexander)
- Luca Veluttini: ala Arancio (Zion)

Chiavi:
- Helen Russell
- Luisa Sanchez
- Joanathan F. Taylor

Però, più ci penso, e più mi rendo conto che non sono le Ali che la devono scrivere la storia. Dovrebbe essere scritta dal punto di vista delle Chiavi. (non so se è una cosa in generale delle partite di Dilemma, ma in questo caso lo è)

Quindi, Manuela: parti!   8)
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Re:[Dilemma] Era Boston (now), DilemmaCon 2013
« Risposta #1 il: 2013-07-07 14:49:02 »
E così succede che su un foglietto di carta vengono create tre Chiavi.

Helen
C'è una ragazza omosessuale, Helen, che ha perso il suo vero amore da pochi mesi.
Helen studia giurisprudenza ad Harvard.
Dovrebbe avere una vita magnifica, ma per mantenere questo sogno lavora più ore di quante dovrebbe, ha un prestito studentesco sulla groppa e talmente poco tempo libero che qualsiasi idea di rapporti sociali è andata in frantumi da settimane.
E' sola, determinata e forte.
Ha smesso di credere nelle favole e nella possibilità di avere una vita migliore.

Luisa
Luisa è stata un piacere da giocare.
Luisa è ispanica, sposata con un marito amico che non ama più e con cui cresce i suoi adorati figli di 9 e 7 anni.
Ha 40 anni e lavora in un'impresa di pulizie che le spreme la vita fino al midollo. Dimostra più anni di quelli che ha, è povera e dentro di se ha le ceneri di mille sogni che la vita le ha bruciato (la possibilità di studiare, di sentirti bella e speciale per qualcuno).

Jonathan
Jonathan è un ragazzo di 30 anni. E' ricco ma senza buon gusto.
E' rimasto paralizzato dalla vita in giù da circa un mese e brucia dalla voglia di rivalsa.
Non ha uno scopo nella vita.
Ora che è un handicappato, la mancanza di uno scopo concreto lo strozza anocra di più nel profondo.
Ha buon cuore, ma l'incapacità di fare progetti concreti in grado di renderlo una persona migliore.

Giocare per divertirsi

Il ruolo del Patrono in Dilemma è un'esperienza intensa e stancante.
Devi interpretare den tre personaggi alla stessa parità di importanza e renderli persone reali.
Dopo tante partite, ho capito che per divertirmi e per far divertitre gli altri, biosgna giocare semplice e diretti.

Le Chiavi sono personaggi interessanti in partenza (per come sono strutturate le domande di creazione) e se i giocatori al tavolo hanno davvero voglia di guidare le loro vite, i rimpalli delle mosse delle Ali creano davvero degli intreggi di trama e delle evoluzioni carattariali intense e vivide.

Ora, non so se è stato lo stesso per i miei tre giocatori (Moreno Roncucci, Michele Gelli e Luca Veluttini), ma io vi posso assicurare che alla fine della partita ho avuto una concreta soddisfazione riguardando la maturazione dei personaggi (sia Ali che Chiavi).
I 6 personaggi (3 Ali + 3 Chiavi) hanno avuto la possibilità di evolvere e migliorare in appena 6 ore di gioco.

Non erano più delle semplici scritte su un foglio di carta, erano personaggi sfaccettati ed intensi, con un carattere proprio.

Davvero magico!

Grazie a tutti e tre!
Co-Creatrice di DILEMMA. Amante del GWEP. Non mettetemi in difficoltà con ambientazioni storiche. Il mio amore per Kagematsu/KaGaymatsu tocca le stelle.

Michele Gelli

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[Dilemma] Boston 2013
« Risposta #2 il: 2013-07-07 15:02:44 »
Finalmente sono riuscito anche io a provare Dilemma nella sua versione “matura”, dopo una partita fatta con una pre alpha che mi aveva lascito numerosi punti poco chiari.

Cos’è Dilemma:
Per chi non lo sapesse, le Ali sono un poco come gli Endless di Sandman. Entità che ci sono da sempre, legate ad un colore. Vengono in qualche maniera attirate da alcuni umani (le Chiavi) di cui influenzeranno il destino. La Ali sono più o meno personificazioni di un tema, organizzate come i libretti di AW.  Le Chiavi sono gli strumenti attraverso il quale il tema verrà esplorato.

Le Chiavi vengono create in maniera collaborativa, in maniera molto simile ai personaggi di Sporchi Segreti. Si risponde ad una domanda a turno, con la possibilità per il “master” di personalizzare l’ultima. Questo è stato il risultato:

  • Helen Russel era una studentessa caparbia e determinata, con problemi di mantenersi agli studi che stava gestendo ma che però la stavano isolando dal mondo ed aveva recentemente perso la sua compagna in un incidente automobilistico
  • Luisa Sanchez era una quarantenne di origine messicana, con due figli, molto religiosa, una vita stretta da problemi economici, un gigantesco complesso della carta da parati. Una moglie di famiglia depressa che però aveva preso una sbandata per il giovinastro figlio dei vicini.
  • Jonathan era un riccastro palestrato, che viveva agiatamente (di cosa non lo si è stabilito perché non era rilevante, ma era una rendita di qualche tipo che gli lasciava una marea di tempo libero), abbronzato e ben vestito che però era paralizzato in sedia a rotelle per un incidente stradale.

Giudizi su giudizi:
Per problemi miei personali con le persone che danno esclusivamente a Dio il merito dei loro successi ed esclusivamente a se stesse la colpa di tutto quello che di brutto gli è capitato, ho preso subito Luisa – diciamolo con un eufemismo pubblicabile su questo forum – “in antipatia”.

Helen mi sembrava un minimo anonima. Sul colpo non mi aveva detto nulla.

Mi sembrava molto interessante Jonathan, che nella mia testa ho eletto “mia” Chiave (= PNG di cui avrei prevalentemente seguito e tutelato gli interessi).
 
Da notare che i personaggi allo stato delle cose manco avevano aperto bocca che li avevo già vivisezionati a giudicati. Per di più mi avevano detto che il gioco era corto, le scene preziose e quindi credo che selezionare un “preferito” sia una reazione abbastanza normale ai constraint del gioco.

Un minimo di fiction
Ho chiesto la prima scena con Jonathan, che sembrava il più promettente. Le Ali sono diverse e vengono proposte dal “master” dopo questa prima scena in cui il giocatore mantiene tutti i suoi “poteri cosmici” (mi è stato detto che se gli avessi detto “alzati e cammina” avrei fatto riacquistare a J l’uso della gambe). L’idea mi aveva affascinato, ma non me la sono sentita di stressare il gioco in questo modo e ho “solo”convinto J a investire con la carrozzina e gonfiare come una zampogna lo yakuza che lo aveva investito e che – ovviamente – se ne andava a spasso impunito.

La scena mi è valsa la proposta dell’Ala Viola. Manuela si era raccomandata di giocare di pancia e non stare a vedere le mosse. Nel testo di colore c’era scritto qualcosa tipo “sei il vento nelle vele e il riflettore e che illumina il palco”. Mi hanno folgorato l’immagine di Mace di Strangedays (Angela Basset) e Storm degli X-man nella sua versione con il mohawk. Aggiudicato.

Il Vellu ha preso quella Arancio dopo una scena con Helen e Moreno quella Indaco dopo una scena con Luisa. Che, se possibile, ha confermato e peggiorato l’opinione che avevo di lei. È stata una ragguardevole ipocrita che flirtava a destra ed a manca. Fosse stato solo per me, sarebbe potuta (o meglio “dovuta”) sprofondare all’inferno. Magari non avrei neppure disdegnato di buttarla nel fuco eterno con le mie manine santuzze.

Le scene si sono succedute. Le dinamiche del gioco (e la jella nera con i dadi del Vellu) hanno spinto le Chiavi in vortici autodistruttivi egoistici o masochistici. Di nessuno si può dire che abbia esattamente “brillato”, ma c’è chi nel baratro ci ha sguazzato come un maiale nel trogolo.  Ogni riferimento a Luisa ed al fatto che volesse divorziare dal marito per raccomandata - senza non dico affrontarlo ma nemmeno dirglielo prima - è puramente voluto.

Giocando mi sono reso conto che J non era poi così interessante come sembrava. Nel finale ha anche avuto una specie di folgorazione modello “Madre Teresa di Calcutta” che mi ha lasciato abbastanza dubbioso. Non che non fosse “giusta” nell’equilibrio del gioco e della storia, ma divorato dal suo fervore aveva iniziato a fare discorsi che non mi “tornavano” più.

Nella mia credo terza scena (quindi relativamente presto), non so in base a quale cortocircuito mentale (ma probabilmente in base a certe somiglianze della situazione generale ed a qualche espressione o atteggiamento di Manuela),  l’immagine di Elen Russel si è sovrapposta a quella di Maggie Fitzgerald (protagonista del bellerrimo Million Dollar Babe). Ed in quel momento sono caduto come un’ incudine, con ferrea e incrollabile determinazione. Siccome anche Vellu mi curava amorevolmente Elen, ho avuto anche tempo ed agio (visto che evidentemente i miei dadi erano più in forma degli altri) di seguire e risolvere anche i problemi di Luisa e J, anche se a quel punto me ne fregava davvero poco.

Alla fine Moreno (in una inedita versione  Vin Diesel ) si è accasato con la neodivorziata Luisa, Vellu è diventato lo zio buono di Helen , la mia Miranda la sua (di helen) nuova compagna e anche J è partito - rincoglionito ma felice - per le favelas brasiliane a “fare del bene”. Ma se i dadi non avessero detto tanto bene almeno a me, probabilmente J (che all’inizio sembrava il personaggio più interessante) sarebbe stato trascurato e chissà che fine avrebbe fatto

I commenti alla partita
Tutte le volte che non ero in scena mi sarebbe venuto da commentare azioni delle Chiavi e decisioni delle altre Ali. Tanto è vero che – se non va do errato – sono stato sempre io a chiamare la “scena delle Ali” che è un opzionale intermezzo in cui si suppone che le Ali parlino e commentino. Ma, nonostante questa “istituzionale” valvola di sfogo, stare zitti è stato difficile se non impossibile. E sono stato praticamente condannato a occupare le mani (“fare un sudoku” era la parola in codice) durante le scende altrui per non interferire.

Nonostante la sofferenza del momento, è stato un buon segnale. Significava che c’era un forte interesse anche nelle scene degli altri giocatori.

Sempre a proposito di questo meccanismo. Mi è anche stato detto: “tutte quelle smorfie e poi alla scena delle ali dici due parole in croce?”. Che era vero. Alcune cose vanno dette in un certo momento ed in quello dopo possono essere superate dagli eventi o non avere più il senso e/o il mordente desiderato. Altre possono essere concisamente riassunte in frasi come “Luisa (per fare un esempio con un nome a caso) è una stronza senza speranza”. Il perché o percome era sotto gli occhi di tutti.

Poi su una delle ultime scene (una di J) invece ho preso appunti. Lo ho affrontato nella mia ultima scena successiva ed ero partito con l’idea di convincerlo a non partite rinfacciandogli testualmente tutte le cretinate che aveva detto. Alla fine ho valutato che è meglio un idiota felice in Brasile che un paralitico stressato a Boston. Ma ho potuto essere molto ficcante e puntuale nelle mie risposte: la cosa mi ha insegnato che se avessi sempre preso appunti invece di occupare le mani col cellulare sarebbero venute delle scene delle Ali molto migliori.

Il gioco
Rispetto alla pre-alpha che avevo provato precedentemente, il gioco è molto migliorato. Ha generato tre storie delle cadute delle Ali intense, anche se ha marginalizzato il ruolo di J.

Avrei preferito un cast più ampio; le scene sono diventate quasi subito un poco claustrofobiche Ala + Chiave, al più con qualche incolore comparsa sullo sfondo. Ma è anche colpa mia che quando mi è stato offerto di fare framing non ho colto la palla al balzo.

Una delle cose che mi ha un minimo bruciato è stato che – proprio per la folgorazione di cui sopra – la mia Ala aveva deciso che sarebbe caduta con ampio anticipo sul finale meccanico del gioco. Che ha creato un paio di scene un pelo deboli o “di servizio” ad altre ali per togliere le castagne dal fuoco al “loro” protetto. Ma c’era un momento che avrebbe urlato “sipario, si chiude!” che è stato un poco posticipato. L’esperienza complessiva è stata comunque buona, ma questa cosa un poco mi ha dato da fare.
 “A babbo morto” posso dire che ci sarebbe stata nettamente bene – invece di cincischiare - una scena di Miranda e Elen sulla tomba della ex-compagna per darle una qualche closure. Ma queste sono le belle idee che ti vengono dopo, seduto sulla poltrona di casa.

La mia impressione – a dispetto di un apparato di regole molto contenuto ed una strategia “in game” sui numeri abbastanza banale – è che sia un gioco difficile che chiede tanto a chi gioca, proprio perché formalizza e blinda molte poche procedure. E non lascia nessuna rete di sicurezza sotto. Ma che sia anche un gioco molto adatto a trovare quel feeling intenso che molti su GCG cercano. Ma credo che il fatto che io sia un inguaribile romantico possa averci messo del suo (tenete conto che “Il fantastico Mondo di Susy Wong” è uno dei miei film preferiti di sempre).
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Moreno Roncucci

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Re:[Dilemma] Boston 2013
« Risposta #3 il: 2013-07-07 16:32:37 »
C'è già un thread su quella partita: http://www.gentechegioca.it/smf/index.php?topic=9325.0
Questo un doppione o vuoi tenerlo separato per qualche motivo, definendo scopi o regole diverse? Se non ci sono particolari motivi magari è meglio fare un merge in un unico thread. [Edit: ho unito i thread in uno unico]

Io intanto posto qui perchè vorrei parlare dell'esperienza del giocatore, che è già il taglio che hai dato al tuo post iniziale.

Inizio dicendo COSA ho aggiunto io alle tre Chiavi. Mi sono accoro che durante la partita mi sentivo più "responsabile" di quelle cose, sia nel senso di sistemarle in fiction (Jonathan), sia nel senso di farle entrare in gioco, farle avere peso.

Helen Russel: mi sono trovato davanti solo il nome, dovendo darle un aspetto fisico ho immaginato una ragazza che fosse attraente per me. poi quando mi è "ritornata" davanti, che pareva l'immagine della ragazza perfetta, bella che lavora e studia contemporaneamente con ottimi voti, mi ha ricordato ragazze che ho conosciuto che facevano vite simili ed erano sempre stressatissime, e allora dovendo aggiungere un suo problema ho messo che era tanto impegnata a costruirsi un futuro da non avere un presente.

Quando ho dovuto dare un nome al secondo personaggio, ho voluto rompere subito lo stereotipo "boston = tutti Wasp" mettendoci una latina. Luisa Sanchez.  A questo punto era solo un nome, poteva essere una studentessa, un avvocato, un attrice, chiunque.
Ho arricciato un po' il naso a vedere come subito sia rientrata in un altro stereotipo: la donna delle pulizie, con prole abbondante (poi Manuela ha limitato a 2 figli, il minimo visto che avevamo usato il plurale, ma da come se ne era parlato avrebbero potuto essere 6 o 7).  Quando si è trattato di darle un problema Michele aveva proposto di farla anche obesa, ma il Vellu ha deciso invece di dire che una vita di fatiche e rinunce le aveva tolto ogni fiducia nel prossimo.
Quando è stato il mio turno di darle un pregio le ho dato quello di riuscire a gestire tutti i casini che le avevo messo addosso (lavoro, figli, etc) riuscendo a non trascurare ne l'uno ne l'altro (che può sembrare poco ma visto il poco che riesco a fare io con il mio tempo mi è sempre parso un superpotere tipo quelli di Wolverine)
Per ultimo, Michele come evento recente che aveva messo in crisi la sua vita le ha messo che si era innamorata di un diciottenne (proprio la cosa per cui l'ha infamata per tutta la partita! E l'ha scelta lui!)

Il terzo, Jonathan F. Russell, dopo il primo giro di risposte mi stava antipatico. Palestrato, tanto ricco da non aver bisogno di lavorare (questo glie l'avevo messo io, ma mi pareva ovvio da come era stato presentato). Manuela si era raccomandata di fare Chiavi che ci piacessero. Il più classico dei trucchi letterari per farci piacere personaggi privilegiati, è fargli perdere qualcosa di importante. Allora ho inserito che aveva avuto un incidente d'auto da pochissimo che gli aveva fatto perdere l'uso delle gambe.

Una nota riguardo a questi elementi, e altri inseriti dopo: una cosa che ho notato durante il gioco è che Manuela si basava moltissimo sulle nostre reazioni. Dopo che Michele ha avuto quella reazione di vero e proprio schifo alla "religiosità popolare" di Luisa, è sparita dalla storia e non è più stata nominata. E non è stata l'unica cosa.  Credo che il "leggere" le reazioni dei giocatori (anche se non espresse chiaramente come quella di Michele) sia fondamentale per il Patrono in questo gioco: il suo ruolo fondamentale è far sì che i giocatori si interessino ai destini di questi personaggi, e quindi deve fare personaggi che, anche quando arrivano a punteggi alti in egoismo per esempio, siano ancora simpatetici.  E non è per niente facile, anche partendo dalla richiesta precisa di fare personaggi che ci piacessero, sia Luisa che Jonathan avevano elementi che respingevano almeno Me e Michele.
Non è una necessità che si possa assolvere aggiungendo consigli al manuale (anzi forse sarebbero controproducenti), credo che sia e resterà sempre un gioco adatto a GM capaci di "leggere" i giocatori e le loro reazioni.

Comunque, fatte le Chiavi, c'è da giocare la scena iniziale che determinerà il "colore" delle ali.

Vellu sceglie Helen, e nella prima scena, in cui Helen (mentre lavora come cameriera in un bar) sente delle viperette di una confraternita studentesca in cui voleva entrare insultarla dietro le sue spalle per la sua classe sociale, Vello la "forza" a rovesciar loro addosso tè bollente.

"Mmmmm" penso fra me e me "come primo intervento andiamo sul delicato: questa rischia di perdere il lavoro E contemporaneamente avere danni di migliaia di dollari da pagare alle due pettegole..."

Poi tocca a Michele, e come primo intervento, visto che Manuela aveva descritto un incontro con la persona che l'aveva investito descrivendolo come uno yakuza prepotente (che compilation di hot button per Michele...) spinge Jonathan a riempirlo di botte facendo intervenire la polizia con i suoi superpoteri per evitare la reazione dei guardaspalle.

"andiamo bene" penso, "qui oltre ai danni da pagare adesso questo rischia di avere addosso sicari della Yakuza"...

La mia reazione ad interventi così "pesanti" nella vita di persone da parte della Prima Entità Cosmica di Passaggio Da Quelle Parti colora molto le mie azioni nell'incontro con Luisa. Non agisco, ma osservo e le faccio domande. Parto da due elementi e ci costruisco sopra: c'è qualcosa in questa donna che mi ha spinto a venire sulla Terra per osservarla, e ne so ancora poco delle reazioni degli esseri umani. Quindi faccio domande, voglio capire cosa desidera, e alla fine, quando alla fine agisco, "spreco" in pratica l'unico uso dei poteri della prima scena facendo solo quello che lei desidera: fa sì che il padre di Mark (il ragazzotto di cui è innamorata) smetta di bere (regalandogli una insofferenza all'alcool)

Quando Manuela assegna i colori, sono molto meravigliato di beccarmi l'Ala Indaco. Ne avevo già visto giocare una, in un blind playtest abortito praticamente all'inizio (che era stata fino a quel momento la mia unica esperienza con il gioco), e pensavo sarebbe stata l'ultima scheda che avrei potuto ricevere. Però la prendo come una sfida, e inizio a ragionare su come renderla la MIA ala indaco...

Il resto al prossimo post, che fare post troppo lunghi attira i black-out che ti fanno perdere i post!
« Ultima modifica: 2013-07-08 04:29:09 da Moreno Roncucci »
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Moreno Roncucci

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Re:[Dilemma] Boston 2013
« Risposta #4 il: 2013-07-07 17:36:47 »
Arrivati a descrivere le varie scene, c'è il problema di cui avevo parlato in un post precedente: descrivere cronologicamente gli interventi delle Ali dà una narrazione aggrovigliata e poco comprensibile di tutte le storie assieme, e oltretutto ormai con la memoria non riesco a ricordare tutte le scene (ricordo a malapena tutte le mie), o si tratta la storia di una Chiave per volta o si parla della propria esperienza di giocatore. Proseguo su quest'ultima strada.

Subito all'inizio Michele e Vellu paiono "prendersi" Helen e Jonathan (Michele fa assumere alla sua Ala una forma femminile - Miranda - e la fa incontrare con Jonathan alla stazione di polizia dove è stato portato in seguito alla rissa). Ma a me non dispiace "rimanere" con Luisa. Anche nella vita reale sono attratto dall'effetto "gattino sotto la pioggia", dalle donne più in crisi e bisognosa di aiuto, e Luisa è davvero un disastro.  Quando la descrive Manuela ignora il suggerimento precedente sul farla obesa, e descrive una donna formosa (non mi ricordo più bene l'esempio che ha fatto delle forme di un attrice... Angelina Jolie forse?) che sarebbe ancora bella se non dimostrasse anche più dei suoi anni (ha 40 anni, mi ero scordato di dirlo ma era stato determinato al momento della creazione delle Chiavi)  per le fatiche del lavoro e del tirare su i figli (due maschi di 7 e 9 anni), e del vivere con un marito per cui non prova più niente. Nelle prime due scene Manuela descrive una persona dall'autostima ridotta allo zero, che si innamora di un diciottenne solo perchè è gentile con lei, che si vede come una fallita senza speranza.

La prima scena "vera" della mia Ala Indaco inizia con Luisa al parco con Mark, il martedì (che verrà stabilito come il suo giorno libero, in cui va appunto al parco). Non è un appuntamento ma un incontro più o meno regolare fra due persone che ancora non hanno concretizzato nulla. 

Io mi stavo scervellando per trovare un attore per dare il volto alla mia Ala (Colore: indaco, Nome, Alexander, Glance: Playful, Style: innocent). Volevo un diciottenne-ventenne perchè immaginavo che Alexander fosse stato "modellato" sugli attuali desideri di Luisa, ma "attori carini sui diciotto-vent'anni" non è proprio il mio campo, e quei pochi che mi venivano in mente o sono roba da ragazzine o hanno la faccia da pesce lesso o da tenebroso e roba simile e stavo già pensando di dire che non avevo un attore, quando il fatto che Alexander si stava avvicinando ai due correndo in maglietta e calzoncini (uno sportivo dunque) e l'idea di sfidare Ben Lehman ("non ho bisogno di giocare a XXXstreme Street Luge per giocare Vin Diesel, io!"), mi ha fatto optare per Vin Diesel a 18 anni (devo confessare che mentre giocavo non avevo ben presente manco che faccia ha, visto che non ho visto quasi nessuno dei suoi film, mi ha ispirato una vaga idea e appunto il gioco di Lehman)

Alexander/Vin arriva facendo jogging mentre Mark si alza e se ne va, lo incrocio e lo "leggo" mentre passo per capire cosa pensa di Luisa. È lusingato dalla sua attenzione e nulla più. Lui a sua volta nota che lo fisso a lungo mentre passo e che sono, se non ostile, diffidente.

Mi metto a sedere di fianco Luisa, e mi metto a parlare del più o del meno. In character, dicendo che sono appena arrivato (per tutta la partita Alexander userà questi doppi sensi, dicendo sostanzialente la verità, ma giocando sull'equivoco: le dice che "sono appena arrivato" intendendo il pianeta, lei capisce la città), le dico che "è un esperienza nuova, non sono abituato a vivere qui, si potrebbe dire che sono nato ieri", etc.
Mi piace questa conversazione in character piena di doppi sensi, forse un po' troppo, e ad un certo punto ho paura di stare facendo addormentare gli altri giocatori tirandola troppo in lungo. Michele comunque non sembra annoiarsi, sembra piuttosto che faccia una fatica incredibile a trattenersi. Non può parlare e ne soffre un sacco. La faccia però è molto espressiva.  Durante la conversazione tiro per provocare il suo interesse, riesco, Manuela decide di declinare il successo verso un interesse chiaramente sessuale. Ci sta, una seconda persona che dimostra interesse per lei, e la sua scarsa autostima fa il resto.  Durante la conversazione entra in scena il discorso sull'università che Alexander frequenta, alla risposta "nessuna" lei insiste perchè non butti al vento l'occasione per studiare (si scoprirà poi che fra i suoi vari rimpianti c'è anche questo, essendosi sposata a 18 anni)
Riassumo il resto della conversazione in terza persona per non allungare troppo la scena, precisando che anche se sto coscientemente agendo per stimolare il suo interesse, non faccio nulla per "provarci", e non sto nemmeno flirtando. Poi chiedo la scena.

Mi rendo conto dopo osservando meglio la scheda che per la mia scarsa esperienza con le regole ho fatto un errore: chiudendo lì la scena sono rimasto sbilanciato verso il lato "chiaro", quello delle rinunce. Mi rendo anche conto di quanto sia limitata la scelta fra le varie mosse (ripensandoci poi credo di aver capito come questo rafforzi il tema del gioco, ma ne parlo poi). Comunque, in pratica, aiutarla con le mie mosse pare impossibile, e persino il confortarla o darle buoni consigli andrebbe a malus. L'unica cosa su cui avrei bonus sarebbe il dirle cose tipo "rinuncia ai tuoi sogni per il bene della tua famiglia" e non ne ho molta voglia. Pare un dilemma irrisolvibile e inizio a pensare a come uscirne.

Intanto Michele sta soffrendo parecchio, specie dopo il tiro per attirarla, e subito dopo chiama una scena fra Ali, in cui la insulta pesantemente, con vari epiteti riguardanti una madre di famiglia che andrebbe con il primo (e pure il secondo) ragazzo che parla con lei. È chiaro che non c'è molto amore per Luisa a questo "tavolo" (siamo sulla panchina a giocare nel parco, e infatti io e Manuela quando facciamo le scene sulla panchina praticamente giochiamo live, sedendo vicini).

Io sorrido perchè ho avuto conferma sulla scelta di quale personaggio "adottare": come ho detto mi piacciono i casi difficili e i gattini bagnati, più che i palestrati e le superdonne....   8)
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Michele Gelli

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Re:[Dilemma] Era Boston (now), DilemmaCon 2013
« Risposta #5 il: 2013-07-07 21:00:46 »
Le chiavi erano effettivamente personaggi “vivi” e ben strutturati in partenza. Anche se la sfumatura religioso/passivo-aggressiva ha finito per grattarmi potentemente i nervi e mettermela subito sotto una cattiva luce, non si può negare che perfino Luisa fosse un personaggio tondo e credibile. E che abbia fatto una sua ragguardevole “maturazione” (anche se non le perdonerò MAI la faccenda del divorzio per raccomandata).

Jonathan è stato – credo – il personaggio un poco più sacrificato. Alla fine non aveva nessuno che davvero teneva a lui ed IMHO questo un poco si è sentito. E questo più che merito / demerito delle ali è stato una scelta dei dadi. Non ho tenuto conto di quanti tiro sono stati sbagliati, ma IMHO non ce ne era abbastanza per sviluppare alla perfezione tutti i personaggi.
Cioè, se il personaggio X è in fase depressiva da N turni e una prima Ala fallisce nel “ricentrarlo”, è facile che ci provi una seconda, ma in questo modo uno dei due personaggi rimanenti restasse con una scena giocata in meno . È ironico, ma per salvare tutti dai vortici autodistruttivi, la Chiave più favorita dai dadi, quella che tornava subito a posto, la si è vista in qualche scena di meno. Non tante ma le scene sono poche di suo, e anche mancare un giro o due ha in proporzione un grosso peso. E Questo ha lasciato J un briciolo più sullo sfondo.

Credo che questa scarsità sia una scelta precisa di design per forzare la mano alle Ali e costringerle a scegliere cosa è imperativo proteggere e cosa si può sacrificare.

Per la cronaca, Helen (ben lungi dall’essere la Helena Russel da cui ho preso il nome) era il gattino bagnato più tenero ed indifeso che avessi visto da un pezzo. Poco ci mancava che la chiamassi Mo chuisle

Una BELLISSIMA partita.
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Re:[Dilemma] Boston 2013
« Risposta #6 il: 2013-07-08 03:24:41 »
Eravamo rimasti alla fine del primo giro di scene. Nessuno aveva "segnato" nessuna chiave (io non ci avevo manco provato, e gli altri due hanno fatto tiri bassi), si inizia il secondo giro di scene con le Chiavi tutte a Egoista +2

Michele dice nel suo post che lui sin dall'inizio voleva che il suo personaggio "cadesse". Per me era il contrario: ero convinto di terminare con l'ascensione. Non in maniera rigida e ferrea, ero pronto a cambiare idea eventualmente, ma l'idea della Caduta....  mi pareva un po' troppo zuccherosa e improbabile. (e ho tutt'ora forti dubbi sulla narrazione della scena della caduta da parte del Patrono: a quel punto del gioco per me stona, non ci sta bene una scena di effetti speciali in un momento in cui l'Ala diventa umana. Ci starebbe meglio una scena descritta dal giocatore in cui si vede l'Ala nel futuro prendere un autobus, giocare con i suoi figli, bere con gli amici, insomma una scena di Umanità, non una scena in gran parte prescritta di una caduta fisica. A quel punto del gioco l'Ala caduta è già caduta, non deve più cadere una seconda volta)

Insomma: la mia idea era che Alexander si interessasse a Luisa perchè lui riusciva a vedere la parte più bella, la luce in lei, e voleva che anche lei la scoprisse, ma dopo averla aiutata la lasciasse (anche perchè, per definizione, per me se alla fine lei aveva ancora bisogno di qualcuno, non l'aveva aiutata abbastanza)

Aiutarla...  come però? Mi trovo alla seconda scena e l'unica cosa che potrei fare ora con buone probabilità di evitarle di andare a Egoista +3 sarebbe darle il peggiore consiglio possibile, sacrificarsi per marito e figli, e non glielo voglio dare.
Guardando le altre schede, vedendo giocare gli altri, mi pare una cosa generale: le Ali hanno poteri potentissimi...  che il più delle volte non servono ad un tubo.  E la cosa funziona: mi sono accorto che durante il gioco la difficoltà nel riuscire ad usare quei poteri per aiutarle porta a... "preoccuparsi di più per loro" si potrebbe dire.  O come ha detto Mattia, non è un bug, è una feature.

Allora che faccio? Dopo averci riflettuto, trovo una maniera. Il primo problema che affligge Luisa è quello economico, che si porta dietro il lavoro usurante, il non poter dedicare tempo a sè, la disperazione, etc.  E so chi potrebbe facilmente risolverlo.

La mia seconda scena la chiedo con Jonathan. Ci troviamo nella sala d'aspetto di una clinica,  lui è lì perchè vuole provare una terapia sperimentale, io dico che "il mio allenatore mi ha fatto andare lì per degli esami".  Quello che voglio fare sarebbe un discorso molto involuto e difficile da fare in prima persona, quindi dopo le prime battute descrivo come, nel corso del tempo che passano assieme, Alexander faccia amicizia con Jonathan e gli presenti il caso di questa famiglia che conosce, e lo convince ad assumere Luisa e Miguel (il marito) come custode ed infermiera (dopo un corso), offrendo loro un lavoro ben retribuito e una nuova casa(la sua villa).
La mossa si attiva solo se Jonathan rinuncia a qualche piacere fisico per il bene di altri, quindi devo presentargliela come una cosa tipo "i soldi che spenderesti per comprarti questa cosa che mi dicevi, perchè non li spendi per aiutare...", cosa che renderebbe il discorso ancora più involuto se fatto direttamente. Ma il tiro riesce,  e segno Jonathan.
Questa scena diventa importante poi perchè collega Jonathan e Luisa, porta Jonathan sulla via dell'altruismo, e segna anche l'inizio del distacco di Miranda (l'Ala di Michele) da Jonathan, visto che fa una scena in cui "segna" Helen.
Zion (Vellu) prova a segnare Luisa in una scena ad una festa (in cui lei si sente isolata e a disagio fra colleghe più giovani), non mi ricordo come, ma fallisce. Si inizia il terzo giro di scene con Helen e Jonathan appena avviati sulla via dell'altruismo, ma Luisa è a Egoista + 3.

Provo a rimediare, facendo la terza scena con lei. Manuela descrive mentre fa sesso con Marc nel cortile della villa di Jonathan (e qui Michele davvero fa una gran fatica a trattenersi dal parlare in scena). Alexander arriva "casualmente" mentre lei fa uscire Mark dal cancello. "Legge" Marlk (il ragazzo non prova davvero niente per Luisa) mentre lo incrocia per strada, poi saluta la donna dicendo che è passato a salutare Jonathan.

Mi ero dimenticato di precisare una cosa: fra queste scene passano mesi. Luisa ha lasciato il suo vecchio lavoro, ha fatto il corso, si è trasferita nella villa di Jonathan con marito e figli, e tutti i martedì ha continuato a vedere Alexander al parco (dove lui fa finta di allenarsi correndo). Lei è convinta che lui stia studiando letteratura, e sa che il lavoro gliel'ha trovato lui (anche se Alexander ha minimizzato il suo ruolo dicendole che lui ha solo sentito "per caso" che Jonathan cercava un custode e un infermiera)

Mentre Luisa, imbarazzatissima, accompagna Alexander in casa, lui la "legge", e vede che è ancora infelice e insoddisfatta. Ora ancora di più, anche il sesso con Mark si è rivelato una delusione, lasciandola vuota e piena di vergogna più di prima.  Manuela qui fa una metafora che non sono sicuro di aver capito bene, ma l'ho interpretata come il fatto che per Luisa Mark rappresentava una nuova vita, il ritornare indietro, la giovinezza, e invece... alla fine era solo una scopata.
Ora non solo è infelice e insoddisfatta, ma non ha più nemmeno il "sogno" dell'amore con Mark, perchè quel sogno si è sgonfiato.

Provo a "segnarla" con il lato chiaro (l'unica, con lei ormai ad Egoista +3 e quasi fuori controllo), fermandola, prendendola per le spalle, e dicendole "Luisa, ma cosa stai facendo? Il farlo con Mark per te vale tanto da mettere a rischio tutto quello che hai ottenuto in questi mesi? Rischiare di perdere tutto?".
Il tiro, ancora una volta (!!!) fallisce, Luisa mi dà retta (non può fare altrimenti, anche in caso di tiro fallito), ma invece di farlo per scelta la vive come una nuova costrizione, l'essere ancora più rinchiusa in una vita che non sopporta più.

(finora sono un Ala Indaco che non ci prova e anzi invita alla morigeratezza e alla prudenza. Mi cacceranno dal club...)

A quel punto salva la situazione Michele, che chiede a sua volta una scena con Luisa (visto che gli altri due questo giro stanno bene). È la famosa scena "voglio divorziare da mio marito, ma non gliel'ho detto, preparo i documenti dall'avvocato e glieli spedisco", e Michele si può finalmente sfogare tramite Miranda (che incontra Luisa nello studio dell'avvocato prima che entri) che gliene dice di ogni, che è una vigliacca e che è una cosa orrenda, che suo marito non si merita di essere trattato così, etc.

A Michele il tiro riesce, e si riesce così a fermare la spirale autodistruttiva di Luisa.

Passano altri mesi prima della quarta scena.  Alla fine farò 3 scene con Luisa, e due con Jonathan. Nessuna con Helen, che mi pareva non avere davvero bisogno dell'aiuto di altri visto che aveva già 2 Ali puntate su di lei.

Per il regolamento di Dilemma, in questa scena Luisa deve stare bene ed essere Altruista + 1. Subito dopo una scena in cui faceva mattane e danni a sè stessa e agli altri ad Egoista+3.  A pensarci, è uno stacco forte, e sarebbe facile che vengano fuori Chiavi incoerenti che si comportano come una palla da ping pong da un estremo all'altro.  Il potere delle Chiavi di condizionarle lo spiega a livello logico, ma questo non significa che la fiction funzioni, che sia credibile, anche avendo in mente questo fattore.

Manuela è stata molto brava per tutta la partita, ma in questa scena specialmente devo farle i complimenti. Riesce a dipingere Luisa come una persona che ha raddrizzato la sua vita (in mezzo fra due scene) in maniera credibile. Non come una a cui tutto adesso va a rose e fiori ma che dopo aver fatto il "gran passo", si accorge che il marito, anche se addolorato, ha accettato la sua scelta e collaborano ancora assieme per la cura dei figli senza liti (OK, questa magari è forse un po' improbabile, ma è vero che è come Luisa VEDE la situazione, non la realtà assoluta...), che si sta riaprendo al mondo, che sta risparmiando per poter andare all'università come sognava, che ha ricominciato a curare il suo aspetto e ora dimostra quasi 10 anni di meno, che ha mollato Mark rendendosi conto di non amarlo davvero, etc.

E io come Alexander, sulla panchina del parco nell'incontro settimanale, mentre una luminosa Luisa risponde alle mie domande, mi rendo conto che Alexander non ha più motivi per rimanere lì. Non è stato per merito suo, ma ormai Luisa è "salva", o almeno, sulla strada per riprendersi la sua vita e la sua autostima. Quella che ha di fronte è una Luisa che non ha più bisogno di lui

Stacco un attimo l'interpretazione in character, per descrivere a Manuela cosa pensa Alexander. Cioè esattamente quello che ho scritto: che Luisa è salva così, che Alexander capisce che dovrebbe andarsene lasciandola alla sua vita ritrovata. E aggiunto che Alexander è perfettamente consapevole di rischiare di rovinare tutto quando si china su di lei e inizia a baciarla

(e qui mi restituiscono la tessera di Ala Indaco, non verrò più espulso: il lato oscuro dell'Ala Indaco è passione, senza curarsi delle conseguenze)

La scena termina con Luisa che segue Alexander a casa sua, dove si amano per ore (e specifico, sia pur tenendo un rigoroso velo su qualunque descrizione anatomica, che lo scopo di Alexander quella notte è di amarla "facendola sentire la donna più desiderata del mondo".

Anzi, no: la scena non termina qui: adesso è il turno di Manuela di specificare che alla fine, quando si stringono abbracciandosi prima di addormentarsi insieme, Luisa gli chiede se se è solo un avventura di una sera, e se ne andrà lasciandola da sola. (usando contro di me la tecnica dei doppi sensi. D'altra parte io prima della fine le ritorcerò contro la tecnica della domanda post-coito)

E so cosa non può che rispondere Alexander: "no, non me ne andrò. Resterò con te".

[Edit: avevo dimenticato di specificare il risultato del tiro sulla Mossa, che è stato importante per come si è conclusa la scena: la mossa usata da Alexander era per far accettare piacere fisico a Luisa. Con il senno di poi, anche se sul momento non l'avevo esplicitato e non era del tutto chiaro nemmeno a me, il senso era proprio quello: "farlo per il piacere di farlo", non per scarsa autostima, non per obbligo, non per paura di rimanere da soli. Luisa sarebbe andata a letto con Alexander sin dalla scena 1, anche senza tirare, ma sarebbe stato per gli stessi motivi per cui era stata con Mark  Il tiro dei dadi è venuto un sonoro 12, "they accept with no regrets, and they tell you they want more of it, and why".
In pratica su quel tiro si è giocata la scelta fra cadere o ascendere...]

(Nel frattempo, Miranda/Michele inizia una relazione stabile con Helen, abbandonando definitivamente la cura di Jonathan. Ma se inizio a parlare anche delle altre chiavi questo AP diventa davvero lunghissimo, ne parlerà lui se ne ha voglia).

La quinta e ultima scena regolare non la faccio con Helen. Jonathan è arrivato ormai a +3 altruista, e secondo me Alexander non può prendere una decisione simile in un attimo e lasciarla lì. Deve avvenire nel corso di un certo tempo, in fiction.  E allora decido di fare una scena con Jonathan. Perchè Alexander ha bisogno di capire cosa vuol dire essere umani, e non di fronte alla personificazione dei suoi desideri, ma di fronte a quella delle sue paure: malattie, fragilità, dolore: Jonathan.

Nel corso delle sue ultime scene Jonathan era andato verso livelli di altruismo sempre più distruttivi. E i tentativi di segnarlo riportandolo ad uno stadio più equilibrato erano tutti falliti (la quantità di tiri falliti in questa partita è stata notevole). Manuela mi fa il framing della scena nell'ultima notte di Jonathan a casa, prima di partire per un velleitario viaggio nelle zone più povere (e pericolose) del pianeta per "aiutare la gente".
È una scena lunga, in cui una serie di tiri per "leggere" riusciti a meta o proprio falliti portano ad una serie di scoperte e rivelazioni reciproche fra me e Jonathan. Alla fine è praticamente Jonathan a consigliare Alexander, e a scoprire con le sue domande che la donna misteriosa con cui Alexander ha "paura di legarsi troppo perdendo la sua indipendenza" è la sua infermiera Luisa. Dopo la prima è la conversazione più piena di "doppi sensi" della partita. Quello che cerca Alexander è la rassicurazione sul fatto che andrà bene, ma non può averla. Ma Jonathan lo convince che vale la pena di rischiare.
Jonathan però è ancora altruista a livelli autodistruttivi. Che Alexander lo coinvolga adesso in un rapporto omosessuale sarebbe ridicolo e non ci sta proprio "da fiction" (come non ci starebbe un rapporto con un altra donna del resto). Obbligare Jonathan ad abbandonare il suo progetto, dopo i discorsi che si sono scambiati sul "rischiare", nemmeno.
Allora Alexander coinvolge Jonathan nella ricerca del "piacere" di due amici che stanno per separarsi per molto tempo: lo porta in giro per la città, a cena, e poi semplicemente in giro per la città a vedere cose, a fargli vedere (lui!) che la vita ha ancora molto da offrirgli.
(il tiro riesce), il giorno dopo Jonathan partirà, ma con molto meno spirito autodistruttivo, e giura a Alexander che si rivedranno presto.

(Nella sua scena anche Miranda cerca di far cambiare idea ad Jonathan, ma di fronte alle sue risposte molto più razionali - da Egoista a +1, non da Altruista a +3 - lo lascia partire)

(e il resto a dopo)
« Ultima modifica: 2013-07-08 15:51:06 da Moreno Roncucci »
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Moreno Roncucci

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Re:[Dilemma] Boston 2013
« Risposta #7 il: 2013-07-08 04:09:15 »
Rimane da giocare la scena dell'Addio (che non è sempre un addio...), le Ali sono così umane da aver perso i loro poteri, niente più tiri, niente più mosse, solo free play.

Manuela chiede a me di fare il framing, e ambiento la scena in un momento speculare a quello della fine della scena quattro: Alexander e Luisa, abbracciati a letto dopo il coito. Lei descrive come Luisa sia con la testa reclinata sul petto di Alexander. Io descrivo come Alexander sia visibilmente pensieroso e triste.

Lei gli chiede "che cosa c'è? A cosa stai pensando?" Lui le prende la testa dolcemente fra le dita sorreggendola quel poco che basta perchè lui la possa guardare negli occhi.  Da regolamento, in questa scena l'Ala o dice addio, o altrimenti deve far pesare alla Chiave il fatto che rinuncerà a qualcosa di importante per lei.

Lui le chiede "con me non succederà come con Miguel?"

(Miguel è il suo ex-marito, che lei "un giorno ha scoperto di non amare più")

Lei cerca di convincerlo che con lui è una cosa completamente diversa, ma lui insiste. Con un dialogo di nuovo pieno di doppi sensi, le dico che nei miei piani dovevo fermarmi in città solo un breve periodo, che avevo altri piani, altri progetti, e che se rimango con lei dovrò rinunciare a tutto, "crearmi una vita qui", e che è una scelta irrevocabile. E che lui lo farebbe, subito... se solo fosse sicuro. Che lei non lo lascerà mai.

Ma lui non ha più la "mossa" per leggere nel suo cuore e nella sua mente. può solo chiederle, ancora, con paura "tu non mi farai mai soffrire, vero?"

Lei glielo assicura, gli parla dei sentimenti che ha per lui, di cosa rappresenti. Ma sono parole, umane parole. Credergli o meno è una sua decisione.

Termino la scena descrivendo come gli occhi di Alexander si bagnino di lacrime e la stringa forte, e la baci, e di come Alexander non parli più per tutto il resto della notte...

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Scena della caduta: come ho detto prima, è una parte del gioco che mi lascia perplesso.  Mentre scrivo questa cronaca di gioco, mi è venuto in mente che il gettarsi nel vuoto non è un gesto umano. Dovrebbe rappresentare il contrario, l'ascesa. Il volo. Il corpo umano dovrebbe dissolversi cadendo lasciando solo un colore per una frazione di secondo.

La caduta sarebbe meglio rappresentata dalle Ali rimanenti che scendono usando le scale.

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Epilogo: il classico "e vissero per sempre felici e contenti" è una bugia. Come ha scritto non mi ricordo più chi, le favole se lo possono permettere perchè chiudono li`la storia e non fanno vedere il seguito. Nessuno può essere sempre felice e contento, e prima o poi arrivano malattie, sfighe varie, vecchiaia, morte (e non sempre in quest'ordine)
Però è una bugia che, come le favole, posso permettermi di raccontare perchè la storia finisce qui, quei personaggi non saranno più giocati. E specialmente dopo il carico emotivo delle ultime scene, nessuna altra conclusione sarebbe accettabile (al mo suggerire per scherzo una conclusione diversa gli altri giocatori minacciano violenza fisica)
Quindi quando descrivo il futuro di Alexander e Luisa, mi concedo di finire la storia come una favola: "e vissero felici e contenti". Ci aggiungo pure (visto che sono l'unico che può farlo avendolo segnato) che Jonathan ritorna dal suo viaggio sano e salvo dopo qualche mese, e che dopo pochi anni la scienza riesce a trovare una cura per la sua condizione permettendogli di camminare di nuovo (ero stato io a dire che era paralitico, mi sentivo un po in colpa...).

Miranda/Michele finisce anche lei in coppia con Helen, e pure loro vissero felici e contenti. Il finale di Zion/Vellu è più complesso ed è meglio che lo descriva lui.

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OK, Manuela, l'ho scritta la cronaca della partita, posso andare alla Gnoccocon senza rischiare ritorsioni ora?   8)
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Re:[Dilemma] Boston 2013
« Risposta #8 il: 2013-07-08 11:00:46 »
OK, Manuela, l'ho scritta la cronaca della partita, posso andare alla Gnoccocon senza rischiare ritorsioni ora?   8)

Si, siete stati bravissimi!
Sia tu che Michele!

La partita è stata bellissima e devo dire anche incredibilmente intensa.
Sono contenta che l'intensità che ho provato io come Patrono sia stata così ben condivisa.
Co-Creatrice di DILEMMA. Amante del GWEP. Non mettetemi in difficoltà con ambientazioni storiche. Il mio amore per Kagematsu/KaGaymatsu tocca le stelle.

Mauro

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Re:[Dilemma] Boston 2013
« Risposta #9 il: 2013-07-08 18:44:56 »
Quest'Era è... buffa, da leggere. Nella mia Era, un'Ala giovane (22) si è messa con una sensibilmente più anziana (56), e una Chiave donna si è messa con un'Ala donna. La Chiave si chiamava Helena. Neuroni condivisi.

Una delle cose che mi ha un minimo bruciato è stato che – proprio per la folgorazione di cui sopra – la mia Ala aveva deciso che sarebbe caduta con ampio anticipo sul finale meccanico del gioco. Che ha creato un paio di scene un pelo deboli o “di servizio” ad altre ali per togliere le castagne dal fuoco al “loro” protetto. Ma c’era un momento che avrebbe urlato “sipario, si chiude!” che è stato un poco posticipato. L’esperienza complessiva è stata comunque buona, ma questa cosa un poco mi ha dato da fare
Hai provato a iniziare a costruire la tua vita con quella Chiave? La vita delle Chiavi continua comunque a incasinarsi, e affrontare quello pensando anche al fatto che sarai lì anche dopo può essere interessante.

La quinta e ultima scena regolare non la faccio con Helen. Jonathan è arrivato ormai a +3 altruista, e secondo me Alexander non può prendere una decisione simile in un attimo e lasciarla lì. Deve avvenire nel corso di un certo tempo, in fiction.  E allora decido di fare una scena con Jonathan. Perchè Alexander ha bisogno di capire cosa vuol dire essere umani, e non di fronte alla personificazione dei suoi desideri, ma di fronte a quella delle sue paure: malattie, fragilità, dolore: Jonathan
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