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[Dilemma] Boston 2013
Moreno Roncucci:
OK, Manuela mi ha intimato di scrivere la cronaca della partita di Dilemma di oggi a DilemmaCon (alla Biasola di Reggio Emilio), con
- Manuela Soriani: Patrono
- Michele Gelli: ala Viola (Miranda)
- Moreno Roncucci: ala Indaco (Alexander)
- Luca Veluttini: ala Arancio (Zion)
Chiavi:
- Helen Russell
- Luisa Sanchez
- Joanathan F. Taylor
Però, più ci penso, e più mi rendo conto che non sono le Ali che la devono scrivere la storia. Dovrebbe essere scritta dal punto di vista delle Chiavi. (non so se è una cosa in generale delle partite di Dilemma, ma in questo caso lo è)
Quindi, Manuela: parti! 8)
Manuela Soriani:
E così succede che su un foglietto di carta vengono create tre Chiavi.
Helen
C'è una ragazza omosessuale, Helen, che ha perso il suo vero amore da pochi mesi.
Helen studia giurisprudenza ad Harvard.
Dovrebbe avere una vita magnifica, ma per mantenere questo sogno lavora più ore di quante dovrebbe, ha un prestito studentesco sulla groppa e talmente poco tempo libero che qualsiasi idea di rapporti sociali è andata in frantumi da settimane.
E' sola, determinata e forte.
Ha smesso di credere nelle favole e nella possibilità di avere una vita migliore.
Luisa
Luisa è stata un piacere da giocare.
Luisa è ispanica, sposata con un marito amico che non ama più e con cui cresce i suoi adorati figli di 9 e 7 anni.
Ha 40 anni e lavora in un'impresa di pulizie che le spreme la vita fino al midollo. Dimostra più anni di quelli che ha, è povera e dentro di se ha le ceneri di mille sogni che la vita le ha bruciato (la possibilità di studiare, di sentirti bella e speciale per qualcuno).
Jonathan
Jonathan è un ragazzo di 30 anni. E' ricco ma senza buon gusto.
E' rimasto paralizzato dalla vita in giù da circa un mese e brucia dalla voglia di rivalsa.
Non ha uno scopo nella vita.
Ora che è un handicappato, la mancanza di uno scopo concreto lo strozza anocra di più nel profondo.
Ha buon cuore, ma l'incapacità di fare progetti concreti in grado di renderlo una persona migliore.
Giocare per divertirsi
Il ruolo del Patrono in Dilemma è un'esperienza intensa e stancante.
Devi interpretare den tre personaggi alla stessa parità di importanza e renderli persone reali.
Dopo tante partite, ho capito che per divertirmi e per far divertitre gli altri, biosgna giocare semplice e diretti.
Le Chiavi sono personaggi interessanti in partenza (per come sono strutturate le domande di creazione) e se i giocatori al tavolo hanno davvero voglia di guidare le loro vite, i rimpalli delle mosse delle Ali creano davvero degli intreggi di trama e delle evoluzioni carattariali intense e vivide.
Ora, non so se è stato lo stesso per i miei tre giocatori (Moreno Roncucci, Michele Gelli e Luca Veluttini), ma io vi posso assicurare che alla fine della partita ho avuto una concreta soddisfazione riguardando la maturazione dei personaggi (sia Ali che Chiavi).
I 6 personaggi (3 Ali + 3 Chiavi) hanno avuto la possibilità di evolvere e migliorare in appena 6 ore di gioco.
Non erano più delle semplici scritte su un foglio di carta, erano personaggi sfaccettati ed intensi, con un carattere proprio.
Davvero magico!
Grazie a tutti e tre!
Michele Gelli:
Finalmente sono riuscito anche io a provare Dilemma nella sua versione “matura”, dopo una partita fatta con una pre alpha che mi aveva lascito numerosi punti poco chiari.
Cos’è Dilemma:
Per chi non lo sapesse, le Ali sono un poco come gli Endless di Sandman. Entità che ci sono da sempre, legate ad un colore. Vengono in qualche maniera attirate da alcuni umani (le Chiavi) di cui influenzeranno il destino. La Ali sono più o meno personificazioni di un tema, organizzate come i libretti di AW. Le Chiavi sono gli strumenti attraverso il quale il tema verrà esplorato.
Le Chiavi vengono create in maniera collaborativa, in maniera molto simile ai personaggi di Sporchi Segreti. Si risponde ad una domanda a turno, con la possibilità per il “master” di personalizzare l’ultima. Questo è stato il risultato:
* Helen Russel era una studentessa caparbia e determinata, con problemi di mantenersi agli studi che stava gestendo ma che però la stavano isolando dal mondo ed aveva recentemente perso la sua compagna in un incidente automobilistico
* Luisa Sanchez era una quarantenne di origine messicana, con due figli, molto religiosa, una vita stretta da problemi economici, un gigantesco complesso della carta da parati. Una moglie di famiglia depressa che però aveva preso una sbandata per il giovinastro figlio dei vicini.
* Jonathan era un riccastro palestrato, che viveva agiatamente (di cosa non lo si è stabilito perché non era rilevante, ma era una rendita di qualche tipo che gli lasciava una marea di tempo libero), abbronzato e ben vestito che però era paralizzato in sedia a rotelle per un incidente stradale.
Giudizi su giudizi:
Per problemi miei personali con le persone che danno esclusivamente a Dio il merito dei loro successi ed esclusivamente a se stesse la colpa di tutto quello che di brutto gli è capitato, ho preso subito Luisa – diciamolo con un eufemismo pubblicabile su questo forum – “in antipatia”.
Helen mi sembrava un minimo anonima. Sul colpo non mi aveva detto nulla.
Mi sembrava molto interessante Jonathan, che nella mia testa ho eletto “mia” Chiave (= PNG di cui avrei prevalentemente seguito e tutelato gli interessi).
Da notare che i personaggi allo stato delle cose manco avevano aperto bocca che li avevo già vivisezionati a giudicati. Per di più mi avevano detto che il gioco era corto, le scene preziose e quindi credo che selezionare un “preferito” sia una reazione abbastanza normale ai constraint del gioco.
Un minimo di fiction
Ho chiesto la prima scena con Jonathan, che sembrava il più promettente. Le Ali sono diverse e vengono proposte dal “master” dopo questa prima scena in cui il giocatore mantiene tutti i suoi “poteri cosmici” (mi è stato detto che se gli avessi detto “alzati e cammina” avrei fatto riacquistare a J l’uso della gambe). L’idea mi aveva affascinato, ma non me la sono sentita di stressare il gioco in questo modo e ho “solo”convinto J a investire con la carrozzina e gonfiare come una zampogna lo yakuza che lo aveva investito e che – ovviamente – se ne andava a spasso impunito.
La scena mi è valsa la proposta dell’Ala Viola. Manuela si era raccomandata di giocare di pancia e non stare a vedere le mosse. Nel testo di colore c’era scritto qualcosa tipo “sei il vento nelle vele e il riflettore e che illumina il palco”. Mi hanno folgorato l’immagine di Mace di Strangedays (Angela Basset) e Storm degli X-man nella sua versione con il mohawk. Aggiudicato.
Il Vellu ha preso quella Arancio dopo una scena con Helen e Moreno quella Indaco dopo una scena con Luisa. Che, se possibile, ha confermato e peggiorato l’opinione che avevo di lei. È stata una ragguardevole ipocrita che flirtava a destra ed a manca. Fosse stato solo per me, sarebbe potuta (o meglio “dovuta”) sprofondare all’inferno. Magari non avrei neppure disdegnato di buttarla nel fuco eterno con le mie manine santuzze.
Le scene si sono succedute. Le dinamiche del gioco (e la jella nera con i dadi del Vellu) hanno spinto le Chiavi in vortici autodistruttivi egoistici o masochistici. Di nessuno si può dire che abbia esattamente “brillato”, ma c’è chi nel baratro ci ha sguazzato come un maiale nel trogolo. Ogni riferimento a Luisa ed al fatto che volesse divorziare dal marito per raccomandata - senza non dico affrontarlo ma nemmeno dirglielo prima - è puramente voluto.
Giocando mi sono reso conto che J non era poi così interessante come sembrava. Nel finale ha anche avuto una specie di folgorazione modello “Madre Teresa di Calcutta” che mi ha lasciato abbastanza dubbioso. Non che non fosse “giusta” nell’equilibrio del gioco e della storia, ma divorato dal suo fervore aveva iniziato a fare discorsi che non mi “tornavano” più.
Nella mia credo terza scena (quindi relativamente presto), non so in base a quale cortocircuito mentale (ma probabilmente in base a certe somiglianze della situazione generale ed a qualche espressione o atteggiamento di Manuela), l’immagine di Elen Russel si è sovrapposta a quella di Maggie Fitzgerald (protagonista del bellerrimo Million Dollar Babe). Ed in quel momento sono caduto come un’ incudine, con ferrea e incrollabile determinazione. Siccome anche Vellu mi curava amorevolmente Elen, ho avuto anche tempo ed agio (visto che evidentemente i miei dadi erano più in forma degli altri) di seguire e risolvere anche i problemi di Luisa e J, anche se a quel punto me ne fregava davvero poco.
Alla fine Moreno (in una inedita versione Vin Diesel ) si è accasato con la neodivorziata Luisa, Vellu è diventato lo zio buono di Helen , la mia Miranda la sua (di helen) nuova compagna e anche J è partito - rincoglionito ma felice - per le favelas brasiliane a “fare del bene”. Ma se i dadi non avessero detto tanto bene almeno a me, probabilmente J (che all’inizio sembrava il personaggio più interessante) sarebbe stato trascurato e chissà che fine avrebbe fatto
I commenti alla partita
Tutte le volte che non ero in scena mi sarebbe venuto da commentare azioni delle Chiavi e decisioni delle altre Ali. Tanto è vero che – se non va do errato – sono stato sempre io a chiamare la “scena delle Ali” che è un opzionale intermezzo in cui si suppone che le Ali parlino e commentino. Ma, nonostante questa “istituzionale” valvola di sfogo, stare zitti è stato difficile se non impossibile. E sono stato praticamente condannato a occupare le mani (“fare un sudoku” era la parola in codice) durante le scende altrui per non interferire.
Nonostante la sofferenza del momento, è stato un buon segnale. Significava che c’era un forte interesse anche nelle scene degli altri giocatori.
Sempre a proposito di questo meccanismo. Mi è anche stato detto: “tutte quelle smorfie e poi alla scena delle ali dici due parole in croce?”. Che era vero. Alcune cose vanno dette in un certo momento ed in quello dopo possono essere superate dagli eventi o non avere più il senso e/o il mordente desiderato. Altre possono essere concisamente riassunte in frasi come “Luisa (per fare un esempio con un nome a caso) è una stronza senza speranza”. Il perché o percome era sotto gli occhi di tutti.
Poi su una delle ultime scene (una di J) invece ho preso appunti. Lo ho affrontato nella mia ultima scena successiva ed ero partito con l’idea di convincerlo a non partite rinfacciandogli testualmente tutte le cretinate che aveva detto. Alla fine ho valutato che è meglio un idiota felice in Brasile che un paralitico stressato a Boston. Ma ho potuto essere molto ficcante e puntuale nelle mie risposte: la cosa mi ha insegnato che se avessi sempre preso appunti invece di occupare le mani col cellulare sarebbero venute delle scene delle Ali molto migliori.
Il gioco
Rispetto alla pre-alpha che avevo provato precedentemente, il gioco è molto migliorato. Ha generato tre storie delle cadute delle Ali intense, anche se ha marginalizzato il ruolo di J.
Avrei preferito un cast più ampio; le scene sono diventate quasi subito un poco claustrofobiche Ala + Chiave, al più con qualche incolore comparsa sullo sfondo. Ma è anche colpa mia che quando mi è stato offerto di fare framing non ho colto la palla al balzo.
Una delle cose che mi ha un minimo bruciato è stato che – proprio per la folgorazione di cui sopra – la mia Ala aveva deciso che sarebbe caduta con ampio anticipo sul finale meccanico del gioco. Che ha creato un paio di scene un pelo deboli o “di servizio” ad altre ali per togliere le castagne dal fuoco al “loro” protetto. Ma c’era un momento che avrebbe urlato “sipario, si chiude!” che è stato un poco posticipato. L’esperienza complessiva è stata comunque buona, ma questa cosa un poco mi ha dato da fare.
“A babbo morto” posso dire che ci sarebbe stata nettamente bene – invece di cincischiare - una scena di Miranda e Elen sulla tomba della ex-compagna per darle una qualche closure. Ma queste sono le belle idee che ti vengono dopo, seduto sulla poltrona di casa.
La mia impressione – a dispetto di un apparato di regole molto contenuto ed una strategia “in game” sui numeri abbastanza banale – è che sia un gioco difficile che chiede tanto a chi gioca, proprio perché formalizza e blinda molte poche procedure. E non lascia nessuna rete di sicurezza sotto. Ma che sia anche un gioco molto adatto a trovare quel feeling intenso che molti su GCG cercano. Ma credo che il fatto che io sia un inguaribile romantico possa averci messo del suo (tenete conto che “Il fantastico Mondo di Susy Wong” è uno dei miei film preferiti di sempre).
Moreno Roncucci:
C'è già un thread su quella partita: http://www.gentechegioca.it/smf/index.php?topic=9325.0
Questo un doppione o vuoi tenerlo separato per qualche motivo, definendo scopi o regole diverse? Se non ci sono particolari motivi magari è meglio fare un merge in un unico thread. [Edit: ho unito i thread in uno unico]
Io intanto posto qui perchè vorrei parlare dell'esperienza del giocatore, che è già il taglio che hai dato al tuo post iniziale.
Inizio dicendo COSA ho aggiunto io alle tre Chiavi. Mi sono accoro che durante la partita mi sentivo più "responsabile" di quelle cose, sia nel senso di sistemarle in fiction (Jonathan), sia nel senso di farle entrare in gioco, farle avere peso.
Helen Russel: mi sono trovato davanti solo il nome, dovendo darle un aspetto fisico ho immaginato una ragazza che fosse attraente per me. poi quando mi è "ritornata" davanti, che pareva l'immagine della ragazza perfetta, bella che lavora e studia contemporaneamente con ottimi voti, mi ha ricordato ragazze che ho conosciuto che facevano vite simili ed erano sempre stressatissime, e allora dovendo aggiungere un suo problema ho messo che era tanto impegnata a costruirsi un futuro da non avere un presente.
Quando ho dovuto dare un nome al secondo personaggio, ho voluto rompere subito lo stereotipo "boston = tutti Wasp" mettendoci una latina. Luisa Sanchez. A questo punto era solo un nome, poteva essere una studentessa, un avvocato, un attrice, chiunque.
Ho arricciato un po' il naso a vedere come subito sia rientrata in un altro stereotipo: la donna delle pulizie, con prole abbondante (poi Manuela ha limitato a 2 figli, il minimo visto che avevamo usato il plurale, ma da come se ne era parlato avrebbero potuto essere 6 o 7). Quando si è trattato di darle un problema Michele aveva proposto di farla anche obesa, ma il Vellu ha deciso invece di dire che una vita di fatiche e rinunce le aveva tolto ogni fiducia nel prossimo.
Quando è stato il mio turno di darle un pregio le ho dato quello di riuscire a gestire tutti i casini che le avevo messo addosso (lavoro, figli, etc) riuscendo a non trascurare ne l'uno ne l'altro (che può sembrare poco ma visto il poco che riesco a fare io con il mio tempo mi è sempre parso un superpotere tipo quelli di Wolverine)
Per ultimo, Michele come evento recente che aveva messo in crisi la sua vita le ha messo che si era innamorata di un diciottenne (proprio la cosa per cui l'ha infamata per tutta la partita! E l'ha scelta lui!)
Il terzo, Jonathan F. Russell, dopo il primo giro di risposte mi stava antipatico. Palestrato, tanto ricco da non aver bisogno di lavorare (questo glie l'avevo messo io, ma mi pareva ovvio da come era stato presentato). Manuela si era raccomandata di fare Chiavi che ci piacessero. Il più classico dei trucchi letterari per farci piacere personaggi privilegiati, è fargli perdere qualcosa di importante. Allora ho inserito che aveva avuto un incidente d'auto da pochissimo che gli aveva fatto perdere l'uso delle gambe.
Una nota riguardo a questi elementi, e altri inseriti dopo: una cosa che ho notato durante il gioco è che Manuela si basava moltissimo sulle nostre reazioni. Dopo che Michele ha avuto quella reazione di vero e proprio schifo alla "religiosità popolare" di Luisa, è sparita dalla storia e non è più stata nominata. E non è stata l'unica cosa. Credo che il "leggere" le reazioni dei giocatori (anche se non espresse chiaramente come quella di Michele) sia fondamentale per il Patrono in questo gioco: il suo ruolo fondamentale è far sì che i giocatori si interessino ai destini di questi personaggi, e quindi deve fare personaggi che, anche quando arrivano a punteggi alti in egoismo per esempio, siano ancora simpatetici. E non è per niente facile, anche partendo dalla richiesta precisa di fare personaggi che ci piacessero, sia Luisa che Jonathan avevano elementi che respingevano almeno Me e Michele.
Non è una necessità che si possa assolvere aggiungendo consigli al manuale (anzi forse sarebbero controproducenti), credo che sia e resterà sempre un gioco adatto a GM capaci di "leggere" i giocatori e le loro reazioni.
Comunque, fatte le Chiavi, c'è da giocare la scena iniziale che determinerà il "colore" delle ali.
Vellu sceglie Helen, e nella prima scena, in cui Helen (mentre lavora come cameriera in un bar) sente delle viperette di una confraternita studentesca in cui voleva entrare insultarla dietro le sue spalle per la sua classe sociale, Vello la "forza" a rovesciar loro addosso tè bollente.
"Mmmmm" penso fra me e me "come primo intervento andiamo sul delicato: questa rischia di perdere il lavoro E contemporaneamente avere danni di migliaia di dollari da pagare alle due pettegole..."
Poi tocca a Michele, e come primo intervento, visto che Manuela aveva descritto un incontro con la persona che l'aveva investito descrivendolo come uno yakuza prepotente (che compilation di hot button per Michele...) spinge Jonathan a riempirlo di botte facendo intervenire la polizia con i suoi superpoteri per evitare la reazione dei guardaspalle.
"andiamo bene" penso, "qui oltre ai danni da pagare adesso questo rischia di avere addosso sicari della Yakuza"...
La mia reazione ad interventi così "pesanti" nella vita di persone da parte della Prima Entità Cosmica di Passaggio Da Quelle Parti colora molto le mie azioni nell'incontro con Luisa. Non agisco, ma osservo e le faccio domande. Parto da due elementi e ci costruisco sopra: c'è qualcosa in questa donna che mi ha spinto a venire sulla Terra per osservarla, e ne so ancora poco delle reazioni degli esseri umani. Quindi faccio domande, voglio capire cosa desidera, e alla fine, quando alla fine agisco, "spreco" in pratica l'unico uso dei poteri della prima scena facendo solo quello che lei desidera: fa sì che il padre di Mark (il ragazzotto di cui è innamorata) smetta di bere (regalandogli una insofferenza all'alcool)
Quando Manuela assegna i colori, sono molto meravigliato di beccarmi l'Ala Indaco. Ne avevo già visto giocare una, in un blind playtest abortito praticamente all'inizio (che era stata fino a quel momento la mia unica esperienza con il gioco), e pensavo sarebbe stata l'ultima scheda che avrei potuto ricevere. Però la prendo come una sfida, e inizio a ragionare su come renderla la MIA ala indaco...
Il resto al prossimo post, che fare post troppo lunghi attira i black-out che ti fanno perdere i post!
Moreno Roncucci:
Arrivati a descrivere le varie scene, c'è il problema di cui avevo parlato in un post precedente: descrivere cronologicamente gli interventi delle Ali dà una narrazione aggrovigliata e poco comprensibile di tutte le storie assieme, e oltretutto ormai con la memoria non riesco a ricordare tutte le scene (ricordo a malapena tutte le mie), o si tratta la storia di una Chiave per volta o si parla della propria esperienza di giocatore. Proseguo su quest'ultima strada.
Subito all'inizio Michele e Vellu paiono "prendersi" Helen e Jonathan (Michele fa assumere alla sua Ala una forma femminile - Miranda - e la fa incontrare con Jonathan alla stazione di polizia dove è stato portato in seguito alla rissa). Ma a me non dispiace "rimanere" con Luisa. Anche nella vita reale sono attratto dall'effetto "gattino sotto la pioggia", dalle donne più in crisi e bisognosa di aiuto, e Luisa è davvero un disastro. Quando la descrive Manuela ignora il suggerimento precedente sul farla obesa, e descrive una donna formosa (non mi ricordo più bene l'esempio che ha fatto delle forme di un attrice... Angelina Jolie forse?) che sarebbe ancora bella se non dimostrasse anche più dei suoi anni (ha 40 anni, mi ero scordato di dirlo ma era stato determinato al momento della creazione delle Chiavi) per le fatiche del lavoro e del tirare su i figli (due maschi di 7 e 9 anni), e del vivere con un marito per cui non prova più niente. Nelle prime due scene Manuela descrive una persona dall'autostima ridotta allo zero, che si innamora di un diciottenne solo perchè è gentile con lei, che si vede come una fallita senza speranza.
La prima scena "vera" della mia Ala Indaco inizia con Luisa al parco con Mark, il martedì (che verrà stabilito come il suo giorno libero, in cui va appunto al parco). Non è un appuntamento ma un incontro più o meno regolare fra due persone che ancora non hanno concretizzato nulla.
Io mi stavo scervellando per trovare un attore per dare il volto alla mia Ala (Colore: indaco, Nome, Alexander, Glance: Playful, Style: innocent). Volevo un diciottenne-ventenne perchè immaginavo che Alexander fosse stato "modellato" sugli attuali desideri di Luisa, ma "attori carini sui diciotto-vent'anni" non è proprio il mio campo, e quei pochi che mi venivano in mente o sono roba da ragazzine o hanno la faccia da pesce lesso o da tenebroso e roba simile e stavo già pensando di dire che non avevo un attore, quando il fatto che Alexander si stava avvicinando ai due correndo in maglietta e calzoncini (uno sportivo dunque) e l'idea di sfidare Ben Lehman ("non ho bisogno di giocare a XXXstreme Street Luge per giocare Vin Diesel, io!"), mi ha fatto optare per Vin Diesel a 18 anni (devo confessare che mentre giocavo non avevo ben presente manco che faccia ha, visto che non ho visto quasi nessuno dei suoi film, mi ha ispirato una vaga idea e appunto il gioco di Lehman)
Alexander/Vin arriva facendo jogging mentre Mark si alza e se ne va, lo incrocio e lo "leggo" mentre passo per capire cosa pensa di Luisa. È lusingato dalla sua attenzione e nulla più. Lui a sua volta nota che lo fisso a lungo mentre passo e che sono, se non ostile, diffidente.
Mi metto a sedere di fianco Luisa, e mi metto a parlare del più o del meno. In character, dicendo che sono appena arrivato (per tutta la partita Alexander userà questi doppi sensi, dicendo sostanzialente la verità, ma giocando sull'equivoco: le dice che "sono appena arrivato" intendendo il pianeta, lei capisce la città), le dico che "è un esperienza nuova, non sono abituato a vivere qui, si potrebbe dire che sono nato ieri", etc.
Mi piace questa conversazione in character piena di doppi sensi, forse un po' troppo, e ad un certo punto ho paura di stare facendo addormentare gli altri giocatori tirandola troppo in lungo. Michele comunque non sembra annoiarsi, sembra piuttosto che faccia una fatica incredibile a trattenersi. Non può parlare e ne soffre un sacco. La faccia però è molto espressiva. Durante la conversazione tiro per provocare il suo interesse, riesco, Manuela decide di declinare il successo verso un interesse chiaramente sessuale. Ci sta, una seconda persona che dimostra interesse per lei, e la sua scarsa autostima fa il resto. Durante la conversazione entra in scena il discorso sull'università che Alexander frequenta, alla risposta "nessuna" lei insiste perchè non butti al vento l'occasione per studiare (si scoprirà poi che fra i suoi vari rimpianti c'è anche questo, essendosi sposata a 18 anni)
Riassumo il resto della conversazione in terza persona per non allungare troppo la scena, precisando che anche se sto coscientemente agendo per stimolare il suo interesse, non faccio nulla per "provarci", e non sto nemmeno flirtando. Poi chiedo la scena.
Mi rendo conto dopo osservando meglio la scheda che per la mia scarsa esperienza con le regole ho fatto un errore: chiudendo lì la scena sono rimasto sbilanciato verso il lato "chiaro", quello delle rinunce. Mi rendo anche conto di quanto sia limitata la scelta fra le varie mosse (ripensandoci poi credo di aver capito come questo rafforzi il tema del gioco, ma ne parlo poi). Comunque, in pratica, aiutarla con le mie mosse pare impossibile, e persino il confortarla o darle buoni consigli andrebbe a malus. L'unica cosa su cui avrei bonus sarebbe il dirle cose tipo "rinuncia ai tuoi sogni per il bene della tua famiglia" e non ne ho molta voglia. Pare un dilemma irrisolvibile e inizio a pensare a come uscirne.
Intanto Michele sta soffrendo parecchio, specie dopo il tiro per attirarla, e subito dopo chiama una scena fra Ali, in cui la insulta pesantemente, con vari epiteti riguardanti una madre di famiglia che andrebbe con il primo (e pure il secondo) ragazzo che parla con lei. È chiaro che non c'è molto amore per Luisa a questo "tavolo" (siamo sulla panchina a giocare nel parco, e infatti io e Manuela quando facciamo le scene sulla panchina praticamente giochiamo live, sedendo vicini).
Io sorrido perchè ho avuto conferma sulla scelta di quale personaggio "adottare": come ho detto mi piacciono i casi difficili e i gattini bagnati, più che i palestrati e le superdonne.... 8)
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