Kadashman, illuminato dalla luce tremula delle fiamme, appariva dubbioso. Che situazione insostenibile. Era proprio da suo fratello metterlo in imbarazzo in questo modo, anche da morto.
"Strappategli gli occhi e il naso." disse, quando ebbe finalmente raggiunto una decisione "Ah, e anche le labbra. Ma fate in modo che resti vivo. Dovrà sembrare un cadavere ambulante a tutti quelli che lo vedranno."
Il capitano delle guardie di confine, che avrebbe dovuto catturare lo schiavo fuggiasco, aveva pochi dubbi quando era entrato nella sala delle torture e si gettato ai piedi del re. Sapeva che avrebbe dovuto morire per il suo fallimento. ma quando Kadashman aveva esitato, per un instante si era concesso di sperare. Quanto era stato sciocco. Si lasciò sfuggire un gemito, mentre le guardie lo trascinavano via per incatenarlo ed eseguire gli ordini.
Il re non rimase a contemplare la scena come faceva di solito, ordinò invece che gli fosse portata una coppa di vino, e uscì fuori a contemplare la notte. Appena dietro di lui, la familiare sensazione di essere osservato lo informò che i suoi fedeli Spettri lo stavano proteggendo come sempre.
La luna piena splendeva e dall'alto balcone in cui si trovava il re poteva guardare e compiacersi del suo regno. Solo in una direzione il confine era ancora visibile. Al di là di quella maledetta foresta. Nella sua immaginazione gli alberi ondeggiavano nel vento, sfidandolo, deridendolo.
"Adar" sibilò, come fosse una bestemmia.
Si girò verso le ombre e disse una sola parola. "Trovatelo."
Un solo fruscio, e seppe che il suo ordine sarebbe stato eseguito.
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La foresta era fittissima e selvaggia, come se da anni nessun uomo osasse mettervi piede. Per quanto ne sapeva Kazef, era proprio così, ed era questo il motivo per cui rappresentava la sua unica speranza. Dopo esservisi inoltrato, non c'era cespuglio insetto o animale che non avesse maledetto silenziosamente per aver intralciato la sua fuga. Silenziosamente, perché non avrebbe mai voluto che un arciere di Garak troppo zelante tentasse la fortuna, o peggio, che il mostro, qualunque cosa fosse, si accorgesse di lui.
Fu perciò molto sorpreso quando udì delle voci in lontananza.
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Era la luna piena e l'accordo voleva che si incontrassero. Anche se non aveva senso, doveva recarsi al limitare della foresta. Lei non sempre appariva, ma gli faceva capire di averlo visto. E così l'accordo era rinnovato. Come al solito aveva lasciato le guardie molto lontane. Il loro vecchio tenente, se mai aveva sospettato la verità, era sempre stato abbastanza saggio da tenerla per sé e tenere in riga i suoi uomini.
Così ora, come ogni mese, re Zah Eil, era solo, completamente solo, di fronte alla foresta oscura ed incombente.