Autore Topic: Matthjis Holter - "My scene is dead"  (Letto 7877 volte)

Re:Matthjis Holter - "My scene is dead"
« Risposta #15 il: 2013-05-24 00:14:00 »
Credo che Matthijs Holter potrebbe essere un buon candidato come guest star alla Etruscon, se ancora non ne è stata decisa una.
Non tanto per fare dogpiling dicendogli cosa fare, visto che non conosciamo la realtà sociale del paese in cui si trova e non possiamo sapere cosa funzionerebbe, da lui: ma almeno potremmo metterlo in condizione di vedere la situazione italiana, almeno per un paio di giorni, e valutare cosa di questa realtà che abbiamo creato possa essere trasferibile o adattabile da lui.

E poi mi ha fatto tenerezza e mi farebbe piacere per lui, ecco.
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Patrick

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Re:Matthjis Holter - "My scene is dead"
« Risposta #16 il: 2013-05-24 01:16:28 »
scusate se non ho letto questo topic, comunque non mi pare di vedere links, percui segnalo che matthjis ha fatto un secondo post sulla questione: https://plus.google.com/u/0/115246014066680257557/posts/h911JBDRBSP
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Moreno Roncucci

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Re:Matthjis Holter - "My scene is dead"
« Risposta #17 il: 2013-05-24 06:56:01 »
La risposta chiarisce meglio una cosa: la gente gioca ancora. Solo, gioca nei rispettivi gruppi. Chiusi. Quello che "è morta" secondo Matthjis è la comunità che si era creata attorno al (1) game design e (2) alla teoria. una comunità che per essere più "aperta" aveva cercato attivamente di attirare anche giocatori tradizionali.

Ora...  noi tutti tendiamo sempre a vedere quello che vogliamo vedere, a mettere i fatti "in fila" per dimostrare la tesi che ci piace, più che quella più probabile. Quindi guardo io stesso con un po' di sospetto come mi appare chiaro il problema di una comunità che non conosco, di cui non so nei dettagli la storia, e gli obiettivi.  La risposta mi pare TROPPO semplice, e questo mi fa sospettare di stare prendendo solo i pezzi che si adattano a quella visione, però... come faccio a non collegare queste cose?

Una comunità basata su design e teoria, non sul gioco. Proselitismo fatto su persone che hanno una visione tanto opposta del gioco da reagire con dileggio o sprezzantemente, e che si rifiuta di provare alcunchè di nuovo. Concorsi di design in cui i voti di questi ultimi hanno lo stesso valore di quelli che ne sanno un po' di più. Nessuna barriera di ingresso, anzi si incoraggia la partecipazione di persone che magari si ritengono sgradevoli, per dimostrarsi "aperti"...

... a me pare una politica suicida.

Se una persona gioca bene con il suo gruppo, perchè dovrebbe fare centinaia chilometri per andare a giocare con sconosciuti che vogliono magari solo giocare a D&D? Per "fare proselitismo"?

Perchè una persona dovrebbe creare giochi, in una comunità piena di persone che gli dicono "vabbè, carino, ma non è Vampire" o peggio "non è un vero gdr"?

Mi pare l'ennesima dimostrazione di come sia fallimentare e suicida l'idea che "bisogna essere gentili e aperti verso i giocatori di tradizionale, invitarli e non criticare mai i loro giochi". una cosa di cui Matthjis ancora si vanta, come a dire "non abbiamo cacciato via la gente perchè diocevamo che certi giochi erano meglio di altri". Mentre secondo me è stato proprio il non dirlo che li caccia via.

Fra qualche settimana io vado alla Gnoccocon. Se non capitano sfighe o casini vari (facciamo gli scongiuri) ci sono, sicuro.
Perchè?
Per giocare ad un gdr, uno qualsiasi? Ormai fra dal vivo e via hangout gioco 2-3 volte alla settimana. Perchè dovrei fare tutti quei chilometri?
Per fare proselitismo giocando a D&D con Veri Appassionati di D&D? Se devo fare il Tafazzi, preferisco il metodo originale con la bottiglia di plastica. Fa durare di meno la sofferenza.
No, se vado alla Gnoccocon è per giocare (e stare) con un sacco di gente che mi fa piacere vedere e mi fa piacere giocarci. Con loro.  Specificatamente.
Sono chiuso ai nuovi arrivati? Certo che no, la maggior parte di queste persone le ho incontrate la prima volta giocando con loro, quando mi erano sconosciuti. Ma qui entrano i campo giochi fatti per conoscersi, per divertirsi insieme e per costruire questi legami, invece di chiudersi in uno scantinato.
E per fare questo, serve una barriera di ingresso.
Per potermi fidare e considerare persone che non ho mai visto prima come potenziali nuovi amici e gente con cui mi divertirò a giocare, bisogna che ci sia una cernita all'ingresso. Che l'ambiente abbia già escluso dall'inizio rompicazzo che vogliono giocare solo a D&D o simili, persone che riderebbero di una partita basata sui sentimenti invece che sull'ammazzare coboldi, o che giocano per sfogare le loro frustrazioni sugli altri del gruppo o per atteggiarsi a "bravo GM".
Non occorre, per questa selezione, fare esami di ingresso o rilasciare bollini: basta creare un ambiente dove si parli con sincerità, con certi standard di comportamento, e non si cerchi di attirare tutti a tutti i costi...
« Ultima modifica: 2013-05-24 06:57:47 da Moreno Roncucci »
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Re:Matthjis Holter - "My scene is dead"
« Risposta #18 il: 2013-05-24 08:43:40 »
Credo che Matthijs Holter potrebbe essere un buon candidato come guest star alla Etruscon, se ancora non ne è stata decisa una.
Non tanto per fare dogpiling dicendogli cosa fare, visto che non conosciamo la realtà sociale del paese in cui si trova e non possiamo sapere cosa funzionerebbe, da lui: ma almeno potremmo metterlo in condizione di vedere la situazione italiana, almeno per un paio di giorni, e valutare cosa di questa realtà che abbiamo creato possa essere trasferibile o adattabile da lui.

E poi mi ha fatto tenerezza e mi farebbe piacere per lui, ecco.

Per la serie "memoarchivio del gdr italiano", vi ricordo che Matthijs Holter è già stato ospite italiano a Play! 2012. Ammetto, non con il successo auspicato.  :D Nel senso che speravo che un ospite internazionale riscuotesse più attenzione da parte della comunità italiana.

Come contributo trasversale al dibattito vi linko il mio articolo su otto anni di "scena" del Flying Circus pubblicato sul primo libro del Larp Sympiosium. In tralice ci sono le mie riflessioni su cosa vuol dire far parte di una scena che poi in un certo senso si spegne, e in altri sensi continua.
Siamo qui per giocare, mica per divertirci.

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Re:Matthjis Holter - "My scene is dead"
« Risposta #19 il: 2013-05-24 08:55:51 »
Possiamo comunque vedere di invitarlo ad una CON... è comunque un evento più rilassato di una fiera e mi piacerebbe parlarci.  ;D
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Re:Matthjis Holter - "My scene is dead"
« Risposta #20 il: 2013-05-24 10:33:10 »
Possiamo comunque vedere di invitarlo ad una CON... è comunque un evento più rilassato di una fiera e mi piacerebbe parlarci.  ;D

Sì, Play è una mostra-mercato non troppo diversa da, che so, una Lucca in piccolo... quello che servirebbe, come dice Ariele, è vedere qualcosa di nuovo e diverso e forse esportabile, e aggiungo io: andando a contatto con la community.
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Re:Matthjis Holter - "My scene is dead"
« Risposta #21 il: 2013-05-24 20:10:54 »

Per la serie "memoarchivio del gdr italiano", vi ricordo che Matthijs Holter è già stato ospite italiano a Play! 2012. Ammetto, non con il successo auspicato.  :D Nel senso che speravo che un ospite internazionale riscuotesse più attenzione da parte della comunità italiana.

Come contributo trasversale al dibattito vi linko il mio articolo su otto anni di "scena" del Flying Circus pubblicato sul primo libro del Larp Sympiosium. In tralice ci sono le mie riflessioni su cosa vuol dire far parte di una scena che poi in un certo senso si spegne, e in altri sensi continua.
Io devo molto al sito dei flying circus. Molto bello il tuo articolo.

I requisiti per una discussione sono onestà intellettuale e una mente aperta, senza questi nessun confronto è possibile. Una traduzione libera per Dungeon World http://www.dungeonworld.it

Danilo Moretti

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Re:Matthjis Holter - "My scene is dead"
« Risposta #22 il: 2013-05-27 11:57:12 »
Certi "Up e Down" in una community (o un qualsiasi gruppo o associazione) sono fisiologici, esaurita la spinta propulsiva dello zoccolo duro che l'ha fortemente voluta le cose si arenano spesso solo "per un po" a volte per sempre.
Le motivazioni sono in genere interne più che di ambiente esterno (banale "burnout"), lo schema tipico è membri propulsivi che si trovano benissimo tra di loro (perché hanno cementato i loro legami di interesse con valenze emotive e anche affettive) e che creano una sinergia formidabile che produce risultati eccellenti, l'entusiasmo e questi risultati creano un polo di attrazione che pian piano attrae nuove forze, le nuove forze portano nuove energie e idee ecc.

Il "problema" se così lo vogliamo chiamare, e che questo circolo virtuoso spesso si spacca se le nuove "forze" sono di rottura (perché spingono verso direzioni "nuove") o si esaurisce se lo zoccolo duro che ha scatenato tutto  diventa autoreferenziale e incapace di elaborare il fatto che un processo di rinnovamento richiede anche il cambiamento.

Sul discorso del recruiting mi sembra che non si sia accennato al terzo "sporco" motivo per cui è sensato fare proseliti: vendere giochi.
Ciò può avere un peso maggiore o minorei n base agli ambiti e alle specifiche community ma non è mai irrilevante.
Io gioco dal '85, sono passato attraverso esperienze associative ed editoriali di vario genere e sinceramente oggi come oggi l'idea di fare una demo (anche dei miei giochi) mi annoia profondamente, non si tratta di spocchia, di salto generazionale o altro... solo di "stufia" come si dice dalle mie parti (già visto - già fatto - rinse and repeat). Non mi tiro indietro se mi viene chiesto di fare demo, non mi tiro indietro se conversando con amici e conoscenti qualcuno vuole avere informazioni o suggerimenti sui GdR, mi godo il gruppo di giocatori che ho, vado alle fiere e bon.
"Faccio bene?": secondo me no (per tutta una serie di motivi) ma riconosco i miei limiti e me ne faccio una ragione :)

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