La risposta chiarisce meglio una cosa: la gente gioca ancora. Solo, gioca nei rispettivi gruppi. Chiusi. Quello che "è morta" secondo Matthjis è la comunità che si era creata attorno al (1) game design e (2) alla teoria. una comunità che per essere più "aperta" aveva cercato attivamente di attirare anche giocatori tradizionali.
Ora... noi tutti tendiamo sempre a vedere quello che vogliamo vedere, a mettere i fatti "in fila" per dimostrare la tesi che ci piace, più che quella più probabile. Quindi guardo io stesso con un po' di sospetto come mi appare chiaro il problema di una comunità che non conosco, di cui non so nei dettagli la storia, e gli obiettivi. La risposta mi pare TROPPO semplice, e questo mi fa sospettare di stare prendendo solo i pezzi che si adattano a quella visione, però... come faccio a non collegare queste cose?
Una comunità basata su design e teoria, non sul gioco. Proselitismo fatto su persone che hanno una visione tanto opposta del gioco da reagire con dileggio o sprezzantemente, e che si rifiuta di provare alcunchè di nuovo. Concorsi di design in cui i voti di questi ultimi hanno lo stesso valore di quelli che ne sanno un po' di più. Nessuna barriera di ingresso, anzi si incoraggia la partecipazione di persone che magari si ritengono sgradevoli, per dimostrarsi "aperti"...
... a me pare una politica suicida.
Se una persona gioca bene con il suo gruppo, perchè dovrebbe fare centinaia chilometri per andare a giocare con sconosciuti che vogliono magari solo giocare a D&D? Per "fare proselitismo"?
Perchè una persona dovrebbe creare giochi, in una comunità piena di persone che gli dicono "vabbè, carino, ma non è Vampire" o peggio "non è un vero gdr"?
Mi pare l'ennesima dimostrazione di come sia fallimentare e suicida l'idea che "bisogna essere gentili e aperti verso i giocatori di tradizionale, invitarli e non criticare mai i loro giochi". una cosa di cui Matthjis ancora si vanta, come a dire "non abbiamo cacciato via la gente perchè diocevamo che certi giochi erano meglio di altri". Mentre secondo me è stato proprio il non dirlo che li caccia via.
Fra qualche settimana io vado alla Gnoccocon. Se non capitano sfighe o casini vari (facciamo gli scongiuri) ci sono, sicuro.
Perchè?
Per giocare ad un gdr, uno qualsiasi? Ormai fra dal vivo e via hangout gioco 2-3 volte alla settimana. Perchè dovrei fare tutti quei chilometri?
Per fare proselitismo giocando a D&D con Veri Appassionati di D&D? Se devo fare il Tafazzi, preferisco il metodo originale con la bottiglia di plastica. Fa durare di meno la sofferenza.
No, se vado alla Gnoccocon è per giocare (e stare) con un sacco di gente che mi fa piacere vedere e mi fa piacere giocarci. Con loro. Specificatamente.
Sono chiuso ai nuovi arrivati? Certo che no, la maggior parte di queste persone le ho incontrate la prima volta giocando con loro, quando mi erano sconosciuti. Ma qui entrano i campo giochi fatti per conoscersi, per divertirsi insieme e per costruire questi legami, invece di chiudersi in uno scantinato.
E per fare questo, serve una barriera di ingresso.
Per potermi fidare e considerare persone che non ho mai visto prima come potenziali nuovi amici e gente con cui mi divertirò a giocare, bisogna che ci sia una cernita all'ingresso. Che l'ambiente abbia già escluso dall'inizio rompicazzo che vogliono giocare solo a D&D o simili, persone che riderebbero di una partita basata sui sentimenti invece che sull'ammazzare coboldi, o che giocano per sfogare le loro frustrazioni sugli altri del gruppo o per atteggiarsi a "bravo GM".
Non occorre, per questa selezione, fare esami di ingresso o rilasciare bollini: basta creare un ambiente dove si parli con sincerità, con certi standard di comportamento, e non si cerchi di attirare tutti a tutti i costi...