"Non è casa mia" disse lui, atono "sono in affitto, e non amo lasciare la mia impronta nelle case degli altri..."
Era la verità: in quella casa non c'era quasi nulla di lui. Non un oggetto caro, una foto, un tratto nell'arredamento. Come se si trovasse lì per non restarci, come era stata, del resto, in tutti i luoghi dove si era fermato, ogni volta con un'identità differente, un lavoro diverso...
In realtà, non amava portarsi dietro cose che parlassero di sé. In quella casa, di veramente suo vi erano forse solo i libri (ma i più importanti doveva tenerli fuori dalla portata della gente), e il suo violino. Il resto era grigio anonimato.
Anche se era vero che non aveva problemi economici: sua madre restava comunque una donna famosa, e suo padre non aveva sperperato i suoi guadagni.
"Vado a preparare una tisana, così vi rilassate. Fate come se fosse casa vostra..."