Ieri notte (alle 3 e mezza!!!) ho finito una partita di questo bellissimo gioco. Mario Bolzoni è stato il Lui della nostra giocata mentre Paolo Bosi è stato Guerra.
La partita è stata bellissima e intensa e mi ha suscitato alcune riflessioni (oltre che un considerevole torcibudella, ma quello ça va sans dir

).
Autorità sfumateQuesta per me è stata la seconda partita in assoluto e la prima in cui ho ricoperto il ruolo di Lei (la volta precedente ero stata Guerra).
Una cosa che ho notato una voltà di più, e che mi piace molto in questo gioco, è come i giocatori non abbiano autorità assoluta su una sola cosa ma piuttosto un compito principale più altre cose da fare. In certi momenti è Guerra a controllare Lui o Lei oppure è Lei a controllare Lui o viceversa. Oppure sono i giocatori di Lui e Lei a narrare situazioni con impostazioni da narratore onnisciente piuttosto che dal POV del loro personaggio.
Ciò rende il gioco più corale. Lui, Lei e Guerra non hanno in realtà un solo autore ma sono opera di tutti e tre i giocatori, anche se non nella stessa misura.
L'importanza di essere GuerraAncora una volta ho notato (anche se da un punto di vista diverso) quanto cruciale sia il ruolo di Guerra. Davvero un giocatore diverso in questo ruolo darà una diversa interpretazione del suo tema e la sua Guerra sarà davvero diversa.
La Guerra di Paolo era davvero spaventosa: un qualcosa che trasformava gli uomini in belve mostruose. Anche se qua e là c'erano luminose eccezioni, molti PNG facevano davvero perdere la fiducia nell'umanità e Lui e Lei hanno accusato dolorosamente questa cosa.
Guerra deve poi anche, come detto sopra, mettere le mani nei personaggi e mi rendo conto che questo non è affatto facile. Nel corso del gioco abbiamo avuto bisogno di un po' di rodaggio per “sintonizzarci” su questo fronte e infatti le scene finali sono state estremamente toccanti.
Un sistema emozionanteDopo il gioco Mario mi chiedeva quanto emotivamente coinvolgente era il sistema. Devo dire parecchio, secondo me. Le meccaniche sono così ben legate alla fiction che ogni scelta ha un suo perché, nessuna può essere un mero calcolo.
Nell'ultima scena, per esempio, dopo avere scritto la mia lettera, avrei potuto evitare di tirare il dado. Matematicamente sarebbe stato sensato: il rischio di fare un risultato che avrebbe condotto a un finale triste contro la possibilità dei vantaggi offerti dal dado rendeva il tiro sconveniente. Però più ci pensavo e più sentivo che io quel tiro volevo farlo.
L'ultima lettera della mia Clara era un grido d'aiuto per il suo compagno. In quel momento lei desiderava disperatamente salvare se stessa e lui e riaverlo accanto. L'ultima, sconfortante lettera di lui la aveva terrorizzata ma lei ci credeva ancora che loro potessero avere un futuro.
E' per questo che, alla fine, quel dado lo ho tirato, proprio perché Clara ci credeva ancora.
Ma le emozioni entrano in gioco anche in altri momenti: per esempio quando sbotti e metti in gioco un ricordo perché non sopporti che quello che sta succedendo al tuo compagno o a te vada oltre, o quando ti contorci angosciato perché di ricordi da giocare non ne hai più e non hai modo di proteggere l'altro dalle cose tremende che gli stanno capitando.
Insomma, mi sento di rassicurare Mario che ha raggiunto perfettamente il suo intento ^^
Buone praticheUna parte di questo gioco che ho adorato sono state le lettere che gli innamorati si scrivono a fine scena. Un consiglio che mi sento di dare in questo senso è: fatele col dialogo diretto. Cioè, davvero, mettetevi lì e parlate all'altro come se sentisse la vostra voce nella testa mentre legge la sua lettera. Da persona timida, mi rendo conto che può essere non banale chiamare “Amore mio” o assimilati la persona che vi trovate di fronte, ma io vi consiglio di sforzarvi e parlare davvero all'altro come un innamorato, piuttosto che sunteggiare il contenuto della vostra lettera. Credo che questa cosa renda il gioco enormemente più coinvolgente.
Chiudo con un paio di domande agli autori. Voi che lo avete ovviamente giocato più di me, che differenza trovate nel giocare Lui piuttosto che Lei? Lo chiedo perché vorrei giocare ancora (anche se non subito, magari

) e sono combattuta: da un lato il ruolo di Lui è l'ultimo che mi manca di provare, dall'altro quello di Lei lo trovo meravigliosamente unsafe per una donna. Voi come la vedete?
Sulla fiction della nostra giocata non so quanto avrebbe senso disquisire. Per noi (credo di parlare per tutti) è stata bellissima e dolce e straziante da spezzare il cuore, ma non so quanto possa interessare il riportarla. Magari lo screenshot dei nostri ricordi? (perché non riesco a linkarlo? ç_ç)
Comunque sia, il mio Disturbo Grafico della Personalità ha fatto sì che mi sia zompata in testa questa immagine e abbia dovuto per forza disegnarla per farla uscire fuori. (Sì, Clara ha riportato Andrew nella legnaia mentre fuori pioveva e si è procurata lo stesso vino...)
