Confermo il sentirsi fratelli delle altre ali. Dimitri, la mia ala verde, in particolare si sentiva il fratello maggiore. Il che, tutto sommato, viene abbastanza naturale quando una delle tue mosse è dare un buon consiglio.

Ecco, nel mio finale, questa sensazione di vicinanza con le altre ali era la cosa che mi ha fatto sentire più in dubbio, ma, mi tocca di dire, il dubbio era davvero esile.
La nostra partita è stata molto lunga, per via di una sfortuna micidiale ai dadi, che ci teneva lontani dall'avanzare la clessidra, quindi, forse sono arrivato al clou della storia di Dimitri un po' prima del finale. Dimitri era un tipo che non dava nell'occhio, e per interagire con le chiavi sceglieva sempre un ruolo che gli permettesse di essere lì quasi per caso, farle parlare, dire la cosa che pensava avessero bisogno di sentire, e sparire di nuovo. Un tocco leggero. Poi c'è una chiave che lo mette profondamente in crisi. Questa chiave si accorge di lui, lo coinvolge, non lo lascia scappare, cambia per lui, si innamora di lui, mentre lui è ancora frastornato a chiedersi come tutto questo sia possibile.
Poi c'è una scena con le ali, e la nostra ala rossa mi chiede, così, a bruciapelo: ma tu lo ami?
Perché questo cambia tutto, e cambia il tuo ruolo nell'universo. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. A quel punto, andarsene, tornare a guardare il mondo da lontano, non credo sia più un'opzione. Rimane un senso di colpa. Una sorta di sensazione di tradimento. E gli altri?
Beh, qui, fortunatamente è venuto fuori di nuovo il fratello maggiore. Avevo visto i miei fratelli, cosa avevano imparato, come erano cambiati, quanto erano diventati meravigliosi, e quanto umani. Quanto amavano anche loro. Dovevo, come ultima cosa, liberare loro da quel senso di colpa. Perché non erano lì solo per le chiavi. Erano lì anche per loro stessi.
Se volessi riassumere la mia scena dell'addio e quella del dilemma, sceglierei le due frasi più importanti. 'Lo sai che ti amo?' alla mia chiave e 'Lo sapete che vi amo?' ai miei fratelli. Non era una domanda solo per loro, ma in un certo senso anche per me. Perché l'amore è qualcosa di talmente grande che anche un ala fa fatica a farci i conti.
Sono caduto per primo, per dare l'esempio e aprire la strada anche agli altri. Per renderli liberi. Sono caduto anche se la felicità non sarebbe potuta durare per sempre, ma anche per quel poco tempo rispetto all'eternità, valeva la pena di essere vissuta fino in fondo.
La storia della mia ala mi ha strappato via i vestiti e forse anche la pelle, e mi ha lasciato lì davanti agli occhi degli altri giocatori senza niente per nascondermi. C'erano pezzi molto grossi di me nel gioco. Sono grato per come hanno rispettato la mia fragilità in quel momento in un modo che non saprei neanche come cominciare ad esprimere. Sì, Marco, decisamente un legame profondo.
Noi siamo tutti caduti. E avevamo pochi dubbi al riguardo. Io ho qualche dubbio se ci sia un incentivo a salire che renda la scelta davvero combattuta, ma non credo di poter giudicare con una sola partita, e per di più una partita che mi è stata troppo vicina per poterla guardare con un minimo di obiettività. Se provvedete a farmici giocare ancora, magari ci riesco.
