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Commenti: Sturm und Drang
Cheshirecat:
È fondamentale che un giocatore giochi un personaggio attraverso la propria sensibilità, non potrebbe essere diversamente perché non posso chiederla al mio vicino di casa, ma una cosa è giocare con la propria sensibilità, un' altra giocare se stessi.
Se l’ambientazione chiede che il personaggio venga giocato con certi parametri, tu non puoi giocare quello che vuoi, in un gioco di ruolo da tavolo sarebbe come crearsi delle house rules (parpuziare?). Se il personaggio ha delle reazioni che non credi credibili perché lo rifletti sul tuo gusto estetico e non sulla tua sensibilità proiettata nel personaggio, è come dire: "io Otello non intendo uccidere Desdemona, perché io attore che interpreta Otello non sono geloso".
Il problema che sottoponi, è il classico esempio di: “il mio personaggio non farebbe mai una cosa del genere” quando si gioca a Vampiri. In verità non è il personaggio che non lo farebbe mai, ma il giocatore che non vuole farglielo fare per quale assurda paura.
Questo è l’atteggiamento del giocatore “schiavo del personaggio” (che in verità e schiavo del giudizio di se), nessuno e nemmeno in sud ti dice che devi dire o fare determinate cose, ma che il tuo ruolo è quello di raccontare una storia insieme agli altri e interpretare fino in fondo quello che hai per le mani.
Nessuno chiede Konstanitn (come è successo) di uccidere Bob, ma sicuramente quando lo vede nel negozio un po’ di voglia di farlo deve averla. Riguardo alla credibilità c’è un altro piccolo paragrafo sempre a pagina 13 del sud: “COERENZA: questa è una parte fondamentale perché, nel momento in cui le atmosfere della storiacreata dai partecipanti si sono fatte cupe e tragiche, basta un input poco coerente per spezzare il ritmo irreparabilmente e spingersi verso la comicità. La coerenza viene ben mantenuta solo se c’è ascolto.”
Si in effetti forse mi sono spiegato male, quello che intendo non è tanto “non importa crederci, basta fare finta”, ma riuscire a crearsi in testa, un sottotesto in grado di farmi credere una certa cosa, quello si.
Come insegna Stanislavskij il famigerato “se magico” è il primo processo che attiviamo per rendere credibile a noi stessi ciò che normalmente non lo sarebbe.
Quindi quello che intendo è il giocatore deve avere l’umiltà di accettare ciò che gli viene proposto dall’ambientazione e dal gioco degli altri, secondo un processo di fiducia. Nei match di improvvisazione teatrale gli attori diventano anche dei frigoriferi e gli altri interpreti li trattano come tali, perché hanno imparato a credere non alla loro verità ma a quella della sciarada.
L’interprete deve essere in grado di imparare a credere e non credere secondo il proprio insindacabile giudizio. A volte il live può diventare un modo per crescere.
Grazie Mille e scusate il nuovo papiro…
Andrea Rinaldi
P.s. VI prometto che la prossima risposta sarà più breve ci sono troppe cose di cui parlare e da sviscerare...
Claudia Cangini:
Anche qui ci vuole una risposta articolata che dovrai attendere un po'. Ti anticipo che hai letto alcune mie posizioni come molto più lontane dalle tue di quanto non siano in realtà. :)
Se nel frattempo altri vogliono postare io non ho nulla in contrario.
A prestissimo!
Iacopo Frigerio:
In effetti volevo postare... Ma uff scrivete troppo non sto dietro, aprite troppi fronti e non riesco a tenere aggiornate le considerazioni...
Aspetto che si quieti questa discussione, magari cercando di intervenire se qualcosa, e poi posterò le mie considerazioni. Però ti prego Andrea, post più brevi o ci saranno sempre troppi argomenti affinchè io riesca a collegarli abbastanza per entrare in discussione...
Alessandro Piroddi (Hasimir):
--- Citazione ---[cite]Autore: El Rethic[/cite][p]In effetti volevo postare... Ma uff scrivete troppo non sto dietro, aprite troppi fronti e non riesco a tenere aggiornate le considerazioni...[/p][p]Aspetto che si quieti questa discussione, magari cercando di intervenire se qualcosa, e poi posterò le mie considerazioni. Però ti prego Andrea, post più brevi o ci saranno sempre troppi argomenti affinchè io riesca a collegarli abbastanza per entrare in discussione...[/p]
--- Termina citazione ---
Oh My Gold ... che senso di dejavù XD
(in genere ste cose le dicono A ME, fa strano vederle riferite ad altri)
Claudia Cangini:
Ehilà! Con scandaloso ritardo eccomi finalmente a rispondere al post di Andrea.
Spero ripassi da queste parti e lo legga malgrado la mia risposta si sia fatta attendere così tanto: purtroppo è stato un periodo densissimo di impegni e non c’è paragone fra il tempo che impiego a rispondere a questi post così ricchi e argomentati rispetto ad altri thread più “leggeri”. Sorry again ^__^
--- Citazione ---[cite]Autore: Cheshirecat[/cite][p]
Sulla questione delle sfumaure c’è una forte componente di esperienze personali. Io sono convinto che per arrivare a stati emotivi chiamiamoli “principali” ci siano dei meccanismi abbastanza validi (non parlo necessariamente di SUD) per provocarli.
Le sfumature, sono invece elementi che non vedrai mai neppure nell’attore professionista, forse arriverai al punto di sentirli (se è davvero bravo), uno sguardo un sorriso, ma te ne renderai conto alla fine, momento in cui ti sentirai “riempita” e soddisfatta di ciò che hai visto.
Le sfumature servono per portare avanti il processo di immedesimazione non per esternarle poiché come strada è difficilmente praticabile.
Le sfumature delle emozioni escono solo in quei giocatori che sono predisposti, che hanno un’ attitudine a farlo.
è molto raro che una persona riesca alla fine di un live a capire se ha sentito nelle proprie emozioni delle sfumature, ci vuole una consapevolezza rara.
SUD non vuol essere elitario per quello ci siamo spinti su una ricerca “primordiale” Odio, Gelosia, Vergogna, Solitudine, Inadeguatezza.
--- Termina citazione ---
Andrea, non sono sicura di avere capito qui e quello che mi pare di capire è contraddetto dalla mia esperienza. In un buon live ho visto spesso i giocatori fare caso e commentare piccoli dettagli di interpretazione (tipo: si è espresso in un certo modo piuttosto che un altro, non ha mai menzionato una certa cosa, ecc.). Invece uscire da un live colpiti e magari turbati dalle emozioni provate mi è capitato e lo ho visto capitare più volte...
--- Citazione ---[cite]Autore: Cheshirecat[/cite][p]
Naturalmente, mach di improvvisazione (è questo che credo tu faccia è corretto?) ma anche il teatro più classico, si basano sul concetto della quarta parete. Che cos’è questo arcano passaggio? (naturalmente per chi non la conoscesse) Molto semplicemente è la parete immaginaria, che si staglia tra il proscenio e gli spettatori.
Quando esiste la quarta parete esiste una distanza tra spettatore e attore. È la capacità dell’attore, di sfondare questa parete attraverso il proprio lavoro, che viene chiesta per una buona riuscita di uno spettacolo.
Grotowski la sfondava a prescindere e buttava il pubblico all’interno dell’area di rappresentazione (poi gli attori facevano cose straordinarie che gli avrebbero permesso, qualora fosse esistitia, di sfondare una quarta parete spessa anche 3 metri, ma è la struttura la cosa utile per la nostra discussione).
Quando esiste la quarta parete, esiste qualcuno che guarda la scena dall’esterno, e solo in questa posizione come ho spiegato nel mio primo post riguardo all’attenzione, è possibile capire quasi completamente la situazione. .
È chiaro che quando esiste la quarta parete, quindi un pubblico (intendevo il pubblico in questi termini nel mio primo post), sono le meccaniche consolidate, le scelte registiche o altro, a dare la possibilità allo spettatore di capire con chiarezza lo spettacolo, ed è per questo che si sceglie di mettere uno o al massimo due fuochi di attenzione in scena.
Nell’improvvisazione contando i motori, più che i fuochi, è fondamentale che tutti gli interpreti si concentrino su una cosa alla volta, per sviscerarla fino a che il motore si esaurisca, dando a se stessi la possibilità di creare l’improvvisazione, e allo spettatore di capire e divertirsi.
Quando parlo di pubblico (nel mio post precedente), non parlo del pubblico che condivide lo spazio “attorale”, ma quello che ne è al di fuori.
--- Termina citazione ---
Eppure ho visto con i miei occhi che in un live ci si può trovare in questa posizione da “spettatori coinvolti” al di là della quarta parete di tanto in tanto e avere il meglio di entrambi i mondi: seguire tutta la vicenda ed emozionarsi intensamente...
--- Citazione ---[cite]Autore: Cheshirecat[/cite][p] Nel live lo spazio attorale è condiviso da attore e spettatore nella stessa persona, in una sorta di straordinaria ubiquità. Qualora andassimo ipoteticamente a separare le due quiddità, permettiamo come sostenevo, una visione chiara della situazione da parte dello spettatore, ma visto che ciò non è possibile, è molto meglio per me, far sentire la situazione che capirla.
--- Termina citazione ---
A parte il fatto che non sono d’accordo: è possibilissimo, io vedo una contraddizione insanabile in questa tua affermazione. Cosa puoi sentire di una cosa che non capisci? :O
continua...
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