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Commenti: Sturm und Drang
Claudia Cangini:
--- Citazione ---[cite]Autore: Cheshirecat[/cite][p]
[...]Visto che l’attenzione e la comprensione delle scene abbisogna di uno sguardo distaccato, uno sguardo dello spettatore dietro alla quarta parete, e che nel live, lo spettatore/attore sono insieme nello steso momento e nello stesso individuo, è inutile strutturare un live come se fosse uno spettacolo teatrale perchè le condizioni del teatro all’italiana non ci sono.
Le scene tendono a spingere il gioco nella direzione “attore diviso dallo spettatore”
[...]
Nelle scene ci deve essere il coinvolgimento e non dello spettatore che guarda un attore, ma di un attore/spettatore che ascolta con attenzione per poi continuare l’improvvisazione. Azione reazione.
--- Termina citazione ---
Secondo me questi due tipi di “sguardo esterno” possono essere più efficacemente sintetizzati in una terza tipologia. Piuttosto che lo “sguardo distaccato” dello spettatore o lo “sguardo tecnico” dell’attore che prepara la prossima scena ci può essere lo “sguardo coinvolto” del giocatore che segue con passione la scena giocata dai compagni perché quella scena, anche se lui non vi compare, è comunque anche sua: fa sempre parte della sua storia. Preso in questo modo è un momento della fruizione di un live piacevole e appassionante quanto stare in scena.
--- Citazione ---[cite]Autore: Cheshirecat[/cite][p]
Il sentirsi coinvolto dal lavoro che viene fatto dagli altri è un approccio troppo soggettivo, troppo legato al gusto personale. Tu mi dirai che anche nel tempo continuato c’è il rischio che uno non si senta coinvolto, ma nel processo di improvvisazione se non ti senti coinvolto è una tua scelta un tuo problema, non un problema del sistema che ti obbliga a guardare cosa stanno facendo gli altri.
--- Termina citazione ---
Continua a pensare che mi è più facile farmi coinvolgere dai casi degli altri personaggi se capisco cosa stanno vivendo, piuttosto che captarne qualche sprazzo frammentario...
--- Citazione ---[cite]Autore: Cheshirecat[/cite][p]
Spesso ci sono persone che nel processo a scene pensino a cosa dovranno fare, mentre gli altri sono in scena a raccontare.
Questo è molto pericoloso qualora diventasse la struttura intera di un live.
--- Termina citazione ---
Molto giusto: la soluzione a questo problema è fare sentire tutti coinvolti.
--- Citazione ---[cite]Autore: Cheshirecat[/cite][p]
Pensa alla massaia che è disperata per essersi dimenticata di comprare la pasta per il pranzo del marito violento, mentre guarda uno spettacolo. Di quello spettacolo non capirà una fava.
E di nuovo l’attenzione decade e il processo con essa. Spero ora di esser stato più esaustivo, non che per forza tu debba sposare questa tesi anzi… continuiamo ti prego. ;)
--- Termina citazione ---
Ma infatti: non si può pretendere che qualcuno presti attenzione a una cosa che non lo riguarda e non lo tocca. Ma, se giochiamo insieme, presumo che andremo tutti a contribuire a una storia che ci interessa. Spero bene che sarò circondata da personaggi significativi in questo contesto, che mi coinvolgono sia come giocatore sia perché sono legati al personaggio che interpreto.
Allora la mia attenzione verso questa storia sarà per forza di cose continua e interessata, perché RIGUARDA ANCHE ME.
--- Citazione ---[cite]Autore: Cheshirecat[/cite][p]
Io non credo che le scene stemperino l’emotività, SUD non sarebbe stato strutturato così altrimenti, ma credo quello che ti ho scritto sopra, che le sole scene non funzionino. Abbiamo fatto spesso esperienze di questo tipo, e ti posso garantire che in tempi non sospetti, circa 8 anni fa circa, già ci provavamo.
MVL fu per me la prima esperienza in cui integrai questo approccio live, si dimostrò sicuramente interessante ma non esaustivo.
--- Termina citazione ---
A quanto pare, qui le nostre esperienza divergono nettamente. Sai cosa? Ho l’impressione che stiamo facendo un sacco fatica a capirci comunicando via forum, mentre se potessimo giocare un po’ insieme riusciremmo a comprenderci molto meglio ^__^
--- Citazione ---[cite]Autore: Cheshirecat[/cite][p]
[...]
Per ascendere intendo la possibilità di toccare per pochi istanti uno stato emotivo e dire alla fine del live: "sono soddisfatto di quello che ho dato"
--- Termina citazione ---
Ah, vedo che anche tu sei un fan del “gut wrenching emo porn” proprio come me XD
--- Citazione ---[cite]Autore: Cheshirecat[/cite][p]
Non credo che il mio discorso si esplichi banalmente nel “te la fai e la sbrighi da solo” (mi sento di riassumere così la teoria del tipo che citavi, è corretto?), giocando così, da solo, ma più precisamente dico proprio il contrario.
Se non esprimi tutte le problematiche che esistono in te nel tuo PG, anche con scelte che vanno oltre quelle che il giocatore farebbe e che conosce già, mettendo in gioco il personaggio completamente (nella merda), come possono gli altri capire qualcosa del tuo personaggio e interagire con esso creando i problemi?
--- Termina citazione ---
E il gioco a scene è ideale a questo scopo! Ci sono cose che i personaggi non direbbero mai gli uni agli altri, ma, se i giocatori le sanno, possono costruirci sopra.
Esempio stupido tratto dall’ultimo Dubbio giocato: l’attore Tom viene intervistato dalla sua ex Jennie che fa la giornalista scandalistica. Tom e Jennie sono gli unici personaggi in scena, ma quando, in una scena successiva, Julia, la compagna di Tom, legge l’intervista, può usare gli argomenti sollevati nella scena precedente.
La giocatrice sa quali domande tendenziose, Jennie ha fatto (e quindi quello che può esserci nell’articolo) e questo le da ottimi argomenti per litigare con Tom (pur sapendo che le sue risposte sono state tutto sommato “innocenti” ma si prestavano facilmente a essere presentate sotto una certa luce da una penna maliziosa).
È solo la prima cosa che mi è venuta in mente ma, come questo esempio, possono essercene altri mille. Ora pensa cosa ci saremmo persi se questa scena fosse stata giocata mentre Julia era impegnata da qualche altra parte e la giocatrice non seguiva lo scambio.
Quando mi cruccio del non seguire tutta la storia è perché la vedo come una serie di occasioni sprecate in cui i giocatori potrebbero offrirsi invece infiniti stimoli a vicenda...
--- Citazione ---[cite]Autore: Cheshirecat[/cite][p]
È fondamentale che un giocatore giochi un personaggio attraverso la propria sensibilità, non potrebbe essere diversamente perché non posso chiederla al mio vicino di casa, ma una cosa è giocare con la propria sensibilità, un' altra giocare se stessi.[/p][p]Se l’ambientazione chiede che il personaggio venga giocato con certi parametri, tu non puoi giocare quello che vuoi, in un gioco di ruolo da tavolo sarebbe come crearsi delle house rules (parpuziare?). Se il personaggio ha delle reazioni che non credi credibili perché lo rifletti sul tuo gusto estetico e non sulla tua sensibilità proiettata nel personaggio, è come dire: "io Otello non intendo uccidere Desdemona, perché io attore che interpreta Otello non sono geloso".[/p][p]Il problema che sottoponi, è il classico esempio di: “il mio personaggio non farebbe mai una cosa del genere” quando si gioca a Vampiri. In verità non è il personaggio che non lo farebbe mai, ma il giocatore che non vuole farglielo fare per quale assurda paura.[/p][p]Questo è l’atteggiamento del giocatore “schiavo del personaggio” (che in verità e schiavo del giudizio di se), nessuno e nemmeno in sud ti dice che devi dire o fare determinate cose, ma che il tuo ruolo è quello di raccontare una storia insieme agli altri e interpretare fino in fondo quello che hai per le mani.[/p][p]Nessuno chiede Konstanitn (come è successo) di uccidere Bob, ma sicuramente quando lo vede nel negozio un po’ di voglia di farlo deve averla. Riguardo alla credibilità c’è un altro piccolo paragrafo sempre a pagina 13 del sud:“COERENZA: questa è una parte fondamentale perché, nel momento in cui le atmosfere della storiacreata dai partecipanti si sono fatte cupe e tragiche, basta un input poco coerente per spezzare il ritmo irreparabilmente e spingersi verso la comicità. La coerenza viene ben mantenuta solo se c’è ascolto.”[/p][p]Si in effetti forse mi sono spiegato male, quello che intendo non è tanto “non importa crederci, basta fare finta”, ma riuscire a crearsi in testa, un sottotesto in grado di farmi credere una certa cosa, quello si.[/p][p]Come insegna Stanislavskij il famigerato “se magico” è il primo processo che attiviamo per rendere credibile a noi stessi ciò che normalmente non lo sarebbe.[/p][p]Quindi quello che intendo è il giocatore deve avere l’umiltà di accettare ciò che gli viene proposto dall’ambientazione e dal gioco degli altri, secondo un processo di fiducia.
--- Termina citazione ---
Sono d’accordo con te: non bisogna giocare sempre se stessi. Tra l’altro, sai che palle, già lo fai tutti i giorni!
Una delle cose belle del gioco è anche immergersi in un’altra personalità, interpretare qualcuno lontanissimo da te.
Però questa personalità deve essere in qualche modo comprensibile e credibile per te. Non basta fare finta, bisogna crederci noi per primi che quella è una personalità plausibile.
Per arrivare a questa comprensione l’autore del gioco mi fornisce una descrizione del personaggio. Questa sarà più o meno esaustiva ma non potrà mai trasmettermi completamente e univocamente una certa personalità umana. Ci saranno sempre margini di interpretazione soggettiva (non potrebbe essere altrimenti) e la scrittura di un gioco non può non tenerne conto.
Per finire: continuo a pensare che, giocando un po’ insieme, daremmo vita a discussioni molto più proficue :D
Nel frattempo ringrazio comunque Andrea, per l’attenzione.
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