Il gruppo di cacciatori, armati e all'erta, si sta inerpicando sul sentiero che conduce alla grotta. Il loro capo, Sven, li guida con semplici gesti, evitando di parlare per non segnalare la loro presenza.
Sven è furioso, il suo onore è legato a questa impresa, la più grande di tutta la sua gloriosa carriera, e non saranno un vecchio superstizioso o quelle due strane femmine con le corna a fermarlo! Potranno anche aver terrorizzato i portatori con la loro magia e le loro illusioni, ma non lui ed i suoi uomini!
Diamante è più in alto, nascosta fra i cespugli. Dietro di lei, l'ingresso della grotta. L'antro del Drago che non deve venire svegliato. Solo la sua prontezza di riflessi ha salvato lei e Geli poco tempo prima, quando imprudentemente la sua amica aveva rischiato di svegliare la bestia che dormiva da secoli.
Fino ad ora hanno cercato di spaventare quegli uomini, ma non è bastato.. Non le hanno obbedito, non sono tornati indietro. Ora ne subiranno le conseguenze.
Silenziosa, incocca l'arco che portava a tracolla, un arco più grande di lei. Tende la corda e prende bene la mira. Un attimo dopo, Sven emette un gemito, guardando la freccia che gli ha appena trafitto il cuore. Quando cade a terra è già morto.
Gli altri fuggono a quel punto, ma è troppo tardi. Ormai conoscono il sentiero. Implacabile, Diamante li abbatte tutti, uno dopo l'altro. Nessuno sveglierà il drago, gli abitanti delle vallate sottostanti sono salvi.
Il vecchio Guardiano della grotta le corre incontro, per quanto possa correre alla sua veneranda età e con il suo fisico minuto, e, per la gioia, prende in braccio Diamante e la abbraccia, mettendola poi a cavalcioni sul suo collo e portandola in trionfo.Sì, perchè Diamante è lei:

E ha 7 anni, proprio come la bambina che la sta giocando.
E' la figlia di una delle altre giocatrici. Le ultime volte ha assistito alle partite seduta in braccio a sua madre, tirando i dadi, e in generale facendo il tifo. Sapevo (da sua madre) che le sarebbe piaciuto giocare, così le ho proposto di giocare una Trollbabe anche lei.
Mi dicono che abbia parlato con anticipazione del fatto che avrebbe giocato per tutta la settimana, poi quando è stato il momento di fare il personaggio era un po' intimidita. Ha comunque scelto tutto lei, età, numero (6), forma e dimensioni delle corna, oggetto umano (una bambola) e oggetto troll (una spada) etc, e il disegno è stato fatto (da una terza giocatrice) seguendo le sue indicazioni. Quella è proprio Diamante come la immaginava lei.
In gioco? In gioco è stata bravissima, e anch'io mi sono reso conto che vederla spalancare gli occhi quando le descrivevo una grotta, un drago addormentato, etc. mi spingeva a descrivere le cose con più cura e attenzione, con molti più dettagli e più vividi. Al confronto, mi sono reso conto di quanto troppo spesso ormai faccia descrizioni blande e banali, con i giocatori che non vedono l'ora di passare all'azione.
Quindi? Quindi dopo questa esperienza direi che non solo una bambina di 7 anni (almeno, una allevata a libri e storie) può benissimo giocare a Trollbabe, ma che averla in gioco migliora pure il gioco del GM...
Con qualche attenzione, però. Avevo letto tempo fa questo thread su the Forge (che fa riferimento alla prima edizione USA di Trollbabe, più complicata e macchinosa):
http://www.indie-rpgs.com/forge/index.php?topic=29084.15In cui una partita con una bambina più grande (9 anni) era iniziata bene ma finita male, e non volevo finisse così. Quindi ho fatto tesoro dei motivi per cui in quel thread Ron dice che Trollbabe non è un gioco adatto ai bambini, e li ho corretti.
- Narrare i fallimenti:
"Making failures heroic – and thereby enhancing and deepening heroism – is a developed skill in authorship, and I can understand that any number of people have no intention of doing so, and that a child in particular simply didn’t come to any game-situation with that in mind"
Per fortuna la bambina è "tutta sua madre", nel senso che ha ereditato una fortuna spaventosa con i dadi (nell'avventura in questione ha fatto tutto lei, sbaragliato tutti lei, ha salvato due volte la Trollbabe della madre e ha deciso lei come voleva risolvere la questione), quindi non ci sono stati momenti critici nel gioco. Ma prima di giocare mi ero messo d'accordo con la madre che per evitare narrazioni auto-umilianti (che vedo molto spesso anche con giocatori adulti alle demo), fosse lei stessa a dirle "forse uno dei suoi uomini si è messo in mezzo e hai colpito lui" o a darle altre idee (o una successione di idee, se la prima non la convinceva) che mantenesse l'eroismo del personaggio.
Per maggiore sicurezza poi hanno giocato insieme la stessa avventura, per permettere alla madre eventualmente di aiutarla "in character"
Cosa avrei fatto se nonostante tutto avesse perso un conflitto che comportava la sua cattura o effetti gravi? Non lo so, ma credo avrei cercato di evitare la cosa suggerendo conflitti che non comportassero sconfitte simili e spingendo per abbandonare i conflitti in cui rimaneva ferita. E se proprio alla fine capirava, avrei fatto l'unica vera violazione alle regole e avrei fatto una narrazione "non ostile".
Per esempio, la settimana prima (quando si limitava a tirare i dadi in braccio alla madre) c'è stato un conflitto in cui la Trollbabe voleva "evitare che lo spettro risucchiasse la vita del bambino" (la classica vittima sacrificale) e la trollbabe, con i dadi tirati dalla figlia, ha perso.
Se avessi saputo prima che la bambina sarebbe rimasta a guardare non avrei messo nell'avventura un bambino in pericolo. Nei miei piani quella scena metteva in gioco la sua stessa vita, lo spettro uccideva le vittime sacrificali.
Cosa ho fatto? Ho pensato in fretta a come era stato enunciato l'obiettivo: non era detto da nessuna parte che il bambino doveva morire subito, quindi l'ho descritto come indebolito e stanco, ma ancora vivo, e che il rito non era ancora finito...
- Una cosa importante: lei era l'unica nel gruppo che non avesse già giocato a Trollbabe almeno una dozzina di volte. Così non ho dovuto spiegare contemporaneamente le regole a lei e ad altri.
- Dichiarare conflitti: invece di stare a spiegare la regola, ho semplicemente interpretato ogni dichiarazione esplicita di conflitto nella fiction ("li ammazzo") come un conflitto dichiarato da lei, e nei casi dubbi li ho dichiarati io (oltre a quelli che avrei dichiarato comunque qualunque cosa facesse)
- Descrivere le vittorie: con giocatrici e giocatori adulti ho relativamente spesso problemi con loro che non dicono fino in fondo cosa vogliono fare (reminiscenze di quando "non dovevano dare al GM troppe informazioni, poi le usa per fregarli", immagino), e finisce con "ma io volevo fare così..." "perchè non l'hai detto prima? Ok, allora cambio la narrazione.." .etc etc ".
Temevo con lei fosse peggio, e invece è stato facilissimo. Non ha ancora imparato a fare la faccia da poker, si capiva benissimo sia cosa voleva fare in conflitto, sia quando una narrazione di vittoria la esaltava o meno.
- Inefficienza in combattimento: a volte giocatori adulti, non comprendendo le limitazioni della magia nel gioco, prendono numeri troppo bassi e poi invece di agire da lontano con incantesimi si buttano in ogni mischia, buscandole di santa ragione in maniera ben poco eroica. Qui siamo stati proattivi, le abbiamo consigliato da subito un numero sopra al 5.
- Relazioni: non ha preso nessuna relazione, ma nel caso avesse dimostrato attaccamento a qualche personaggio nella fiction le avrei chiesto se voleva che diventasse suo amico (o in qualunque caso avrei seguito gli eventi di gioco).
In generale, ho evitato di stare a spiegare tante regole e ho semplicemente chiesto, in termini di fiction, cosa voleva fare.
Due cose temevo fossero problemi e invece non lo sono stati:
- La complessità delle regole: Trollbabe è un gioco molto semplice, ma temevo che comunque fosse troppo complesso rispetto a leggere un libro. Invece ha subito afferrato il concetto e non ha avuto problemi di quel tipo.
- La violenza: sia io che le giocatrici ci siamo andate piano, ho creato un avventura risolvibile parlando, senza morti ammazzati già all'inizio o toni troppo horror: un drago addormentato, un cacciatore che lo vuole uccidere, un custode che vuole proteggerlo. E anche la madre ha controllato la sua natura (di solito sanguinaria) usando metodi non violenti, convincimenti, illusioni, etc per tutta l'avventura.
E nella scena che ho descritto, la bambina salta su, senza preavviso, e dice "li ammazzo tutti!" . Io la guardo esterrefatto e le chiedo "ehm... cos'è esattamente che vuoi fare?". "li ammazzo tutti con il mio arco".
Come ho detto, tutta sua madre...