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[Slow Down]Giocare un gay o un pg dell'altro sesso

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Moreno Roncucci:

--- Citazione da: Patrick - 2012-05-27 20:50:55 ---Leggo in diverse vostre risposte (Moreno, Danilo e non solo) che "non sapreste come giocare il rapporto di un uomo con il suo amato". Vorrei capire meglio una cosa: secondo voi c'è davvero un diverso modo di amarsi tra omosessuali ed eterosessuali? Il corteggiamento è diverso?
--- Termina citazione ---

Ovvio che sì.

Esempio pratico (actual play): la mia ultima relazione stabile è nata da un incontro in discoteca, 3 ore a chiacchierare, invito a cena, passeggiata sotto i portici, etc.
Ora, io come tutti ho problemi a gestire il "rito" del corteggiamento perchè, come capita a tutti, si sono scordati di darmi il manuale di istruzioni alla nascita. Quindi si va a tentativi più meno maldestri, errori, e sbagliando si impara (e quando hai imparato un minimo muori di vecchiaia, ma questo è un altro discorso..). Ma comunque c'è tutta una marea di esempi e di modelli culturali a cui appoggiarsi, per non partire proprio da zero. Da quello che vedi fare agli altri a quello che vedi al cinema (che ti racconta un sacco di frottole sull'argomento, ma anche questo è un altro discorso)

Ora, escludiamo il caso in cui fossi già immerso in un ambiente che mi avesse dato modelli analoghi e un contesto analogo per relazioni omosessuali (cioè, in pratica, escludiamo che io fossi in un posto e in una situazione tale per cui sia "normale" approcciare nella stessa maniera un uomo), e che, nello stesso posto e nella stessa situazione, avessi invitato a cena un uomo mai visto prima (lasciamo stare anche l'improbabilità del fatto che rimanesse 3 ore a parlare con me)...  sarebbe stata la stessa identica cosa? Con il 90% di probabilità (credo, non sono aggiornato sulle statistiche) che sia eterosessuale e un buon 50% che sia omofobo, magari violento? Avrei potuto utilizzare gli stessi identici modelli culturali che avrei potuto usare su una donna?

Non raccontiamoci frottole politicamente corrette, sù...  la nostra vita è immersa fino al midollo in una marea di modelli, convenzioni, rituali e aspettative che non si piallano completamente solo perchè lo diciamo noi...

Ma la cosa buffa è che io non parlavo assolutamente di questo. Era un altro discorso.

Io ho detto "unsafe", non "impossibile".  Sono concetti diversi.

Dairon:
Sto pensando una cosa semplice, forse banale ma che non credo sia saltata fuori: in pratica è quasi come se tutto questo (insicurezza in real life, mancanza di "stilemi di riferimento") risulti quasi nel dover rispettare questa presunta "diversità" da sé stessi in un unico modo, non giocandola.

Ma.... beh, io non penso di essere irrispettoso verso le sofferenze colonialiste giocando una "nativa" presa a calci in bocca a Dog Eat Dog. Neanche se non ho studiato molto tale argomento storico-sociale prima. Penso comunque possa essere utile anche in senso di "provare qualcosa che è storicamente successo", alla larga (non sto dicendo DED sia una buona approssimazione dell'esperienza reale, per carità... ma credo possa farti immedesimare un po').
E peraltro intepretare Wagaya è cento volte più reale e vicino a me che giocare un cazzo di druido elfo o qualunque altra cosa fantastica abbia mai giocato in vita mia. E mi faccio problemi per giocare un possibile collega d'ufficio gay piuttosto che un Cavaliere di polaris?

Forse, e dico forse, dovremmo farci meno problemi di "rispetto e studio della diversità" per giocare le cose. Forse, non so, ci sto riflettendo.

Matteo Stendardi Turini:
Non volevo rispondere, perché questo è un argomento che, al di fuori del gioco, mi interessa molto a livello personale, quindi temevo di strabordare senza volerlo.
 
 Ho finito per scrivere una Bibbia di 8'500 caratteri. Scusatemi.
 
 
--- Citazione da: Moreno Roncucci - 2012-05-27 21:38:56 ---
--- Citazione da: Patrick - 2012-05-27 20:50:55 ---Leggo in diverse vostre risposte (Moreno, Danilo e non solo) che "non sapreste come giocare il rapporto di un uomo con il suo amato". Vorrei capire meglio una cosa: secondo voi c'è davvero un diverso modo di amarsi tra omosessuali ed eterosessuali? Il corteggiamento è diverso?
--- Termina citazione ---

Ovvio che sì.
--- Termina citazione ---

 Ovvio che no.


--- Citazione ---Esempio pratico (actual play): la mia ultima relazione stabile è nata da un incontro in discoteca, 3 ore a chiacchierare, invito a cena, passeggiata sotto i portici, etc.
Ora, io come tutti ho problemi a gestire il "rito" del corteggiamento perchè, come capita a tutti, si sono scordati di darmi il manuale di istruzioni alla nascita. Quindi si va a tentativi più meno maldestri, errori, e sbagliando si impara (e quando hai imparato un minimo muori di vecchiaia, ma questo è un altro discorso..). Ma comunque c'è tutta una marea di esempi e di modelli culturali a cui appoggiarsi, per non partire proprio da zero. Da quello che vedi fare agli altri a quello che vedi al cinema (che ti racconta un sacco di frottole sull'argomento, ma anche questo è un altro discorso)

Ora, escludiamo il caso in cui fossi già immerso in un ambiente che mi avesse dato modelli analoghi e un contesto analogo per relazioni omosessuali (cioè, in pratica, escludiamo che io fossi in un posto e in una situazione tale per cui sia "normale" approcciare nella stessa maniera un uomo), e che, nello stesso posto e nella stessa situazione, avessi invitato a cena un uomo mai visto prima (lasciamo stare anche l'improbabilità del fatto che rimanesse 3 ore a parlare con me)...  sarebbe stata la stessa identica cosa? Con il 90% di probabilità (credo, non sono aggiornato sulle statistiche) che sia eterosessuale e un buon 50% che sia omofobo, magari violento? Avrei potuto utilizzare gli stessi identici modelli culturali che avrei potuto usare su una donna?

Non raccontiamoci frottole politicamente corrette, sù...  la nostra vita è immersa fino al midollo in una marea di modelli, convenzioni, rituali e aspettative che non si piallano completamente solo perchè lo diciamo noi...
--- Termina citazione ---

 Moreno, nella parte sottolineata escludi per il caso dell'omosessualità ciò che invece includi (dando per scontato) per il caso dell'eterosessualità, ossia un contesto che chiarisca la situazione.
 Tu hai potuto approcciare ballando quella ragazza, e poi parlarci per 3 ore, invitarla a cena e a passeggio, perché era chiaro dal contesto che entrambi eravate alla ricerca di una relazione eterosessuale.
 Traslando la cosa in un contesto in cui sia chiaro che entrambe le persone siano alla ricerca di una relazione omosessuale, che cosa cambierebbe, dal punto di vista del rapporto? Niente.
 
 Sarà che sono di Lucca, e la Versilia è famosa per le sue nottate lgbt-friendly, ma posso assicurarti che andando, chessò, al "MamaMia" è tutt'altro che impossibile travare, ballando, qualcuno del tuo stesso sesso a cui sei interessato, chiacchierarci per 3 ore, invitarlo a a cena e poi a fare una passeggiata in centro.
 
 Non cambia nulla.
 
 E di lì in avanti? Le uscite, le sorprese, le delusioni, le discussioni, le serate, gli aperitivi, i risvegli, le telefonate, le cene... Cambia qualcosa?
 
 No.
 
 Certo, sempre dando per scontato che ci sia il contesto giusto, così come per il caso dell'eterosessualità. Se vai a un aperitivo di Forza Nuova braccio nel braccio al tuo ragazzo, ovvio che cambia qualcosa, perché quello è un contesto in cui l'omosessualità è mal vista e l'eterosessualità no.
 Ma se vai braccio nel braccio col tuo ragazzo a un aperitivo di Mani Tese, in cui è chiaro dal contesto che non ci sono discriminazioni, in che cosa siete diversi da una coppia eterosessuale?
 
 -
 
 Considerazione generale: tante volte sento parlare di omosessualità come se le persone omosessuali vivessero in una città separata da quella degli eterosessuali, con le proprie usanze e la propria morale e la proprie regole sociali, o come se esistesse una "mentalità unica dell'omsessuale", e non come se queste persone fossero la dottoressa che ti cura la dermatite, il meccanico che ti sistema l'automobile o il/la compagno/a di giochi che abbracci alle convention.
 
 La mia personalissima idea è che ci si facciano troppe pare sull'argomento (parlo in relazione ai giochi di ruolo, ovviamente).
 Da una parte però è simpatico notare come una motivazione del timore nel giocare una persona omosessuale sia la paura di essere giudicati dai compagni di gioco; simpatico, perché in piccolo rende in qualche modo l'idea della situazione in cui si trovano moltissimi adolescenti omosessuali.
 
 (Peraltro: è così tremendo essere considerati "froci" dai propri compagni di gioco? Al punto da non giocare un personaggio omosessuale per paura del loro giudizio? Diamine, mica si è accusati di omicidio e violenza su minore.)
 
 -
 
 Per far sì che questo post non venga pattumierato per ot, aggiungo un po' di esperienze personali.
 
 Ho giocato di tutto: donne, intersex, trans, uomini, di qualsiasi genere e orientamento.
 Concordo con Moreno quando dice che probabilmente non ha mai giocato una "donna vera". Nemmeno io, penso.
 Ma non credo neppure di aver mai giocato un "uomo vero", o "una persona trans vera"; ogni volta che gioco, il personaggio riflette qualcosa che mi interessa vedere calato in quella specifica ambientazione, in quella specifica situazione, con quello specifico gruppo, giocando a quello specifico gioco.
 
 Non ricordo se nessuna donna che io abbia mai giocato abbia avuto il ciclo, ma del resto nemmeno ricordo se ho mai descritto un mio pg mentre andava al bagno. Può darsi: se aveva senso nella scena, o per un qualsiasi motivo era importante, l'ho descritto. Non ricordo nemmeno di aver mai giocato una donna incinta, se è per questo. Ho giocato una madre, una volta, e un padre un'altra. (Non ricordo nemmeno di aver mai visto una donna giocarsi il ciclo del proprio personaggio, peraltro.)
 In nessuna di queste situazioni mi sono mai posto il problema di essere giudicato per come interpretavo il personaggio, donna, trans, uomo o altro. Per usare le parole di Larry Niven: "There is a technical term for someone who confuses the opinions of a character in a book with those of the author. That term is idiot."
 
 Ho giocato una volta in Apocalypse World Vega, una donna fortificatrice dura, brutale, e pure lesbica. Significa qualcosa su che cosa pensi io delle donne, delle interazioni umane, o dell'omosessualità? No. E questo si collega anche a un'altra considerazione che vorrei fare.
 
 -
 
 Giocare un personaggio omosessuale non significa necessariamente giocare per esplorare tematiche legate all'omosessualità.
 Alla INC ho iniziato, con Enrico, Marco e Mario, una partita a Perfect in cui il mio personaggio è omosessuale. Ora, quel gioco è basato sull'idea che i personaggi sono dei ribelli in un mondo vittoriano steam-punk in cui tutto è regolato da una forte moralità unica dominante e l'omosessualità è censurata.
 Ovviamente, giocare un personaggio omosessuale qui porterà a esplorare temi come la repressione, la vergogna, il distacco dai conoscenti, eccetera. E va benissimo, il gioco è fatto per quello.
 
 Dall'altra parte, Vega. Giocavamo ad Apocalypse World, ce ne fregava qualcosa del fatto che Vega fosse lesbica? No. Dato acquisito (peraltro durante il gioco, nemmeno ci avevo pensato prima), e amen.
 Sono uscite, nella giocata, domande come: "Chi è più simile a tua madre, fra questa tua amante e quest'altra?", ma se fosse stata eterosessuale la domanda sarebbe diventata: "Chi è più simile a tuo padre, fra questo tuo amante e quest'altro?", e chiusa lì.
 
 Quello che voglio dire è: a volte creare un personaggio omosessuale significa voler focalizzare il gioco su tematiche legate all'omosessualità, come lo stigma sociale, o il disgusto imposto per se stessi.
 A volte creare un personaggio omosessuale è un elemento di colore.
 
 Provate, a meno che non sia una giocata del primo tipo, a creare un personaggio omosessuale; giocatelo come se fosse eterosessuale, e poi fatelo andare a letto con una persona del suo sesso anziché di quello opposto.
 
 Poi fatemi sapere se la differenza fosse davvero tanto marcata.
 

jackvice:
Inizio la mia risposta dicendo che la partita di Kagematsu che Patrick ha preso in causa è stata una partita alla quale pure io ho partecipato. Sono contento che ti sia piaciuta (anche perchè era la mia seconda partita e l'ho "facilitata"facendo peraltro diversi errori :P) ^^ Ma andiamo al sodo...

Sono d'accordo col Turini (ormai è il Turini XD) sul fatto dell'assenza di differenze tra una relazione etero o homo. Conosco sulla rete delle persone con le quali non condivido vita quotidiana, ma con le quali parlo spesso e vengo a conoscenza di svariate situazioni anche molto private. Persone che parlano e dicono cose perchè tanto "non mi conosce, non sa chi sono, non c'è pericolo". Diciamo che, per quanto non ci sia "contatto umano" con queste persone, vengo a sapere una marea di cose a loro molto care e/o molto personali che non hanno detto nemmeno alla loro madre, per esempio. Ecco, alcune di queste sono omosessuali.
Vorrei specificare che screditare queste cose dicendo "ma le chat non è parlarsi di persona, non è vera esperienza" è una gran balla. Se uno è sincero e non inventa bugie, è tanto quanto parlare di persona (anzi, la gente si apre più facilmente a te e dice le cose con più facilità, senza la barriera della vergogna di fronte, grazie all'anonimato). Metto le mani avanti, non si sa mai :P

Io non ho mai voluto avere pregiudizi nei confronti delle persone, anche se spesso (e qui sono ipocrita) usavo termini che servivano a dimostrare la mia conformità ("frocio" era un'offesa diffusa). Ma parlo delle medie e delle superiori; oggi riconosco che, sentendo alcune situazioni di vita vissuta da omosessuali da queste chat di rete, posso dire che non c'è alcuna differenza. E non sto parlando per ipotesi o teorie. Non sono né più né meno sensibili di noi, vivono come noi e tra di noi, e si rapportano con noi come tutti gli altri. E vi ricordo che il vero gay (non lo dico io, me l'ha detto un  mio amico omosessuale), non è quello che parla con la vocina e veste la giacchettina di Prada con i brillanti (quello che chiamiamo checca insomma): un gay è "vero" se non riconosci per nulla la sua omosessualità così, di primo acchito. Perchè appunto, la differenza non sta nell'atteggiamento o nel vestito (ripeto, non sono parole mie), ma semplicemente nell'essere attratti dallo stesso sesso. Punto. (certo, per i travestiti e per gente come Luxuria non si può certo dire di non distinguerli dalle donne a prima vista, ma quelli non sono gay, sono donne dentro il corpo di uomini).

Ora, al di la di questo, non sono d'accordo con Patrick. Perchè in una società ottusa come la nostra, anche con amici intimi, giocare l'omosessualità maschile è decisamente più difficile che giocare una donna, con tutta la buona volontà che un uomo ci mette. Certo può essere imbarazzante giocare una ragazza (cosa che io non ho trovato affatto invece), ma non è così "toccante" come giocare un personaggio del proprio sesso. E' quindi vero che, in fin dei conti, quando si gioca qualcuno del sesso opposto, ci si veste di un costume troppo poco vicino alla propria identità. Vi siete mai travestiti a feste mascherate da donna? E da gay (da stereotipo dell' omosessuale)? penso che questo dia forza alla mia affermazione quanto basti.
A me piace, ed è piacuto tantissimo giocare la donna nelle partite di Kagematsu, perchè anche se magari cado nel banale, cerco di esprimere alcune parti che non posso normalmente esprimere, perchè di natura sono uomo. Questo da sfogo a quel poco che so delle donne, e mi permette di capirle meglio, perchè sono delle creature stupende e vanno comprese :) Anzi, forse mi permette di far vedere loro quello che conosco della femminilità, così da avere un riscontro poi sulla mia maturità di persona. Perchè in fondo in fondo, se si vuole capire le persone diverse da se stessi per qualsiasi motivo (che sia sesso, razza, età ecc), non bisogna solo tollerarle, ma bisogna anche vivere la loro condizione.

Ma lo stereotipo dell'uomo virile e muscoloso sulla sua supercar che fa salire la donnina tutta forme nella macchina sollevandola da terra è diventato uno strumento così forte e oppressivo che persino con un amico riesce molto difficile esprimere questi sentimenti, figurarsi davanti a degli sconosciuti, che potrebbero anche ferirti. Questo per quanto riguarda il "generale".

Personalmente invece con gente come Patrick giocherei a Ka-gay-matsu, perchè ormai ho una fiducia tale in lui che non mi da alcun fastidio ^^ Forse oserei farlo anche con degli sconosciuti (ma è tutto da vedere) visto appunto che ho delle conoscenze con delle persone "dell'altra sponda", che mi hanno fatto capire quanto alla fine le differenze stiano solo "in quale buco lo metti" (scusate la volgarità, ma rende XD). Resta sempre però che fare la donna o fare il gay in un gioco ha una differenza sentimentalmente abissale per me, e sicuramente il secondo lascerà segni più profondi nell'animo della prima.

Mr. Mario:

--- Citazione da: Matteo Turini - 2012-05-27 23:08:25 ---Traslando la cosa in un contesto in cui sia chiaro che entrambe le persone siano alla ricerca di una relazione omosessuale, che cosa cambierebbe, dal punto di vista del rapporto? Niente.
 
Sarà che sono di Lucca, e la Versilia è famosa per le sue nottate lgbt-friendly, ma posso assicurarti che andando, chessò, al "MamaMia" è tutt'altro che impossibile travare, ballando, qualcuno del tuo stesso sesso a cui sei interessato, chiacchierarci per 3 ore, invitarlo a a cena e poi a fare una passeggiata in centro.
--- Termina citazione ---

Su questo sono anche d'accordo, ma credo che allora gli omosessuali di Lucca vada di lusso.

Non c'è un limite ai contesti in cui si può assumere che le persone siano alla ricerca di una relazione eterosessuale. Posso flirtare con la barista, la segretaria, la benzinaia, la vicina di casa in ascensore, la ragazza che incontro in pullman e quella che incontro in discoteca.

Ma a parte la discoteca in una serata gay, in tutti gli altri contesti, un uomo che provi a flirtare con un altro uomo sa di esporsi ad una potenziale minaccia.

E la discoteca gay, o simili, è un opzione solo se essere visti in pubblico nel contesto di una situazione omosessuale è accettabile. E ci sono un sacco di situazioni che lo rendono inaccettabile. Se lo può permettere un politico? Un maestro di scuola? Un attore? Uno che ha una squadra di calcetto con qualche amico?

Il corteggiamento verso qualcuno che sospetti potrebbe essere omosessuale, ma non ne hai la certezza, è diverso? Altroché. Il gaydar si sviluppa come strumento di sopravvivenza, in molti casi.



--- Citazione ---Considerazione generale: tante volte sento parlare di omosessualità come se le persone omosessuali vivessero in una città separata da quella degli eterosessuali, con le proprie usanze e la propria morale e la proprie regole sociali, o come se esistesse una "mentalità unica dell'omosessuale", e non come se queste persone fossero la dottoressa che ti cura la dermatite, il meccanico che ti sistema l'automobile o il/la compagno/a di giochi che abbracci alle convention.
 
La mia personalissima idea è che ci si facciano troppe pare sull'argomento (parlo in relazione ai giochi di ruolo, ovviamente).
Da una parte però è simpatico notare come una motivazione del timore nel giocare una persona omosessuale sia la paura di essere giudicati dai compagni di gioco; simpatico, perché in piccolo rende in qualche modo l'idea della situazione in cui si trovano moltissimi adolescenti omosessuali.
 
(Peraltro: è così tremendo essere considerati "froci" dai propri compagni di gioco? Al punto da non giocare un personaggio omosessuale per paura del loro giudizio? Diamine, mica si è accusati di omicidio e violenza su minore.)
--- Termina citazione ---

I compagni di gioco di Tizio che ha paura di giocare un gay davanti a loro li conosce meglio Tizio di te. E' molto bello che per te la cosa non sia un problema, ma se di questa cosa Tizio ha paura, non è carino dirgli che non esiste. Perché Tizio potrebbe invece avere ragione. Potrebbe benissimo essere che i suoi amici, quello gay dichiarato che incontrano alle convention non lo abbracciano più, non vanno più da quel meccanico (e fanno battute tristi sui pistoni), non vanno più da quella dermatologa (e piuttosto si tengono l'herpes o quant'altro).


--- Citazione ---Quello che voglio dire è: a volte creare un personaggio omosessuale significa voler focalizzare il gioco su tematiche legate all'omosessualità, come lo stigma sociale, o il disgusto imposto per se stessi.
A volte creare un personaggio omosessuale è un elemento di colore.
 
Provate, a meno che non sia una giocata del primo tipo, a creare un personaggio omosessuale; giocatelo come se fosse eterosessuale, e poi fatelo andare a letto con una persona del suo sesso anziché di quello opposto.
 
Poi fatemi sapere se la differenza fosse davvero tanto marcata.
--- Termina citazione ---

Beh, l'esperimento si può fare, ma se una cosa è problematica, e non si affronta il problema, non è scontato che ci sia un risultato buono. Può essere che semplicemente ci si è raccontati una balla.

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