Gente Che Gioca > Gioco Concreto

Esporsi sentimentalmente durante una giocata

<< < (2/2)

Giulia Cursi:
Io credo che dipenda da tutti, se tutti in quella giocata sono disposti a mettere ingioco temi a loro cari allora si ha un risultato magnifico di condivisione di sentimenti ed emozioni. Purtroppo parlandone con Simone ed altri mi sono resa conto che basta anche un solo giocatore che non voglia farlo (per riservatezza o scemaggine) e non si crea quell'atmosfera.

Fanmail a Mauro che quando fa' questi discorsi lo adoro!

Ciò che mi preoccupa di Kagaymastu è il gruppo che gestisco, sento di dover scegliere attentamente i partecipanti, soprattutto perché essendo temi difficili da gestire voglio che chi gioca si trovi a suo agio con gli altri giocatori. Io devo poter sapere di essere in mezzo a persone disposte a spingersi fin dove posso farlo io, altrimenti mi sento frenata a tirare fuori determinate parti di me e questo sega le gambe al gioco. Però questo lo penso anche di altri giochi; ciò non toglie che mi piacerebbe giocare con persone che conosco poco, ma ci sono altri che conosco da anni con cui so che non giocherei mai a un gioco in cui io punto a buttarmi anima e corpo.

Manuela Soriani:
Grazie per i pareri, ragazzi!
Ragionare su questi concetti di "dedizione al gioco" è molto importante per me.
Creare la giusta "chimica" in una partita è un concetto che mi affascina da sempre (e che vorrei applicare il più spesso possibile alle mie partite).

Io ho un giocatore che è totalmente impermeabile a qualcunque mio "bang".

Trovare il giocatore demotivato è una cosa che ammazza le partite (e che mette a disagio gli altri giocatori, soprattutto quando gli altri al tavolo fanno delle otttime performance, creando una struttura molto forte).
Vi faccio un esempio che mi è successo un mucchio di volte con un giocatore di Monster Hearts (io faccio l'MC).
Prima sessione:
Manuela: Dimmi "X"... com'è d'aspetto la persona che ti siede di fianco in classe?
Risposta di "X": non lo so. -.-
Manuela: "Dimmi com'è il paesaggio di fronte a casa tua"
Risposta di "X": "un giardino..." (ok, va bene, grazie, fin qui ci arrivavo da sola, visto che abiti in una villa! dimmi qualcosa di particolare, no??)

Seconda sessione:
Manuela: Dimmi, "X", come ti senti in questo momento? (il pg aveva "perduto" qualcosa di molto prezioso, qualcosa che rapresentava il suo potere)
Risposta di "X": direi spaventato e deluso.
A quel punto pongo di fronte a "X" diverse occasioni per confidarsi con qualcuno dei png "triangolari" (cioè i png che nel sistema di AW fanno triangolo con 2 pg).
Me ne vengono fuori 4-5 scene tutte uguali!!!!
>___________<

Con questo pg che sbatte i piedini per terra, e on fa NULLA per cercare di risolvere la situazione. Vi giuro, avrei ucciso il giocatore.
-.-

Appena ho avuto una mia mossa valida ho messo "l'oggetto" in mano a uno dei PNG più controversi.
Ma io dico...
Possibile che a questo giocatore non sia venuto in mente di controllare "guardando nell'abisso"????
Alla fine ho dovuto dirglielo io.
-.-

Vabbè...
Tutto questo per dire: si, Giulia, cerca persone che davvero vogliono provarlo.
I giochi che mettono in campo tanti sentimenti non rendono se giocati da persone che "aspettano la pappa pronta nel piatto", o che hanno paura a mostrare davvero "amore" per il proprio personaggio, rendendolo trimensionale mettendo qualcosa di loro.

Claudia Cangini:
Nel momento in cui scegli cosa contribuire durante una giocata fai una scelta importante: puoi metterci cose "generiche", magari tratte da opere di fiction che ci stanno bene, senza mai contribuire qualcosa di veramente tuo. Oppure puoi lasciarti andare, guardarti dentro e scoprire qual'è la cosa che vuoi dire veramente.
Per farlo devi sentirti a tuo agio con gli altri giocatori, accettato, accolto. Non capita sempre.


Io ho molti ricordi di giocate passate in cui censuravo da sola i miei contributi perché mi sembravano troppo melodrammatici o melensi o perché il clima al tavolo era "leggero" e caciarone e certe cose sarebbero state un prendere troppo sul serio il gioco.


Anche oggi, quando gioco con sconosciuti,  non parto subito in quarta ma aspetto di capire dove mi trovo prima di aprirmi. E' però possibilissimo che succeda che, nel corso della prima partita mai fatta insieme in vita mia, mi senta già abbastanza tranquilla da buttare alle ortiche ogni autocensura :)
Poi, quando sono io che vado a cercare certe persone per giocarci insieme è perché so o sospetto che potrei abbassare la guardia con loro.


Insomma, il gioco è una forma di comunicazione e insieme un'esperienza che si vive insieme, è inevitabile che possa diventare qualcosa che avvicina le persone. Proprio il fatto che tra di noi si giochi spesso insieme è una delle cose che fa sentire molti GenteCheGiocatori parte di un gruppo.

Navigazione

[0] Indice dei post

[*] Pagina precedente

Vai alla versione completa