Il discorso è complesso e tocca svariati argomenti che si sa essere forieri di flame inimmaginabili.
Oltretutto questi svariati argomenti toccano più di una disciplina e più di una teoria ludica.
Il Bleed è un concetto Jeepform.
Non c'è, ad esempio, nel Big Model e nemmeno nella teoria narrativista, dove si incoraggia il Play Passionately che però
non è un sinonimo di Bleed.
Il Play Passionately è una tecnica, uno strumento di gioco.
Il Bleed è un effetto, un risultato del gioco.
"Calarsi nel personaggio" e "Bleed" non sono sinonimi.
Presupponendo che io e te abbiamo in testa la stessa cosa parlando di "Calarsi nel personaggio" (ma secondo me, no...), il "Bleed" è quella situazione a causa della quale la botta emotiva causata da un evento di gioco
supera la barriera ludica e pervade la tua psiche di persona-giocatore, ossia, per renderla molto, ma molto banale, l'impatto psicologico dell'evento in fiction ha ripercussioni
reali sul tuo
es e il tuo
super-io (che sono termini della psicologia che puoi trovare un po' ovunque, in internet).
Cioè, per fare un esempio, il Bleed è quella cosa che ti fa avere un attacco di panico di quelli da ricovero al pronto soccorso, quando il tuo personaggio (e quindi "tu") è vittima di una crisi di claustrofobia. Cioè intendo che la tua sessione di GdR si conclude al pronto soccorso con una flebo di calmanti in vena.
Oppure, al contrario, tu, giocatore con una pesantissima aracnofobia, in un LIVE vieni buttato in una cascina piena di ragni e, causa Bleed,
non hai nessuna reazione a contatto con i ragni. Tu, persona vera, veramente aracnofibica a livelli da valium, tocchi le ragnatele e i ragni sulle tue mani e non dici nulla.
(questi due aneddoti mi sono stati raccontati da Castellani e sono successi veramente).
Cioè, non stiamo semplicemente parlando di "emozioni forti", ma di vere e proprie invasioni della personalità del giocatore.
Questo è pericolosissimo, perché vuole dire accettare, coscientemente o meno, di subire
traumi.
Cioè, equivale, ad esempio, a giocare ad un live fantasy con armi di acciaio affilato e tornare a casa senza un braccio.
Il Bleed esiste nel momento in cui il limite che identifica il "self" dall'alterità ludica, svanisce. "Self" e PG sono la stessa cosa. Ma non a livello estetico-poietico-viva-lo-sturm-und-drang-di-ruolo... intendo a livello psicologico, a livello del riconoscimento della propria persona.
La dimensione ludica, invece, che si identifica secondo me proprio nel framework di gioco come oggetto ontologico (a noi piace chiamarlo System), pone tra la fiction e il "Self" una oggettità (ente puramente oggettuale) inalienabile; ovvero tra "te" e "il tuo pg" c'è un oggetto puro funzionale che ti è necessario per creare quel rapporto tra "te" e "PG" che può diventare produttivo per la fiction.
Questo non è però un blocco all'immaginazione o all'immersione o all'interpretazione: ne è invece
strumento.
E' attraverso quell'oggettità, o meglio, attraverso il tuo diretto utilizzo ( = manipolazione e adoperamento) che puoi creare fiction e quindi creare un rapporto Self-Fiction. Ma rimane, proprio perché fondata a livello ontologico da un oggettità assoluta, un "gancio-in-mezzo-a-due-enti".
Dato che uno di questi due enti "agganciati" sei tu, aprire volontariamente la "testa" ad un ente esterno che può fare casino dentro al tuo equilibrio psicologico... mi pare esageratamente pericoloso.
Ribadisco, non sono chiacchiere... stiamo parlando di traumi. Di cose da cui per uscire, hai bisogno di un medico.
Nello specifico parlerà più puntualmente Iacopo.
Quello che invece avete definito come Breakout, nelle teorie che seguiamo si chiamano Lines and Veils e funzionano bene se vengono definite prima di iniziare a giocare. Cioè, una serie di argomenti "tabù" che siano chiari per tutti fin da subito.
Ricordati sempre che un GdR esiste, in primo luogo, per divertirsi.