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Il senso dei dadi ne "La mia vita col padrone"

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Mattia Bulgarelli:

--- Citazione ---[cite]Postato da: il mietitore[/cite][p]eh, però parlavamo di ambito sociale e carismatico.[/p]
--- Termina citazione ---

Ed il punto sta proprio lì... Perchè dovrebbe essere diverso? ^_^;

il mietitore:

--- Citazione ---[cite]Postato da: Korin Duval[/cite]
--- Citazione ---[cite]Postato da: il mietitore[/cite][p]eh, però parlavamo di ambito sociale e carismatico.[/p]
--- Termina citazione ---
[p]Ed il punto sta proprio lì... Perchè dovrebbe essere diverso? ^_^;[/p]
--- Termina citazione ---



--- Citazione ---[cite]Postato da: il mietitore[/cite][p]Perchè in un combattimento fisico non dipende dalla tua abilità nel parlare il saper vincere, ma dalle tue prestanze fisiche.
In un "combattimento sociale", chiamiamolo così, la cosa può dipendere dalle tue parole (che dovrai ben stare attento a far diventare quelle del tuo personaggio: con un intelligenza 2 su 10 sicuramente non faccio discorsi alla Socrate, ergo, mi comporto di conseguenza).[/p]
--- Termina citazione ---

Moreno Roncucci:
La questione alla fine è molto semplice: l'unica differenza fra un conflitto sociale e uno fisico, è che quando il dado dice che trafiggi l'avversario, nessuno ti chiede di alzarti dalla sedia e FARGLI VEDERE ESATTAMENTE COSA FAI, altrimenti non te la dà buona. Invece in molti conflitti sociali ci sono molti gruppi "tradizionali" che giocano così. Devi dire, in character, le parole esatte che dice il personaggio.

La cosa ha senso, in un ottica GAMISTA: "fammi vedere TU, giocatore, quanto sei convincente e affascinante! Fammi vedere quanto vali come giocatore!" Chi è più bravo convince, e gli altri rimangono indietro.

Fino a qui, tutto OK. Il problema è quando qualcuno (il GM, o parte del gruppo) vuole imporre quest'ottiga gamista in un gioco narrativista (come LMVcP) o simulazionista, arrivando a dire corbellerie come il fatto che "aiuterebbe a simulare" (in base alla fede per cui simulare sarebbe "parlare sempre in character")

Non si può essere servitori di due padroni. Se vuoi giocare il personaggio, la tua voce non deve essere più importante della sua. Se vuoi vedere chi è più bravo a parlare, non raccontare che lo fai per essere più fedele al personaggio...

Ezio:
Miet, non ti dico di giocare a Cani, ma ti dico di provare D&D4, poi torna, per favore, a dirmi che convincere la cameriera popputa a dartela non è assolutamente identico a sventrare un goblin con la tua katana katzuta +4.
Da una parte c'è una cameriera che non vuole dartela, e cercherai di convincerla a fare il contrario usando come "arma" la tua oratoria, dall'altra c'è un goblin che non vuole morire, e cercherai di convincerlo a fare il contrario usando come "arma"... la tua arma XD
A parte il "colore", cosa cambia?

E poi, scusa, se io sono muto, paradossalmente, non posso giocare un personaggio oratore e "sociale", mentre se sono tetraplegico posso giocare un guerriero possente? Non riesco a capirne il senso.
A livello di sistema che differenza dovrebbe esserci tra (cito a caso) Armi da Fuoco 5 e Persuasione 5, o fra Bonus di Attacco e Bonus di Abilità "Oratoria"? Non sono tutti punteggi che simulano qualcosa che io non ho? Non li uso tutti e due per far ottenere qualcosa al mio PG nel mondo virtuale del gioco?

Mauro:

--- Citazione ---[cite]Postato da: il mietitore[/cite]Perchè in un combattimento fisico non dipende dalla tua abilità nel parlare il saper vincere, ma dalle tue prestanze fisiche.
In un "combattimento sociale", chiamiamolo così, la cosa può dipendere dalle tue parole (che dovrai ben stare attento a far diventare quelle del tuo personaggio: con un intelligenza 2 su 10 sicuramente non faccio discorsi alla Socrate, ergo, mi comporto di conseguenza)
--- Termina citazione ---

Ma perché il sistema di risoluzione va bene nel fisico e non nel sociale? "Perché nel sociale posso usare le parole" mi pare lasciare il tempo che trova, a 'sto punto nel fisico posso usare il fisico: facciamo a braccio di ferro, ma se ho 2/10 di Forza non mi impegnerò al massimo. Ovvio che se tu hai il gomito strutturalmente debole (equivalento del sociale "sono timido") non mi vincerai mai.
Per quanto un giocatore in buona fede possa cercare di abbassare le proprie capacità sociali, si farà sempre influenzare dalla sua capacità dialettica, dal suo carisma, e di fronte a un giocatore timido o con poca capacità dialettica l'avrà sempre vinta (io conosco uno con cui l'unico modo perché vinca lui sarebbe dirgli "Hai ragione" senza che lui abbia detto nulla): inoltre, chi decide se il giocatore ha abbassato abbastanza le proprie capacità? Magari io gli dico "A questo punto Lancillotto avrebbe accettato l'innocenza del contadino!" e lui replica in totale buona fede "No, lo sto giocando esattamente come si comporterebbe!". Come si decide chi ha ragione? Far scegliere sempre al cavaliere di Lancillotto mi pare poco funzionale...
Inoltre, come fa la persona media (10-11 di Intelligenza, in D&D) a giocarsi un PG con Intelligenza 18? È impossibile; che senso ha chiedergli di farlo?
Ripropongo inoltre una domanda dal mio scorso messaggio: "L'esempio che fai su Lancillotto mi pare totalmente trasponibile in campo sociale: se invece che essere un combattimento fosse, per esempio, il tentativo del contadino di convincere Lancillotto della propria innocenza, non sarebbe applicabile? [...] perché la vittoria a parole in combattimento dovrebbe far rosicare il giocatore, la vittoria a parole nel sociale no? Il livello di arbitrarietà è lo stesso".



--- Citazione ---[cite]Postato da: il mietitore[/cite]Sarebbe molto difficile da giocare in ogni caso: sia che io debba giocarne il dialogo, oppure che tu lanci i dadi e debba poi giustificarne il successo giocandoti la cosa
--- Termina citazione ---

Potrei narrare, cosa che non richiede di esplicitare tutte le argomentazioni; inoltre, il caso senza dadi richiede che mi giochi un PG di cui non ho la metà delle capacità sociali/conoscenze e che nel farlo riesca a convincere un altro PG; il caso con i dadi, anche ammettendo la stessa difficoltà (e per i motivi detti non concordo), almeno toglie il fatto che il giocare una capacità che non ho debba convincere un altro di qualcosa. Se non ce l'ho, come potrò mai giocarmela in modo da convincere un altro?
Ho l'impressione che in un caso si cerchi di simulare cosa farebbe il personaggio indipendentemente da com'è il giocatore, nell'altro invece si chieda al giocatore di avere abbastanza abilità, cercando di diminurla o aumentarla (?) secondo non meglio precisati criteri, da vincere lui il confronto. Onestamente non riesco a capire perché questa differenza sui conflitti sociali, che di fatto vanno a risolversi sulle abilità dei giocatori invece che su quelle dei personaggi; mi parrebbe come risolvere una rissa tra due PG dicendo ai giocatori "Picchiatevi, il PG di chi rimane in piedi vince; Giocatore 1, il tuo PG ha poca forza, quindi picchialo piú piano" (senza ovviamente che nessuno possa quantificare se il "piú piano" messo in atto sia adatto)... del resto, la tua risposta si può benissimo parafrasare sul sociale: perché in un combattimento sociale non dipende dalla tua abilità fisica il saper vincere, ma dalle tue prestanze sociali.



--- Citazione ---[cite]Postato da: Ezio[/cite]E poi, scusa, se io sono muto, paradossalmente, non posso giocare un personaggio oratore e "sociale", mentre se sono tetraplegico posso giocare un guerriero possente? Non riesco a capirne il senso.
--- Termina citazione ---

Mi accodo in pieno: semplice ed efficiace, fa capire estremizzando quello che volevo dire con i miei esempi.

Aggiungo una domanda che mi sembra meccanicamente importante e rende a mio parere anche piú sensato giocare i conflitti sociali col sistema: In Martelli da Guerra, dove la Simpatia va da 1 a 100, anche ignorando che uno antipatico non può rendersi piú simpatico a comando, come rendo la differenza tra avere 32 e avere 33?

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